Voci della Grande Guerra

Lettere al re: 1914-1918 Frase: #82

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Professione Autore
EditoreEditori riuniti
LuogoRoma
Data1973
Genere TestualeLettere
BibliotecaBiblioteca di Area Umanistica dell'Università di Siena
N Pagine Tot166
N Pagine Pref
N Pagine Txt166
Parti Gold[81-111] [64-80] [112-166]
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Ce l’abbiamo con Saladria...

[ Napoli, 10 gennaio 1916 ]

Sua Maestà Vi prechiamo noi tutti i regni della popolazione che stiamo molte sdegnata che deve finire la guerra si no viene un guaio perché tutti i regni del popolo vogliamo i nostri figli e nostri mariti non vogliamo piú spargere sangue, che stiamo molto avilito spero che ci acorderete questo sentimento e spero che finise, altrimenti la finirà tutto il popolo del regno, poi se non la fate finire finirà con Saladria che in tutto il popolo ce l’abbiamo con Saladria di tutti i regni che lui ha chiamata la guerra e con lui la finiremo.

basta non mi prolunga piu buone indentitore poche parole vogliamo subito la pace avete capito:

Pace:

Pace:

Pace:

crazia sua Maestà

Puniamo i traditori dei popoli

[ New York, 14 gennaio 1916 ]

Maestà tanto per vostra norma vi avvertiamo che gli anarchici americani hanno giurato la morte di voi e del vostro collega Giorgio 5° se fra un mese non farete terminare il macello europeo (un anarchico).

Noi abbiamo riconosciuto che voi siete i colpevoli della durata della guerra ed allora faremo come fece il nostro collega Gaetano Bresci.

Puniamo i traditori dei popoli.

In guardia o signori regnanti.

Chi mi à insultato, a noi nessuno...

[ Milano, 18 gennaio 1916 ]

Sua Maestà Re D’Italia Mi scuserai se mi permettiamo di scriverli questo.

dopo tanto tempo di questo immane flagello non si può fare a meno di parlare.

Li preghiamo con tutto il cuore di rimediare a questi disordini.

Ci pare che è ora di finirla, guardi che tutti siamo stanchi di questo governo se pensate di farla finita bene, altrimenti guardi che siamo un buon numero, mi dispiace a dirlo ma sarà un disordine anche per le altre Nazzione.

Altro che dire nei giornali che in Germania tentano di fare la rivoluzione.

La faremo noi più presto che voi pensate.

Se i nostri soldati avessero un po’di libertà li assiguro che lasciarebbero il fronte subito.

Deve sapere che sono quasi tutti Padri di famiglia che anno altro che pensare alla guerra anno i loro interessi, Moglie e figli da pensare e una vergogna a vedere tutte le famiglie desolate non vi dice niente la vostra coscienza, anche non ci fosse un Dio, ma l’umanità stessa:

Tempi fa dicevano che non vi erano civiltà ora che punto siamo:

peggio delle Bestie, chi mi à insultato, a noi nessuno, è tutta ambizione di voi Regnanti, o pure che sia per uccidere un poco di carne umana, perché siamo troppi come si sente dire.

E perché questo:

devono andare al macello tutti.

Li raccomandiamo Sua Maestà di accomodare più presto possibile prima che succede qualche disordine.

E poi è una cosa giusta a vedere in trincea uomini, del 82 al 95 tutti insieme sono quasi suoi Padri.

Come nelle Caserme nei depositi si trovano fior di Giovani, e al fronte invece degli uomini vechi, o per mezzo di raccomandazione o per ingiustizia, intanto loro non vanno al fronte, sarebbe meglio un po’di giustizia.

In somma in poche parole è ora di finirla creda pure se potessimo vendicarsi con chi:

Sapia regolarsi che siamo stati troppo gentili a vertirlo.

Mi scuserai del mio mal scritto.

E cos’è sta censura che non si può ne scrivere ne stampare niente.

Fate proprio come volete voi, sembra che noi siamo tanta gente stupidi.

Sarebbe meglio che finisca che è una vergogna.

