Voci della Grande Guerra

Le scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino Frase: #938

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AutoreMonelli, Paolo
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreL. Cappelli
LuogoBologna
Data1921
Genere TestualeMemorie
BibliotecaThe University of Connecticut Libraries (Internet Archive)
N Pagine Tot227
N Pagine Pref
N Pagine Txt227
Parti Gold[122-131] [1-121] [132-229]
Digitalizzato Orig
Rilevanza3/3
Copyright

Contenuto

Sere dopo il temporale, che ruppe il cielo da ponente, ed un umido verde corse le cime i pascoli le trasparenze, invase la stanza, fluì sul cielo tempestoso (a quest’ora, sotto un simile cielo, Bologna arderebbe dolomiticamente nelle torri profondate sulla foschia delle nubi) — e pigri rannicchiamenti di nebbia (come prigionieri rassegnati) nei solchi delle valli laterali.

Ansia di camminare in libertà per boschi e prati verso la meta magnetica.

Sere calme e fredde:

tetto rosso, prato verde, cielo violetto e luna gialla che leva dietro gli alberi grandi, crudezza di colori come nell’acquarello giapponese di Utamaro.

Nel cuore un taglio netto, senza refrigerio di sangue, spietato.

Sere d’oro uguale sulle ultime cime, mentre nuvole procellose cavalcavano per il cielo alto, e ferite recenti fluivano in porpora viva.

Poi quell’oro diveniva un caldo lampeggìo di rame venato di giallo — crepuscoli di guerra sulle alpi di Fiemme.