Voci della Grande Guerra

Soldati e prigionieri italiani nella grande guerra Frase: #181

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Autore
Professione Autore
EditoreBollati Boringhieri
LuogoTorino
Data2000
Genere TestualeLettere
BibliotecaBiblioteca di Area Umanistica dell'Università di Siena
N Pagine Tot528
N Pagine Pref
N Pagine Txt528
Parti Gold401-520
Digitalizzato OrigNo
Rilevanza3/3
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Contenuto

Se i vostri mezzi ve lo permettono non tralasciate di inviar - ] ] [ [ gli dei pacchi poiché non bisogna contare sulla minestra dei boches dell’acqua sporca e puzolenta.

Ecco la migliore confezione dei pacchi per un prigioniero; dei biscotti da soldato, dei legumi secchi, delle paste, una scatola di carne, del grasso o lardo, del ciocolatto, del latte condenzato, del sapone [... ]

Georges H. [ Lettera tradotta dal francese ]

[ In ACS, IV, b. 7 ] ] ]

Da Berna (Svizzera) A Torino 17.

9. 1918 È un affare molto serio; bisogna, anzitutto premettere che i tedeschi, non avendo ormai più niente da mangiare, non possono dare maggiormente ai prigionieri.

Questi disgraziati, se non sono ufficiali, sono costretti ad un lavoro di 12-14 ore al giorno, qualche volta pericolosissimo (costruzione di trincee sotto il fuoco) e lo cessano soltanto quando cadono sfiniti dalla fatica e dalla debolezza, sovente per non rialzarsi più.