Crede che siamo al punto di fare cosa:

Altro che siamo stati noi a volere la guerra, se avessimo avuto la libertà di parlare o meglio di andare in piazza a fare delle dimostrazioni chi parlava:

Soltanto quelli in favore.

Se invece avessimo avuto tutti la libertà vedeva la maggioranza se era poi la guerra o no.

Se si parlava davano delle bastonate i nostri bravi Poliziotti;

quelli di mandare al fronte quella gente schifosa.

Creda di accomodare che ora tutti siamo stanchi.

Distinti saluti da noi tutti

Con arte subdola

[ Napoli, 22 gennaio 1916 ]

Maestà:

il popolo affamato e mutilato comincia a stancarsi di subire una guerra non voluta dalla Nazione, ma imposta dal governo con arte subdola:

In alcune caserme, il ritratto di V.A.R. è stato fatto segno ad oltraggi ed a invettive.

Il risentimento comincia a macchinare.

Badi alla sicurezza della Sua sacra persona, e si ricordi la fine di Re Alessandro di Serbia:...

La realtà odiosa

Quel buffone assassino D’Annunzio Gabriele

[ Napoli, 29 gennaio 1916 ]

Maestà per sogno di un vecchio contadino che non fa palese del suo nome consiglia la S. Maestà di cessare la guerra, e di venire all’accordo col nemico senza piú lasciar spargere piú sangue altrimenti l’Italia sarà distrutta, e sua Maestà sarà costretto a ritirarsi nella sua Sardegna a pascolare le mandre, e la sua Italia andrà in possesso di nuovo regnante.

Ho Re:

Pensa al male che ai fatto a prestar ascolto ai mali consigli dei vostri indegni ministri provocatori della guerra origine di tanti mali della Patria col togliere la vita a tanti suoi figli.

Ho Nobilissimo nostro Sovrano.

Con qual cuore potrà la S. Maestà soffrire i lamenti di tante madri che anno perduti i loro cari figli e di tanti figli che anno perduti i loro padri, e spose per la perdita dei loro sposi:

Pensa o Re che tutto quel sangue dei nostri cari grida a Dio vendetta su di voi, e il nostro nemico non sarà più l’Imperatore d’Austria, bensí il Presidente Ministro Salandra, e quel buffone assassino D’Annunzio Gabriele che eccitò il popolo ignorante a gridare viva la guerra.

Io intanto non posso piú soffrire che un Re cosí buono deve essere comandato dai suoi indegni Ministri;

perciò io scrivo questi versi onde far valere i suoi diritti di Re con dismettere la guerra, e venire un’accordo col nemico senza piú andare in avanti fissando il termine dei confini nelle zone occupate lasciando il resto del desiderato.

Io non fo palese del mio nome per non aver molestia dei vostri Ministri, e solo consiglia da uomo vecchio lasciare la guerra firmando la pace.

Iddio ne rende i meriti

Questo sangue che grida vendetta...

[ Pittsburgh, 30 gennaio 1916 ]

S. M. Vitorio Emanuele III:

Il mio povero cuore tanto desolato per la perdita dei due miei soli fratelli uno nello scorso luglio l’altro nei giorni di Natale pensando chi è la cagione se non dei capi principali voi e Salandra:

Cuori di aciajo:

Non podevate acetare il teritorio dal Austria sensa la desolazione di tante famiglie:

Come voi altri vi rallegrate di vedere tutto questo sangue che grida vendetta:

che fate vedere e parire sui giornali vitorie grandissime:

E siete sempre da capo:

cossa giovano le vitorie ai morti ai orfani:

e alle vedove:

E voi altri mangiare e bere e divertirsi No:

No: e po No non sarà cosí sempre.

La Narchia sarà per voi io ora mi trovo in possesso di $ 1.300 e mi sono fatto coi quali mi aiutano un giorno vendicare il mio sangue quando mai lo aspeterete.

L’Anarchia

È una pornografia:

[ Milano, 2 febbraio 1916 ]

Sua Maestà, è una pornografia:

È una ipocrisia:

Di cui, come nel proverbio dicendo.

Le mani callite, e la scarpa grossa alla fronte, e l’aristocrazia nella sussistenza, e servizi automobilistici, negli uffici di matricola, al distretto e nella croce rossa, alla mensa, e via discorrendo.

