Voci della Grande Guerra

Soldati e prigionieri italiani nella grande guerra Frase: #11

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Autore
Professione Autore
EditoreBollati Boringhieri
LuogoTorino
Data2000
Genere TestualeLettere
BibliotecaBiblioteca di Area Umanistica dell'Università di Siena
N Pagine Tot528
N Pagine Pref
N Pagine Txt528
Parti Gold401-520
Digitalizzato OrigNo
Rilevanza3/3
Copyright

Contenuto

Il mio viaggio da Modena a Milano fu così drammatico che fu un vero destino se potei trascinarmi sino ad Antrona e sono pure convintissimo che non un secondo riuscirebbe.

Dovetti viaggiare pensa sul tetto dei vagoni e cambiare di vettura durante il marcia, in piena notte onde poter sfuggire alla assidua sorveglianza dei carabinieri.

Eppure vi fù una stella che mi protesse, e arrivando nella valle di Antrona appresi da diversa gente, che da qualche mese, ad Antrona esistevano dei soldati, per la sorveglianza delle frontiere e una caserma dei carabinieri, con un comandante così assiduo e severo che non mi azzardai a venirvi a trovare, onde evitarvi dei dispiaceri, e dei guai a me stesso:

ed essendo pratico delle strade e della montagna giocai l’ultima mia carta sfidando la morte fra le gole, i precipizi e i ghiacciaî dell’Antigine.

Credimi Orsola, che feci un tristissimo viaggio, ma non m’importa ora sono qui lavorare e vivo in pace, e sono salvo, l’unico mio dispiacere è quello di non più vedervi, specialmente pappà che ormai è vecchio ed anche ammalato, ma se la guerra finirà e che sia ancora in vita, spero di potere farlo venire qui con me a passare qualche giorno.

Inquanto alla mia parte di eredità, sulla casa di Rovesca e quel po’di terra, non potendo io più venire in Italia, lascio a te, tutto, per quelle cinquanta lire in questione che ti devo ancora:

non pretendo di più, solo che Dio se realmente esiste mi conservi la salute: