Voci della Grande Guerra

Le scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino Frase: #825

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AutoreMonelli, Paolo
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreL. Cappelli
LuogoBologna
Data1921
Genere TestualeMemorie
BibliotecaThe University of Connecticut Libraries (Internet Archive)
N Pagine Tot227
N Pagine Pref
N Pagine Txt227
Parti Gold[122-131] [1-121] [132-229]
Digitalizzato Orig
Rilevanza3/3
Copyright

Contenuto

ma il secchio il carceriere ce lo vuota solo alla sera.

Atmosfera grave e fetida, uggiosa costrizione, dalle finestre chiuse da sbarre e da una rete solo uno straccio di cielo sporco che si sfilaccia in neve.

Nella prigione c’è un fiato grave, sui vetri arabeschi di gelo o bravi tedeschi questo è un pidocchio croato.

dei vostri porta la croce nerastra sopra la schiena come ne avevo ripiena la maglia al Cauriòl atroce.

ma sopra i vetri la danza della neve tacita chiama ad una tacita lama vestita di lontananza, che nel dubbiore lunare blandiva la trepidità della fuga, l’ansia d’andare soli verso la libertà.

Il territorialone tirolese dall’eterna pipa che ciondela giù dalla barba nera fino all’ombelico, stasera ha guardato impietosito le mie mani gonfie pel gelo, m’ha fatto uscire, m’ha condotto furtivamente nella cucina calda luminosa soave — e m’ha fatto dare dalla vivandiera una tazza di brodo bollente, borbottando parole gentili nel suo dialettaccio.

Ci voleva questa notizia per deviare il corso esasperante delle idee, fame più accidia più angoscia, che fa dei volti dei miei colleghi rimasti (due sono andati all’ospedale) due maschere da morto.