Confirmo di questo...

Ma uguaglianza, viva il partito (socialismo).

È un indizio:

mi sembra, un’insidia.

I protagonisti siete voi, governanti.

Il paese rammenta di questo.

Il popolo è rivolto

[ Monte S. Giuliano (Trapani), 24 febbraio 1916 ]

Ill.mo Maesta preghiamo di farci la pace perché il popolo è rivolto anche li soldati di fronte che non si fano piú di andare avanti se non fà la pace tutti gridiamo Viva l’Austria.

Vogliamo Pace.

Sciopero contro l’Italia

[ Roccamena (Palermo), 1° marzo 1916 ]

Lettera di pace

Maestà noi tutti quanti cittadini d’Italia preghiamo la ills... Signoria Vostra che si prenderà di cuore questa nostra prighiera di smuovervi il cuore di pietà e di patria che siamo di un punto tutti quandi senza cibi privi dei mezzi e di ogni cuosa che non potremmo campare piú niendi perché questa guerra oropea no la fate cessare che abbiamo tandi uomini per terra e ancora no siete convindo di fare la pace che considerate che abbiate a vostro potere tandi padri di famiglia e tanti figliuole cognate e nipoti tutti a vostra disposizione.

Dunque ora è sufficiendi il sangue per terra e insoportabili servire guerra, dovete fare la pace e pace vogliamo altrimenti faremo sciopero contro l’Italia.

Che vogliamo la pace e voi padre di Italia considerate la morte di vostro padre e cosí farete morire ai nostri patriotti.

Termino di fare la pace.

Il biato Matteo

[ Avellino, 3 marzo 1916 ]

Sagra corona vengo a raggiungervi con queste parole date da Dio di farve sapere che iddio lascia fare e nessoprafare siccome io sono un povero vecchio all’età di anni 68 che vivo da solo in campagna, una notte del mese passato mi sentiva crepare il cuore io mi alzio dal letto per uscire fore di prendere aria guardo la luna e vedo e vedo una croce con pochi letteri che diceva pace pace pace sono stanco anch’io, io dopo letto queste parole mi a messo appaura e stava già per morire, in corso la mia malattia mi viene in sogno santo matteo e mi dice di farvelo sapere, altramente guai pell’europa perché non è guerra ma è distruzione di poveri figli d’Italia che anche a dio gli dispiace di vedere questo massagro di vite umane senza ottenere nulla del vostro scopo e io non credo che si pò ottenere perché il nemico è molto potente tutti morrete e nulla si otterrà no perché manca il coraggio ma è difficile perché sono tutte montagne perciò sentite la divina parola di dio che tutto va bene, ora che dio ci a dato questa speranza gentilissimo Maestà parlate cun e vostre alleate di ottenere questa pace che iddio ce benedice altramenti guai pell’eoropa sentite quello ch’io vi dirò come uomo vecchio e santo perché io oggi domani moro e vado in paradiso e i guai rimangono a voi.

veramente noi ci chiamiamo nazione civile e come ci possiamo chiamare nazione civile quando noi ci ammassagriamo fratelli e fratelli in questo caso siamo pegio delle belve feroce adeso non dobiamo fare come gli omeni antiche ma dobiamo fare uomeni moderne e civili, chi si poteva mai imaginare che gli uomeni a quarant’anne con sei e sette figli devono andare al macello senza nessuno utile, i terreni rimasero diserte le vivere carissime io non so come si deve tirare questa vita, io credo gentilissimo Maestà che se non si fa la pace socciede brutta rivoluzione nazionale eppoi soccede pegio e iddio questo non lo vole dovete concordare subito questa pace perché la nazione nostra è bene formata non à di bisogno altra terra perché sta bene come puri tutti gli altre nazione ma questo non è altro che tutto ibizione dei grandi che vogliono ingrandirsi ancora, e i poveri figli piancono e gridano vindetta della guerra che anno portato i poveri padri e dissiano il pane e i paesi rimasero deserte non mi dilungo piú iddio che vi da buono lume, pace pace pace

il biato Matteo

Anderete tutti all’inbolo

[ Coggiola (Novara), 24 marzo 1916 ]

Signor Maestà Lo preghiamo di cuore prima che diamo un grosso scandalo, di fare la pace.

