Voci della Grande Guerra

Lettere al re: 1914-1918 Frase: #95

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Autore
Professione Autore
EditoreEditori riuniti
LuogoRoma
Data1973
Genere TestualeLettere
BibliotecaBiblioteca di Area Umanistica dell'Università di Siena
N Pagine Tot166
N Pagine Pref
N Pagine Txt166
Parti Gold[81-111] [64-80] [112-166]
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Il popolo è molto invilinito...

[ Arezzo, 5 gennaio 1918 ]

Pregiatissimo S.M. Il Re di italia

Le scrivo queste 2 righe tanto per avvisarlo che se non cavano quelli giovani soldati della crasse 1899 dal fronte che sono già pieni di tutti gli insetti povere creature strapparli dal seno dei suoi genitori e mandarli la al macello levano questi imboscati di queste città che fanno schifo vederli a spasso con le sue signore e si vergognano tenere quegli infelici di creature con questa orrenda stagione in trincea che morano dal freddo e dalla paura ci pensano bene e prendano una risoluzione alla svelta altrimente gli pioverà qualche disgrazia nel capo a lei e a tutto il suo seguito stiano attenti a queste poche parole e facciano quello che si dice perché il popolo è molto invilinito riguardo a questa parsialità un saluto di vero cuore

sono io che scrivo

La fine di Belisario:

Firenze, 10 gennaio 1918

Maestà,

sono ormai quasi tre anni che la guerra attuale flagella la gioventù e la popolazione.

Non voglio trattenermi a lungo, ma Voi, o Maestà, ben lo sapete che tutti ne sono stanchi e dalla bocca di tutti, non esce che la parola Pace.

Non interessa a Voi sapere chi sono io, ma solo avverto che se la guerra non avrà termine in pochi mesi, saranno tristissimi i destini d’Italia, e per quante misure, Voi, o Re, prendiate non saranno certamente capaci di trattenere un formidabile urto della popolazione ormai ben organizzata, e principalmente di qualche città Piemontese, Ligure, della Romagna, della Toscana ed altre.

Io, quale membro di una società, della quale Voi non importa sapere, e quasi traditore della medesima, ho voluto avvertire S.M. prima di vedere il bel suolo italico calpestato dal nemico, e la sconcordia tra la popolazione civile ed il militarismo.

È ormai ora di finirla d’illudere le persone colle buone parole.

Bisogna agire coi fatti.

Ricordati, o Maestà, della fine di Belisario:

Carlo De Orbeden

Soldati e popolo saremo un esercito solo

[ Torino ], 24 febbraio 1918

Ha ha ha caro vagabondo il lembo del sacro suolo se ne è già andato:...

però se ti dovessero domandare se lo sapevi non negherai perché ti ò ovvertito con lettera al cader del 17 avvertendoti che il 18 sarebbe stato tutto a danno tuo.

Ti rincresce vedere la bandiera nemica sventolare sul sacro lembo e se ti rincresce ora che ne dirai quando la vedrai sventolare nella tua bella Roma:

Ha ha ha e ti troverai piazzato dinanzi al muso caro lazzerone una lunga fila di cannoni di tutti i calibri come facesti tu tempo fa contro il popolo alquanto disagiato che non ti chiedeva che pane e lavoro.

Come ti avvertii per tuo bene sono ancora per ripetertelo, dimettiti già che sei ancora in tempo, è vero che soldati e popolo saremo un esercito solo ma per distruggerti te caro vagabondo.

Ancora un po’e poi sentirai che vittoria finale e che vittoria...:::

e noi fieri saremo quando ce ne ritorneremo alle nostre case contenti del nostro ottenuto cantando allegramento:

Abbasso il delinquente di casa Savoia...

Per tuo bene sei già avvertito

Tutto il popolo nel dispiacere

[ Torino, 13 marzo 1918 ]

Illmo Sire

non so comprendere come una persona a vostro pari si diverta a tenere tutto il popolo nel dispiacere.

Sono ormai tre anni che la bella Italia si trova in lutto e nel dolore, e tutto per causa vostra e degli assassini vostri seguaci.

L’Italia era bella grande e indipendente e voi l’avete rovinata, ed ora che avete fatto il male vi raccomandate a noi.

Ma tutto è inutile libera non tornerà più.

Tutto questo è avvenuto per il vostro egoismo, volevi venire imperatore e non resterete ne pure Re.

Reflettete bene sul fatto di caporetto, e se continueremo la guerra gli austriaci verranno fino a Roma.

Adunque perché non cessare questo immane conflitto, non vi sentite strizzare il quore pensando alle poveri madri che piangano i loro figli ed ai figli che piangano i loro padri.

Adesso mi parebbe l’ora di finirla, non vi basta di quelli che avete fatto macellare, volete andare avanti ancora, badate che poi una ripercussione non venga pure per voi.

Se volete continuare la guerra, mandate in trincea tutti quei carnefici che la vogliono e mandate a casa i nostri figli.

Adunque pensate bene a cosa fate ci avete portato nel lutto e nel dolore, i nostri figli moiano di palle e noi moriremo di dolore e di fame.

Non sta ai figli nostri a liberare la patria, ma sta a voi ed ai vostri seguaci che l’avete Rovinata.

