Voci della Grande Guerra

Soldati e prigionieri italiani nella grande guerra Frase: #256

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Autore
Professione Autore
EditoreBollati Boringhieri
LuogoTorino
Data2000
Genere TestualeLettere
BibliotecaBiblioteca di Area Umanistica dell'Università di Siena
N Pagine Tot528
N Pagine Pref
N Pagine Txt528
Parti Gold401-520
Digitalizzato OrigNo
Rilevanza3/3
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Contenuto

Ogni istanza diretta ad ottenere un vitto meno scarso non à ottenuto alcun esito:

le autorità tedesche rispondono che non possono dar di più ai prigionieri ed esortano gli ufficiali a rivolgersi alla madre patria od all’amica Inghilterra.

Il denaro italiano viene qui cambiato in ragione di 60 marchi ogni 100 lire e l’enorme costo dei pochi oggetti acquistabili à esaurito quasi totalmente ogni risorsa.

Ad esasperare maggiormente l’animo degli ufficiali concorrono inoltre altri fatti: da due mesi a questa parte nessuno à ricevuto notizie della propria famiglia, nessuno à ricevuto quei pacchi di commestibili e di biancheria che, per cura dei comitati regionali di soccorso, potrebbero essere inviati pel tramite della Croce Rossa: ed a questo riguardo prego V.

E. di voler considerare che gli ufficiali ànno ancora indosso la biancheria dello scorso ottobre, poiché il costo esorbitante di essa in Germania non consente che a pochissimi di farne acquisto.

A ciò si aggiunga che tutti sono sprovvisti di scarpe, di abiti e di indumenti invernali ed esposti ai rigori di un clima quasi glaciale: sofferenze e disagi questi che, sommati agli altri più sopra riferiti, sono negli ufficiali la causa prima e più forte di deperimento organico e di accasciamento morale.

Tali condizioni di vita, poste a confronto con quelle dei prigionieri Francesi, Russi, Inglesi e Belgi, i quali dai governi dei loro paesi ricevono abbondante nutrimento e vestiario, costituiscono uno stridente contrasto, che io prego l’E. V., a nome di tutti gli ufficiali di questo campo, di voler eliminare con solleciti provvedimenti, ad evitare che la tensione degli animi, cagionata dalle sofferenze, possa in qualche modo offendere il decoro del nostro paese.