Altrimenti la casa Savoia andarà tutta distruta, e sarete tutti assassinati Salandra e Sonnino e Cadorna e compagnia senza a fare il nome a tutti pure come voi saranno assassinati.

Lo preghiamo di cuore di portare questa lettera alla Camera e raggionatevi pure di fare la pace.

Altrimenti la Camera il Quirinale li manderemo in aria.

Pensate che cosa fate, pensate quanti orfani che vi è già privi del loro Padre, quanti vecchi che solo vivevano nella speranza dei loro figli pensate quanti padri rovinati che non possono piú guadagnare il pane ai loro figli quanti giovani sulla fiore della sua età ad essere cosí rovinati per i vostri caprizzi.

Ora pensate bene che vi daremo qualche giorno di tempo di firmare questa benedetta pace che da tutto il mondo è già desiderata.

Solo che dai grandi signori che sono vigliacchi.

Se questa pace entro il principio di Maggio non viene trattata.

Anche un altro anno noi ci vendicheremo se non possiamo questo e un per volta o tutti in un colpo anderete tutti all’inbolo.

E vi dico che siete vili che siete vigliacchi a mettere tanta rovina così in questo mondo.

Vi curati poco d’altrui...

[ Brooklyn N.Y., 25 marzo 1916 ]

A Vittorio Emmanuele III°

I° macellaio d’Italia

Roma

Non avete penzato le disfatti subbite da tanta gioventú di terremote e guerra di Tripoli, nonché la guerra d’Africa che ci à spinto ad assassinare vostro padre.

ora per allargare le vostre finanze e farve piú grande, cercando un avvenire per vostro figlio non vi curati della vita di colui che combatte schiavo di un miserabile e oltre alla morte sofferta rimanere ai parenti vechi e bimbi i spesi di guerra ma a noi di America che abbiamo fratelli che combattano siamo col palpito al cuore se ci giunce qualche catastrofe di qualche fratello, fratello che per lui son pronto a uccidervi, noi come sapete parliamo franchi senza timore perché lo anarchico non si copre di obbrobrio come voi di fare la cenzura e farci ritardare la lettera.

ora in ultimo che ò avuto il fratello ferito non vi è bastato il primo sangue lo rimettete di nuovo al fronte e oltre a ciò un’altro fratello che asciucava le lagrime ai miei decrepite genitori l’avete chiamato pure vedete quanto foste vigliacco.

Non potevate fare come la Rumania che ama il popolo che voi avete esposto tanti baldi uomini in quei monti corazzatti quei monti circondati d’acciaio, forniti della nuova meccanica di cannoni e che voi lo sapevo e che Giolitti vi lo manifestò vi curati poco d’altrui, perché gli uomini non li comprate e avete cura dei cavalli.

e già li fate macellare in tre parti alla frontiera Austriaca a Tripoli e in Albania ma pensate che la nostra setta di baldi Anarchici di America ventichiamo [... ] che nel 1902 era soldato di Artiglieria a Gaeta e si suicidò per le sofferenze imposti da vigliacchi ufficiali esso fu nostro compagno d’associazione di Massa nato costí e vi avvisiamo che siamo usciti cuatro che vi dobbiamo uccidere voi e vostro figlio appena finita la guerra la nostra organizzazione fomenterà i popoli in Italia ad evitar di venire alla vostra chiamata.

La nostra venuta è dalla Svizzera senza armi e come giunciamo nella nostra sede ci siamo già preparati potentemente dovete essere massagrato e noi lasciare il nome di libberatori.

Voi non poteva venir meno di un Principe del Bascio porto di Napoli.

La Setta Civiltà

Siamo già estufi tutti quanti...

