Voci della Grande Guerra

Le scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino Frase: #1161

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AutoreMonelli, Paolo
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreL. Cappelli
LuogoBologna
Data1921
Genere TestualeMemorie
BibliotecaThe University of Connecticut Libraries (Internet Archive)
N Pagine Tot227
N Pagine Pref
N Pagine Txt227
Parti Gold[122-131] [1-121] [132-229]
Digitalizzato Orig
Rilevanza3/3
Copyright

Contenuto

E Durigàn canta a squarciagola in onore del suo capitano la canzone dell’assalto, Durigàn che voleva prima parlar ben chiaro al suo capitano, per tutti quei cinque anni di pidocchi e di stenti, ed ha adesso invece gli occhi lustri e contenti che il signor capitano gli ha dato la mano e sta ad ascoltarlo sorridendo come il giorno di Pasqua sul Setole, che c’era una tormenta infernale fuori, ma dentro al baracchino allegria e vino e canzoni intonate da lui, Durigàn.

Alto giusto come una gamba di Bellegante, ed amici indivisibili.

Andavano insieme a prendere i gabbioni, si mettevan in marcia col gabbione infilato nel bastone, il piccolo davanti, il grande indietro, su per la salita parevano creati apposta per quel mestiere.

Ma domani, che cosa ti resta da fare domani, Durigàn, se non riprendere il cammino della Svizzera:

E Degàn ripartirà per le cave d’oltralpe a batter il pistoletto, Da Sacco riprenderà gli arnesi da fabbro per la botteguccia di Salisburgo, Pellin andrà a vedere se la sua tirola ha fatto zaino a terra senza il suo intervento, Mezzomo guiderà ancora i carri su per le strade gelate, Zanella cercherà invano la casa sul Piave che la guerra gli ha spianato e partirà anche lui, dietro agli altri, per le miniere o le strade d’oltralpe.

Ricominceranno docili alla ferrea necessità di vivere il lavoro tenace e solitario, su per la montagna nemica, nella miniera insidiosa, fra la gente ignota.

E scenderanno la sera nel pozzo come s’avviavano sereni al loro turno di vedetta;