Voci della Grande Guerra

Soldati e prigionieri italiani nella grande guerra Frase: #20

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Autore
Professione Autore
EditoreBollati Boringhieri
LuogoTorino
Data2000
Genere TestualeLettere
BibliotecaBiblioteca di Area Umanistica dell'Università di Siena
N Pagine Tot528
N Pagine Pref
N Pagine Txt528
Parti Gold401-520
Digitalizzato OrigNo
Rilevanza3/3
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Contenuto

11.

1917 La colpa di tutto questo di chi è:

Tanti e tanti dicono che è del soldato ma io però non lo credo, la ricerco altrove, il soldato italiano non ne ha colpa alcuna perché se è stato forte sul Podgora, combatté e morì, come combatte e morì sul Sabotino, sul Vodice, sul Santo e sul Gabriele — cui videro i tacchi degli austriaci, avrebbe saputo anche questa volta non solo trattenere il nemico ma anche sconfiggerlo.

Invece questa volta, presero l’esempio dei suoi capi, non più oltre voglio proseguire, io ho visto, ho udito e conservo triste memoria Da Zona di guerra A Zona di guerra 9. 12. 17 Antonio carissimo Abbiamo ricevuto la tua cara lettera per la quale abbiamo inteso che la tua salute e ottima così pure possiamo assiccurarti anche di noi tutti di famiglia, Antonio intesi che nella tua lettera che vuoi che ti scriviamo tutte le novità del paese per primo ti devo dire che cui ci sono stati i francesi e sono rimasti cui per 3 giorni ma erano buona gente e avevano tanta fiduccia loro dormivano 6 nella nostra terra loro mangiavano in casa nostra e cuello che avanzavano laziavano tutto in cima alla nostra cridenza ma se avessi visto quanto da mangiare che le davano alla mattina bevevano il caffé con la graspa poi alle 10 avevano carne suppa e paste assiutte e poi il cafè ancora poi alle 4 di nuovo carne e poi minestra e risotto asciutto che bisognava vedere e non avevano nessuna disciplina ai soldati loro non fano saluto ai suoi uficciali loro non vano di sentinella perché qui avevano le carette di munizioni e nessuno era di sentinella e cui ci stavano artilieri e ai laghi cistava li alpini ma erano gente buoni e galantuomini e dopo partiti i francesi sono arrivati cuei del 99 di fanteria che poverini ano fatto un mese di trincea che anzi tanti erano nella caserma santini a piove di scacco e sono arrivati tutti pieni di fame e venivano fuori per le case a dimandare una fetta di polenta fredda che facevano pietà ma lindomani mattina partono e vadono alla parte di Rovigo di linea al po che questa è una grazia per noi perché ci andava una polenta alla sera e in via delle trincee cui non ne anno ancora fatto neanche una soltanto che fuori cittadella e alla casaretta ma i ga messo i reticolati da castaldello da gianocche e da [... ] e ai laghi e tutta la strada provinciale di cittadella e bassano la se tuta piena ma cui alla campiagna del tron nonce nessun disturbo.

In via del frumento el se nasuo tutto pulito e in via de far giu i spini gavemo finio da farli giu e anche finio da brusarli perche gavemo fatto lisia.

Invia dei maschi ne abbiamo otto ma cuesti sono tutti belli e sono otto e sabatto li faremo e allora ti diremo quanto abiamo tirato Sappi che il governo cia ricuisito le bestie e cia ricuisito la tersa parte e così noi abbiamo dovuto menarle la nostra vitella che gavevimo destina de tenerse da vaca ma siamo rimasti contenti e abiamo ricavato L. 40 — Sappi che se ga marità anche barnardo M. — Ora ho terminato il mio Barbale e chiudo col mandarti i miei più distinti saluti afettuosi baci tutti quanti di famgilia più baci dai noni e piccoli frattelini e una stretta di mano.

Adio tua sorella Teresa