Zona di guerra, 2 aprile 1916

Carissimo padrone ci scrivo questo cartoncino per darle mie notizie e sono in perfeta salute come auguro di lei sinioria e li dico è io mi trovo qui in trinciera da 11 mesi siamo già estufi tutti quanti e aspettiamo la pacie tutti quanti e voliamo la libertà.

non resta di salutarle la sinioria maestà e mi firmo

[ soldato del 1° regg. alpini ]

Morire su qua in questi monti

[ S. Stino di Livenza (Venezia), 14 aprile 1916 ]

Ci vuol compassione anche per i poveri soldati che si trova qua dal fronte dal principio della famosa guerra povera gioventú che siamo arrivati ai 20 anni e abbiamo preso le armi per entrar in campo della Libia e dopo 14 mesi di campagna siam ritornati alle nostre case credendo di essere fuori d’ogni pericolo e in vece da 11 mesi che abbiam preso le armi siamo intrati in campo di nuovo e a spargere il nostro sangue per quella schifosa patria.

Anche tu Vittorio avresti d’aver un pò di compassione dei poveri padri e le povere madri che siamo abituati a prendersi il pane dalla bocca per darlo ai suoi figli ed essi che sian buoni siano presi a farsi morire su qua in questi monti.

È ora di finirla vogliamo la pace o pure la rivoluzione quella è giusta per tutti quei vigliacchi dei signori che à gridato eviva là e di piú parte sono ancora a casa perché aveva dei soldi da farsi scartare.

Lori che diceva che era giusta questa guera aveva d’andar in prima linea e farsi coragio a noi, e invece manda sempre la bassa popolazione;

ogni modo noi altri si toca a lasciar la nostra vita e quindi se no avem la pace presto si rivedrà scopiare la rivoluzione.

Che cosa era d’andare a fare i soldati a casa che non abbiamo piú nulla da mangiare.

Se i signori vuol finir, i poveri e anche noi non vogliamo piú sparare contro i nostri frateli che finora abbiamo sempre mangiato nel suo stato abiamo da uciderli...

No non va bene vogliamo amazar i nostri signori che si ha mandati al macelo, quelli famosi deputati che anno provato la guerra vigliacchi traditori vogliamo vendicarsi un pò anche noi.

Ogni modo questa è la fine del mondo anche Cadorna spasegia in mezo a noi ci sarà anche una palotola per lui se non si finisce presto guesta guerra e tutta camora e voliamo finirla dunque Vitorio anche tu se ai anima e quore avrai compasione dei tuoi soldati di mandarne qualcheduno a casa.

Abaso la guerra non la voliamo piú

Viva il giorno del tuo soffremento...

[ …, 30 aprile 1916 ]

A lei vi prego di fare una pace subito, che noi poveri, noi non siamo volute la guerre i signori anno voluti la guerre e lora sta tutti imposcate e il dovere fa la guerre se lei non provede a fare una pace altremente fino che regna la tua stirpe lei sara amazzate e tuo figlio fara la stessa fortuna badate che la narchia ci sono state sempre non penzare che adesse sono morte tutti che 2500 sta sole a Pareson N.Y.

Vogliamo la pace se vuoi stare in pace noi soldato ci diamo tutti prigionieri non importe se si muori di fame.

viva il giorno del tuo soffremento come soffreme noi soldati.

Oslavia... perenne sepoltura d’Italia

[ Milano, aprile 1916 ]

Maestà distruggete colle artiglierie quel brutto posto o conca di Oslavia o perenne sepoltura di Italia.

Colle artiglierie incolumi.

Non facciano le schegge aeree piú oltre feriti fra la gioventú d’Italia...

Salvate, salvate, salvate Alpini bersaglieri e fanterie e mio figlio dalle prime linee.

I nostri fiori appena aperto alla vita sono gettati nel baratro (di Oslavia) mantenendo in lutto tutta Italia.

Perché non fate sostenere la guerra ai signori che vollero e vogliono la guerra che sono al sicuro colle loro ricchezze o per essere appartenenti all’armi aristocratiche:

Città aperte, alla mercé del nemico riparano all’ombra di tanti petti di giovani d’Italia a cui fate incontrare l’ultimo fato, o la deturpazione.

Se gradite che io propaghi l’opposizione alla guerra dei ricchi che si combatte spedite un piccolo premio pecuniario a questo comune per oggetto da destinarsi.

