Voci della Grande Guerra

Tutta la guerra: antologia del popolo italiano sul fronte e nel paese Frase: #97

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AutorePrezzolini, Giuseppe
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreR. Bemporad
LuogoFirenze
Data1918
Genere TestualeMemorie
BibliotecaBiblioteca Comunale di Trento
N Pagine TotXV, 398
N Pagine Pref15
N Pagine Txt398
Parti Gold2-405
Digitalizzato OrigNo
Rilevanza2/3
Copyright

Contenuto

Quanto alla proposta contenuta nell’articolo 5 secondo cui i territori ceduti dall’Austria-Ungheria sarebbero trasferiti immediatamente all’Italia, il Barone Burian ha osservato che i provvedimenti che quella proposta trarrebbe seco, che sarebbero tecnicamente impraticabili già in tempo di pace per varie ragioni di amministrazione generale e di altra indole, lo sarebbero ancora più in tempo di guerra.

E a questo proposito ha aggiunto che senza volere citare altri esempi storici gli bastava ricordare il procedimento adottato in occasione della cessione di Nizza e della Savoia alla Francia nel 1860 in cui anche dopo la conclusione della pace un certo numero di mesi trascorse tra la conclusione della convenzione relativa e la consegna effettiva dei territori ceduti.

Ho creduto di far rilevare al Barone Burian che il precedente di Nizza e Savoia non era paragonabile all’attuale.

Ma il Barone Burian dopo avermi risposto che non poteva convenire meco in tale questione, ha soggiunto che nulla si opponeva da parte del Governo Imperiale e Reale all’accettazione della proposta contenuta nell’articolo 8 relativo alla amnistia da accordarsi alle persone appartenenti ai territori ceduti all’Italia e condannati e sottoposti a processi per ragioni militari e politiche.

Venendo poi a parlare della questione dell’Albania in generale e di quella di Valona in particolare, Burian mi ha detto che il Governo Imperiale e Reale non poteva non constatare che la proposta formulata dal Regio Governo agli articoli 6 e 7 potrebbe difficilmente essere messa in armonia cogli impegni presi dal Regio Governo a quattro riprese cioè: l’accordo austro-ungarico - italiano del 1900 e 1901 e le decisioni della Conferenza di Londra, la sua dichiarazione del 4 agosto dello scorso anno di restare fedele agli impegni assunti verso l’Austria-Ungheria nonchè alle decisioni della Conferenza di Londra e di non voler trarre alcun profitto in Albania dal fatto che l’Austria Ungheria si trovava impegnata in una guerra e le sue dichiarazioni formali in occasione della occupazione italiana di Valona.

D’altra parte il Governo Imperiale e Reale, penetrato dal suo lato dalle necessità di mantenere i diritti e gli obblighi reciproci risultanti dagli accordi vigenti e di perseverare nell’atteggiamento che ha sempre osservato nella questione albanese, non potrebbe disinteressarsi dell’Albania, regione così prossima alla sfera dei suoi interessi «più sensibili», alla creazione della quale esso ha contribuito insieme all’Italia non soltanto politicamente ma anche mediante sacrifici assai notevoli d’ordine militare (mobilitazione parziale nel 1913), economico e finanziario.

Del resto, in seguito alle decisioni di Londra, la questione albanese è divenuta una questione europea, cosicchè nè una sola nè più grandi Potenze potrebbero disporre di essa isolatamente o mediante un accordo per l’Albania la cui esistenza e neutralità sono state poste sotto la garanzia dell’Europa.