Voci della Grande Guerra

Tutta la guerra: antologia del popolo italiano sul fronte e nel paese Frase: #9

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AutorePrezzolini, Giuseppe
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreR. Bemporad
LuogoFirenze
Data1918
Genere TestualeMemorie
BibliotecaBiblioteca Comunale di Trento
N Pagine TotXV, 398
N Pagine Pref15
N Pagine Txt398
Parti Gold2-405
Digitalizzato OrigNo
Rilevanza2/3
Copyright

Contenuto

Il Monte Nero aveva una celebrità nelle guide per la somiglianza singolare del suo profilo a quello di un volto umano, un volto immenso; supino, con la fronte verso il sud, il mento verso il nord.

Da lontano, dalla valle di Cividale, oltre i nostri monti si vede, azzurro e alto, quel prodigioso sembiante aquilino da divinità caduta, nel quale molti credono di ritrovare i lineamenti cesarei e solenni di Napoleone.

L’apparenza di un viso è così evidente, che gli alpinisti, i frequentatori di vette, chiamano Naso la cima più alta di quella favolosa scultura.

Avvolto in un pallido sudario di brume, il volto della montagna si levava avanti a noi diafano, inverosimile, terribile, mentre per le vallette della Slavia italiana salivamo verso le alture di Colovrat, che fronteggiano il Monte Nero dalla riva opposta dell’Isonzo.

Il monte, nei giri tortuosi del nostro cammino, ci era nascosto sovente dalle pendici vicine, e ci riappariva sempre un po’più scomposto nel suo profilo umano; la visione svaniva, la magia cessava, l’aspra verità delle rocce distruggeva a poco a poco l’illusione plasmata dalla distanza.

La fronte napoleonica così diventava la cresta di Luznica;

il gran mento rotondo diventava la cresta di Vrata; lo sporgere lieve di una ciocca su quella fronte immane diventava la cima di Maznik; e il naso non appariva più che come il pizzo maggiore del monte, una guglia a declivio precipitoso verso Maznik, a picco verso Vrata.