Ecco chi ne gode:

[ Asiago, 8 maggio 1916 ]

Illustre Sacra Maestà vegendo queste infami guerre mai piú avrei creduto che la sua illustre persona giungesse a tanta bassezza di dare tutto un popolo legato mani e piedi alli superbi caprici di un Cadorna quel vecchio e un generale innumano che non sente ne amore ne compassione per alcuno.

A lui le basta di conseguire il suo intento di farsi un nome con Trento Trieste, costassero questo anche la vita di tutti li uomini e soldati di Italia a lui niente importa lui non ci lascia la vita non sente ne dolori ne patimenti quali li sentono tre terzi di Italiani mezzi morti rovinati e in lutto.

Quelle due provincie di Trento Trieste oggi sono tutte un tradimento un tranello una trappola per amazzar li Italiani, mai in Italia ci fu una guerra consimile.

Osservate quasi un Milione di soldati Italiani fra morti e rovinati ed ancora non sentite ribrezzo e terrore della vostra immane impresa.

Ci volete a far ammazar tutti forse prima, questo non è più il vostro compito, osservate che voi siete il reo di tutte quelle vittime fatte e che ancor farrete e ne dovrete a render strettissimo conto il giorno della Vostra Morte pensate che il vostro nome sarà per sempre maledetto dalli Genitori spose e orfani della nazzione, che tutti per caggione vostra ne soffrono patimenti passione e dolori.

Quanti patimenti quanta povertà e miseria per l’unica caggione del vostro leggerissimo assenso.

Chi ne rimeterà la pace l’amore e l’aggiatezza nelle familie:

ora forse quelli che an voluto la guerra e che la godono, forse quelli che essa li è una buona strada per arrichirsi, forse quelli che anno dato fuori i milioni per prender li interessi.

Ecco chi ne gode:

non quelli che perdono nella guerra la vita il marito o figli, ma bensí quelli che vollion far la sua aggiatezza e ricchirsi (l’inumani).

Voi nessuno di questi li cacciaste in guerra, anzi pauroso li proteggeste e mancato aveste ad una suprema giustizia che sarà sulla bocca di tutti in sin che voi e la vostra dinastia esisterà.

Poiché per pochi infami mandaste ad un sicuro macello centinaia di miliaia di poveri innocenti.

Sí, voi ed il vostro governo peccaste di ingiustizia e ne siete altamente biasimati perché non cacciaste per li primi a perire in guerra chi la guerra à voluta e votata.

Essendo che nostro dovere solo di diffenderla la patria e non di andar cacciati ad essere massacrati per sovente ed ingrandirla come la pensate voi.

Se voi se il vostro governo è pazzo se tutti li regnanti volion ad ingrandirsi quando terminerà questa maledetta guerra.

Ogni popolo per colpa di simili pazzi si troverà sulla via delli dilaniati per essere distrutto.

Voliamo giustizia addunque siano ora cacciati in guerra anche tutti quelli che la guerra an voluto e se non verrà fatto questo, rivoluzione universale perché ingiustizia:

È ingiustizia altamente riprovevole.

Iose

Il popolo buono:

[ Cava dei Tirreni, 9 maggio 1916 ]

Maestà o che finisse la guerra, o il popolo buono diventa un mostruoso leone:

la guerra l’ha voluta il popolo sfrenato e pazzo, non mai il popolo buono:...

Una rivolta generale è pronta.

Italia

Le fole... si sconteranno:

[..., 24 maggio 1916 ]

Sire:

Interventista fino ad un mese fa per convinzione e per ubriacatura patriottica dal governo favorita e dai giornali fomentata in ogni modo, mi sono in seguito ben ricreduto.

Governo e stampa con fole hanno saputo ingannare il popolo;

si è gridato e pubblicato sino allo scorso anno che gli Imperi Centrali dovevano essere già esausti, non potendo ulteriormente sballare tale fandonia si disse che era un onore lo scendere in lizza quando i nemici erano tutt’ora forti, ecc. ecc.:::

Facemmo un salto in avanti sul inizio, quando non ci si contrastò l’avanzata.

Ma poi soste e soste si susseguirono.

Ad un anno di distanza gli austriaci ci vengono in casa:::

Le fole, Sire, un giorno si sconteranno: