Taccuino di Caporetto : Diario di guerra e di prigionia (ottobre 1917-aprile 1918) Frase: #120
| Autore | Gadda, Carlo Emilio | 
|---|---|
| Professione Autore | Scrittore | 
| Editore | Garzanti | 
| Luogo | Milano | 
| Data | 1991 | 
| Genere Testuale | Diario | 
| Biblioteca | Biblioteca di Area Umanistica dell'Università di Siena | 
| N Pagine Tot | 149 | 
| N Pagine Pref | |
| N Pagine Txt | 149 | 
| Parti Gold | 13-131 | 
| Digitalizzato Orig | No | 
| Rilevanza | 2/3 | 
| Copyright | Sì | 
Contenuto
Intanto il generale Fochetti, uno dei due prigionieri, e Farisoglio, per l’interessamento di Bruno, e per esser io abbastanza amico di Tecchi (ufficiale d’ordinanza di Fochetti) avevano scelto me. —
Quando io seppi dell’elezione, lasciai il posto, a cui ancora non avevo acceduto, a Piazza.
Questi però, e giustamente, voleva rimaner solo ufficiale in cucina, per aver solo la responsabilità.
Ma Garbellotto, con poca delicatezza forse, appoggiato da raccomandazioni presso i tedeschi, non volle smuoversi.
Allora Piazza diede le dimissioni, e per l’interessamento di Bruno, l’amico di Cola che è all’ufficio, io ebbi l’incarico in unione a Garbellotto.
Confesso che il posto era da me grandemente desiderato, come lo sarebbe da quasi tutti perché è logico che l’ufficiale di cucina non soffre la fame:
in me essa era terribile, simile alla morte, peggiore della morte.