Una Madre

Un altro Caporetto

[ Firenze, 8 aprile 1918 ]

Sire

sembra che la dura, ma ben meritata lezione di Caporetto non vi basti;

ne a Voi ne ai nostri uomini di governo, o meglio ai vostri e nostri padroni, e cercate di riceverne un altra ancora più dura e disastrosa;

sì, i signori di Montecitorio sono stati e sono i responsabili di tutto quanto è accaduto e starà per accadere;

essi col gettare l’Italia in guerra, solo per far piacere alla schifa Inghilterra, essi hanno ucciso l’Italia, essi che dovevano guidarla nelle vie del bene, l’hanno resa schiava, e serva indegna, ma il popolo si vendicherà, egli sfogherà tutta la sua giusta ira contro gli uomini di Governo e contro Voi, sì neppure Voi sarete risparmiato;

Voi che non volevate la guerra, ma che poi l’avete fatta e la fate perché avete paura dei vostri dominatori, e vi siete prestato a essere il loro burattino;

si;

che non è stato il popolo italiano che ha voluto la guerra, ma il governo, colla complicità di poche centinaia di migliaia di imbecilli;

(cifra troppo irrisoria di fronte a 36 milioni d’italiani) e hanno avuto la sfacciataggine di dire che il popolo italiano ha voluto la guerra;

no, no, non è assolutamente vero, sono tutte falsità e menzogne ch’essi hanno lanciato e lanciano ogni giorno per togliersi da dosso il putridume ch’essi hanno, ma il popolo ormai sa tutto, conosce i responsabili, e sa che sono essi e su di essi farà giustizia sommaria cominciando da Sonnino vero e principale assassino d’Italia;

sappiate che il nostro popolo soffre la fame, e tanti dolori morali l’opprimano, e tutti questi mali e questa fame la soffre per causa della guerra e vorreste che egli non si vendicasse.

Voi eri amato dal vostro popolo fino al 21 Maggio 1915 da quel giorno né appresso il popolo cominciò a odiarvi.

O non avete senno da comprendere che la vostra forza quantunque unita a altri non è sufficente a vincere i nemici:

Non Vi bastano ancora le prove della vostra inferiorità:

non avete ancora compreso che i vostri ministri sono tutti teste di rapa:

Non vi basta ancora il numero di giovani vite che avete sacrificato a un vostro capriccio, a un ideale folle e irrealizzabile:

Il sangue dei nostri cari figli e fratelli grida vendetta contro di voi e contro i manigoldi di Montecitorio;

ci vorrebbe sì che areoplani ci volassero sopra e gettassero tante bombe da ridurlo un cumulo di macerie (quando però ci sono tutti riuniti) che non uno si salvasse.

Nell’opinione generale è che un altro Caporetto sia per rinnovarsi perché i soldati non vogliono saperne più di guerra, e tu cosa pensi, re, travicello:

se si rinnova davvero un altro disastro, allora poi sarai costretto a andare a spasso davvero e qua domineranno i tedeschi;

almeno essi hanno dato prove luminose di essere persone assai più intelligenti di voi e dei vostri e nostri padroni.

Essi stupidamente insistono nella guerra per aggravare sempre più la situazione, predicano al popolo affamato e dolorante la resistenza;

perché:

perché lo schifoso Sonnino ci ha venduto all’Inghilterra, mani e piedi legati, sì egli ha voluto la guerra per fare il giuoco della superba e testarda Albione;

ma la guerra non fu e non è voluta dal popolo ne dai soldati e voi aveste l’abilità di trasformarvi in un atomo invisibile e volteggiare in aria e girar tanto è lunga la fronte e fuori della fronte e sentire ciò che dicono i vostri soldati di voi e della guerra e con che sentimenti s’accingono a quali mezzi fidano arrivare, voi inorridiresti;

e diresti, come vincere con tali sentimenti:

o cessiamo di far trucidare tante creature;

e invece a voi si fa credere che i soldati sono entusiasti della guerra e che vogliono vincere, oh:

E poi caro Re avete a fare i conti colle madri e colle spose di tanti infelici;

cosa vi serberà l’avvenire:

cose orrende.

Il programma del popolo d’Italia

[ Torino ], 23 giugno 1918

Eccoti, vagabondo, il programma del popolo d’Italia che appunto oggi sta giurando.

A te o popolo l’ora della tua liberazione sta per suonare, combatti all’interno e non al fronte:

uccidi ammazza regnanti e governanti senza pietà, vendica i fratelli tuoi assassinati per i capricci ambiziosi di due o tre stupidi qualunque.

Colpisci distruggi incendia e otterrai la vittoria la pace la tua liberazione, sta a te o popolo governarti senza dipendere da alcuna belva inumana e insaziabile di sangue innocente, se il tuo braccio non riesce milioni e milioni di uomini sono in tuo aiuto e sapranno liberarti dai vagabondi, dagli assassini, dagli aggressori che non sono che due o tre stupidi e vecchi imbecilli.

W la Russia W la rivoluzione.

Le faremo tutti i dispetti...

[ Besenzone (Piacenza), 2 agosto 1918 ]

Egregio Signore,

le scrivo queste righe per dirle che se non finirà la guerra vedrà che cosa le faremo, le taglieremo il collo, le faremo tutti i dispetti che potremo, lui alla camera ed alla sua famiglia.

E noi sorelle non abbiamo paura né di lui né dei carabinieri, né dei marescialli, di nessuno.

e deve mandare in Italia i miei fratelli.

riverisco

Sue

Copercini Livia, Argenta, Nerina,

siamo tutte sorelle

Besenzone P.cia di Piacenza

Bisogna finirla

[ Cremona, ottobre 1918 ]

Senti o re

o fa finire la guerra ovvero presto avrai la morte, non solo lei ma anche tutti i ministri della camera a Roma siamo stanchi bisogna finirla.

Farai la morte di tuo papà Re Umberto.

Sappiati regolare sei già avvisato