Voci della Grande Guerra

Soldati e prigionieri italiani nella grande guerra Frase: #10

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Autore
Professione Autore
EditoreBollati Boringhieri
LuogoTorino
Data2000
Genere TestualeLettere
BibliotecaBiblioteca di Area Umanistica dell'Università di Siena
N Pagine Tot528
N Pagine Pref
N Pagine Txt528
Parti Gold401-520
Digitalizzato OrigNo
Rilevanza3/3
Copyright

Contenuto

Sappi che in seguito alla mia guarigione mi mandarono al deposito convalescenziario di Modena per essere subito rinviato al fronte, senza poter ottenere neppure quarant’ottore di licenza, ciò mi andò così a cuore che da allora cominciai a concepire il mio piano di fuga:

Il mio viaggio da Modena a Milano fu così drammatico che fu un vero destino se potei trascinarmi sino ad Antrona e sono pure convintissimo che non un secondo riuscirebbe.

Dovetti viaggiare pensa sul tetto dei vagoni e cambiare di vettura durante il marcia, in piena notte onde poter sfuggire alla assidua sorveglianza dei carabinieri.

Eppure vi fù una stella che mi protesse, e arrivando nella valle di Antrona appresi da diversa gente, che da qualche mese, ad Antrona esistevano dei soldati, per la sorveglianza delle frontiere e una caserma dei carabinieri, con un comandante così assiduo e severo che non mi azzardai a venirvi a trovare, onde evitarvi dei dispiaceri, e dei guai a me stesso:

ed essendo pratico delle strade e della montagna giocai l’ultima mia carta sfidando la morte fra le gole, i precipizi e i ghiacciaî dell’Antigine.

Credimi Orsola, che feci un tristissimo viaggio, ma non m’importa ora sono qui lavorare e vivo in pace, e sono salvo, l’unico mio dispiacere è quello di non più vedervi, specialmente pappà che ormai è vecchio ed anche ammalato, ma se la guerra finirà e che sia ancora in vita, spero di potere farlo venire qui con me a passare qualche giorno.

Inquanto alla mia parte di eredità, sulla casa di Rovesca e quel po’di terra, non potendo io più venire in Italia, lascio a te, tutto, per quelle cinquanta lire in questione che ti devo ancora: