Taccuino di Caporetto : Diario di guerra e di prigionia (ottobre 1917-aprile 1918) Frase: #1520
| Autore | Gadda, Carlo Emilio | 
|---|---|
| Professione Autore | Scrittore | 
| Editore | Garzanti | 
| Luogo | Milano | 
| Data | 1991 | 
| Genere Testuale | Diario | 
| Biblioteca | Biblioteca di Area Umanistica dell'Università di Siena | 
| N Pagine Tot | 149 | 
| N Pagine Pref | |
| N Pagine Txt | 149 | 
| Parti Gold | 13-131 | 
| Digitalizzato Orig | No | 
| Rilevanza | 2/3 | 
| Copyright | Sì | 
Contenuto
Prima che partisse Raineri, verso le 11, De Candido, l’armaiolo cadorino della 3.a, cl. 95, un biondo farabuttoide ma buono e coraggioso, e il soldato Archetti Francesco di Siliano (isola del lago d’Iseo) vennero correndo in galleria, dopo poco che io avevo lasciato la 3.a Sezione e mentre conferivo con Cola sul collegamento da stabilire con la 2.a Sez.
Io che ero fuori della caverna esclamai:
«che c’è da correre, stupidi:» indignato credendo che così corressero per ripararsi dal bombardamento.
Invece i poveretti erano scossi dalla morte del loro compagno Zuppini Fedele (3.a Sezione). —
Li interrogammo;
entrambi recavano sulla giubba, specie in basso e dietro larghe chiazze di sangue e una spruzzata di materia bianca, che tosto riconoscemmo per cervello. —
Riferirono che mentre erano nel baracchino dei capi pezzo, e mentre il sergente Gandola distribuiva il tabacco (arrivato col caffè) una granata era esplosa in pieno all’altezza del loro viso fulminando il soldato Zuppini Fedele e ferendo Gandola.