Voci della Grande Guerra

Discorsi per la guerra Frase: #56

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AutoreOrlando, Vittorio Emanuele
Professione AutorePolitico, giurista
EditoreBiblioteca della rivista "L'Eloquenza"
LuogoRoma
Data1919
Genere TestualeDiscorsi
BibliotecaBiblioteca di Area Giuridico Politologica "Circolo Giuridico" Siena
N Pagine TotXVI, 287
N Pagine Pref16
N Pagine Txt287
Parti Gold1-17
Digitalizzato OrigNo
Rilevanza2/3
Copyright

Contenuto

I Codici che precedettero il vigente Codice del 1889 non prevedevano e non reprimevano lo spionaggio in tempo di pace.

Nè lo facevano per principio di liberalismo — una volta trovato il marchio in un ministero del ’96, suppongo che non riteniate liberalissimi i redattori dei Codici penali che precedettero quello Zanardelli — ma lo facevano semplicemente perchè il fenomeno da reprimere mancava.

I1 fenomeno sorse dopo la guerra del 1870, dopo il prepararsi delle guerre con grandi masse:

delle guerre, onorevole Bentini, in cui meno vale (e tocca dolercene, perchè sarebbe questa la grande forza, la grande riserva di noi popoli latini) in cui meno vale lo slancio sentimentale a perseguire un grande ideale, la geniale visione, di uno stratega (e noi latini possiamo essere fieri di una tradizione non mai interrotta di genialità), meno vale tutto ciò, ma vale la preparazione tecnica, minuta, lentamente perseguita.

Ed è questa la preparazione insidiata, se è vero che quasi tutti gli Stati civili (purtroppo l’espressione in questo caso non cade troppo a proposito) che tutti gli Stati civili contemporanei hanno una organizzazione burocraticamente perfetta dello spionaggio in tempo di guerra.

(Interruzione del deputato Labriola).

Badate o signori, al giorno d’oggi nulla è, permettemi la parola, più scioccamente presuntuoso che il credersi soli depositari di una sapienza nazionale.