Voci della Grande Guerra

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1921, Cadorna vol II, pp. 89-118
Cadorna, Luigi
1921
La guerra alla fronte italiana fino all’arresto sulla linea della Piave e del Grappa: 24 maggio 1915-9 novembre 1917 vol. 2
123In quest’ordine di vedute io pregavo i comandanti delle due armate di preparare il futuro dispositivo di attacco sulla base di una cessione da parte della 2.a armata alla 3.a di 300 - 400 pezzi di medio calibro, ed inoltre del concorso di tutte le artiglierie dell’ala destra della 2.a armata, efficacemente impiegabili contro obbiettivi della 3.a
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124L’apparecchio offensivo doveva inoltre essere rinforzato da tutte quelle batterie di bombarde che, in più di quelle esistenti, potevano essere impiegate per il lavoro di distruzione contro le prime linee ed anche contro le seconde, batterie di bombarde da cedersi parimenti alla 3.a armata dalla 2.a, ove, per il momento, non erano più necessarie.
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125Riserbandomi poi di esaminare a parte il problema della forza, pregavo intanto il comandante della 3.a armata di prendere solleciti accordi col comandante della 2.a e di riferirmene, notificandomi altresì l’epoca in cui riteneva di essere in grado di effettuare l’azione così predisposta, che importava di affrettare.
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126Come risulta dalla precedente lettera, ancora il 26 agosto il Comando supremo aveva l’intenzione di riprendere le operazioni sul Carso appena le operazioni in corso per parte della 2.a armata avessero avuto termine, per potere, allora, spostare dalla 2.a alla 3.a armata una ingente quantità di artiglierie.
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127Se non che, fatto il calcolo delle munizioni consumate e di quelle che si sarebbero ancora consumate per ultimare le operazioni della 2.a armata, e considerando che l’operazione del Carso avrebbe richiesto un ingentissimo consumo di munizioni, vi si dovette per il momento rinunziare:
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128nuova conferma, se ce ne fosse bisogno, del fatto già altre volte sperimentato, che, in una guerra come questa, la strategia e la tattica sono subordinate alla disponibilità di munizioni.
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129È questa altresì, un’altra conferma del fatto che il Comando supremo non aveva nessun preconcetto sulla direzione verso cui dirigere le operazioni principali:
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130ma, fermo restando il concetto generale strategico di avanzare verso i grandi obbiettivi di Lubiana e di Trieste, ne subordinava l’esecuzione alle possibilità tattiche del momento e alla disponibilità delle munizioni:
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131il che è affatto contrario alle intenzioni che scrittori superficiali o malevoli hanno voluto attribuirgli.
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132Fu allora deciso l’attacco dell’anfiteatro goriziano, il quale, per la minore estensione della fronte di attacco, richiedeva minor consumo di munizioni, e che, in caso di riuscita, avrebbe poi facilitato, in un ulteriore periodo, sia l’avanzata della 2.a armata verso l’altopiano di Ternova, sia il proseguimento delle operazioni della 3.a armata sul Carso.
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133A tal fine, il 29 agosto emanai un ordine al Comando della 2.a armata (comunicato, per conoscenza, a quello della 3.a), avente per oggetto: «Direttive per il proseguimento delle operazioni» ed inteso a fissare le questioni più salienti e le direttive già da me impartite nello stesso giorno al comandante della 2.a armata nei colloqui avvenuti a Vipulzano:
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134scrivevo adunque che il consumo di forze e di munizioni incontrato durante l’offensiva, imponevano di ridurre il disegno operativo di quell’armata, essenzialmente per concretare i mezzi e indirizzare lo sforzo offensivo verso quegli obbiettivi la cui conquista potesse avere dirette favorevoli ripercussioni per l’azione della 3.a armata sull’altopiano carsico.
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135Conseguentemente occorreva:
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1361.° sospendere per il momento tutte le operazioni offensive, salvo quelle per le quali gli ordini fossero già stati emanati, e che trovassero giustificazione in utili rettifiche di carattere tattico;
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1372.° provvedere alla organizzazione ed al consolidamento delle posizioni raggiunte, sia nei riguardi della sistemazione fortificatoria, sia nei riguardi dello schieramento dell’artiglieria, sia finalmente nei riguardi delle necessità logistiche, essendo superfluo segnalare che era, questo, problema di importanza vitale da risolversi al più presto ed in modo perfetto;
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1383.° studiare e preparare un piano di attacco inteso a far cadere, operando da nord verso sud e da ovest verso est (designavo solo le direzioni capitali) tutto il blocco delle organizzazioni difensive nemiche dell’altopiano goriziano, compreso tra il margine meridionale dell’altopiano di Ternova, il Vippacco e il solco del fiume Liah (soglia di Vogersko) per preparare l’ulteriore avanzata della 3.a armata.
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139Includevo — come era ovvio — nel blocco anche il Monte San Gabriele e il Monte San Daniele e soggiungevo che, all’espugnazione dell’intero anfiteatro dovevano essere rivolte tutte le energie offensive dell’armata, alimentate da uno schieramento di artiglieria che fosse il più formidabile possibile.
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140Circa l’epoca, doveva esser fatto ogni sforzo per essere in grado di riprendere le azioni offensive alla metà di settembre.
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141L’attacco fu preparato rapidamente, ma con ogni cura.
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142Il Comando supremo intendeva sbarazzarsi ad ogni costo di quell’intoppo che rendeva più difficili le ulteriori operazioni offensive.