Voci della Grande Guerra

Taccuino di Caporetto : Diario di guerra e di prigionia (ottobre 1917-aprile 1918) Frase: #121

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AutoreGadda, Carlo Emilio
Professione AutoreScrittore
EditoreGarzanti
LuogoMilano
Data1991
Genere TestualeDiario
BibliotecaBiblioteca di Area Umanistica dell'Università di Siena
N Pagine Tot149
N Pagine Pref
N Pagine Txt149
Parti Gold13-131
Digitalizzato OrigNo
Rilevanza2/3
Copyright

Contenuto

Quando io seppi dell’elezione, lasciai il posto, a cui ancora non avevo acceduto, a Piazza.

Questi però, e giustamente, voleva rimaner solo ufficiale in cucina, per aver solo la responsabilità.

Ma Garbellotto, con poca delicatezza forse, appoggiato da raccomandazioni presso i tedeschi, non volle smuoversi.

Allora Piazza diede le dimissioni, e per l’interessamento di Bruno, l’amico di Cola che è all’ufficio, io ebbi l’incarico in unione a Garbellotto.

Confesso che il posto era da me grandemente desiderato, come lo sarebbe da quasi tutti perché è logico che l’ufficiale di cucina non soffre la fame:

in me essa era terribile, simile alla morte, peggiore della morte.

L’idea di doverla patire ancora a lungo, le sofferenze passate e future, la mia vita che fu sempre così ricca di dolori, e di disinganni, così povera di fortuna, mi persuasero che il non accettare, almeno provvisoriamente, questa buona sorte era una follia.