Voci della Grande Guerra

Lettere di combattenti italiani nella grande Guerra (vol.2) Frase: #98

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Autore
Professione Autore
EditoreEdizioni Roma
LuogoRoma
Data1935
Genere TestualeLettere
BibliotecaBiblioteca di Area Umanistica dell'Università di Siena
N Pagine Tot241
N Pagine Pref
N Pagine Txt241
Parti Gold7-46
Digitalizzato OrigNo
Rilevanza2/3
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Contenuto

Qui i pericoli, i disagi, la comunanza con tanti disgraziati hanno fatto che in me si infiamasse ancor più la fiaccola della fede, tanto alimentata dall’istruzione e dall’esempio dei miei santi genitori e del mio adorato Gianni prima; dei miei maestri di collegio per ben 10 anni poi.

Ho combattuto ed ho ucciso, ma del vinto ho sempre avuto rispetto, in lui ho visto l’uomo fatto a sembianza di Dio e l’ho sollevato, ho dato onore ai morti dell’altra nazione, ed anche per loro ho pregato.

Ma, certo, unito a qualche pregio vi sono molti difetti, debolezze umane che Iddio misericordioso, non per le mie pene, ma per l’intercessione di cento anime sante, vorrà perdonarmi.

Iddio ti ispirerà come sempre le parole di conforto per gli inconsolabili miei cari; e sono certo che, qualunque possa essere la mia morte in guerra, le ultime mie parole o l’ultimo mio pensiero sarà per Dio, per la famiglia, per la nostra cara Italia.

Se ciò accadrà, desidero che, quando la tragedia europea sarà finita, i miei resti, se potranno essere rinvenuti, siano trasportati a Milano, e riposino accanto ai miei parenti, sotto il manto della nostra Madonnina dorata.

Avrei caro che il mio nome fosse ricordato, oltre che nelle solite opere pie di beneficenza che i miei cari genitori sono soliti beneficare ogni anno, anche in quelle nuove in pro dei colpiti dalle conseguenze della guerra.

Avrei caro pure che sulla mia tomba mi si legga quale cristiano, quale figlio, fratello e quale ufficiale del nostro grande esercito.