Voci della Grande Guerra

Tutta la guerra: antologia del popolo italiano sul fronte e nel paese Frase: #6

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AutorePrezzolini, Giuseppe
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreR. Bemporad
LuogoFirenze
Data1918
Genere TestualeMemorie
BibliotecaBiblioteca Comunale di Trento
N Pagine TotXV, 398
N Pagine Pref15
N Pagine Txt398
Parti Gold2-405
Digitalizzato OrigNo
Rilevanza2/3
Copyright

Contenuto

Qui vive ormai la religione d’Antonio Cantore.

Tutto sa di lui, tutto parla di lui.

Ha lasciato la sua impronta ai luoghi agli uomini alle cose e una leggenda comincia a profilarsi di cui io colgo le prime strofe, di cui anco i tardi nepoti reciteranno l’ultima.

In Val d’Adige e in Vallarsa sul monte Varagna e sul Coni Zugna le truppe che furono con lui ne’primi giorni dell’avanzata o che, dai suoi alpini, hanno sentito parlare di Antonio Cantore, sembran tutte averlo seguito nelle sue due guerre, averlo amato nella sua semplicità borghese, sentirlo ancora presente nelle ore del pericolo e del coraggio.

Il coraggio di Antonio Cantore era temerità, ma una teme rità semplice, forse incosciente, senza gesti, senza posa, una buona temerità fatta di sorriso e di noncuranza, di mansione d’ufficio e di diligenza.

Antonio Cantore è un tipo d’eroe affatto nuovo che solo il nostro secolo, che solo la sua generazione poteva darci; è l’eroe borghese, l’eroe burocrata, l’eroe con gli occhiali a stanghetta e l’impermeabile.

Il suo ramo era innestato sul buon vecchio tronco italico di Muzio Attendolo Sforza, di Giovanni delle Bande Nere, di Giuseppe Garibaldi, ma la nostra età pacifica e gretta, bonaria e facilona, senza eroismi e senza romanticismi gli aveva vietato la sagoma dell’eroe, sebbene la razza gliene lasciasse l’anima.