Voci della Grande Guerra

Le scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino Frase: #797

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AutoreMonelli, Paolo
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreL. Cappelli
LuogoBologna
Data1921
Genere TestualeMemorie
BibliotecaThe University of Connecticut Libraries (Internet Archive)
N Pagine Tot227
N Pagine Pref
N Pagine Txt227
Parti Gold[122-131] [1-121] [132-229]
Digitalizzato Orig
Rilevanza3/3
Copyright

Contenuto

Ma se leggo i bollettini della nostra guerra nella traduzione dei giornali tedeschi, ecco, i nomi dei superstiti battaglioni gonfiano l’animo, citati nella disperata difesa del suolo della patria, i buoni alpini serbati all’ultima fortuna, ancora abbrancati alla roccia, ancora striscianti all’attacco, e liberi, ancora, liberi, essi, col diritto al fucile ed all’orgoglio di contenere il fiotto degli invasori.

Dove saranno i miei, trascinati in carovana mista per altro cammino:

Lo so già.

I muscoli buoni e la tradizione gli hanno additati al nemico, che gli avrà inquadrati nelle tragiche compagnie di lavoro, scavar trincee e demolir baracche sotto un Feldwebel brutale, e la sera un quarto di pagnotta e un pugno di crauti freddi, poveri ragazzi, e pensare che comperavan tutti il supplemento di pane perché il rancio non gli bastava — finché dopo sei mesi, sfiniti, snervati, stroncati, non siano cacciati in un ospedale di tubercolotici russi a prendervi lo stesso male.

Questo sudicio mucchio d’ufficiali che sfila sotto i vostri dolci occhi profumati di violette, fanciulle salisburghesi, non pensa ad insidiare il vostro cuoricino di burro.

I signori ufficiali non pensano che alla loro fame.

Dal fiume che trascina ghiaccioli vorticosi vapora un’aria fredda e malandrina che fruga nella pancia vuota.