Voci della Grande Guerra

Le scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino Frase: #790

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AutoreMonelli, Paolo
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreL. Cappelli
LuogoBologna
Data1921
Genere TestualeMemorie
BibliotecaThe University of Connecticut Libraries (Internet Archive)
N Pagine Tot227
N Pagine Pref
N Pagine Txt227
Parti Gold[122-131] [1-121] [132-229]
Digitalizzato Orig
Rilevanza3/3
Copyright

Contenuto

Ormai non più meta al desiderio, non più tenerezza di ricordi, un’uguale tristezza senza conforti, nella miseria quotidiana d’una vita che oscilla come un pendolo fra due fuochi, fame, tedio.

E dappertutto un capovolgimento di valori, non più traccia di dignità negli uomini, dall’ufficiale che si mette la terza stelletta per togliere il pagliericcio al tenente, ai prigionieri russi che vendono il loro pane e poi vanno a razzolare fra il pattume e divorano le buccie di mela e i rifiuti delle cucine.

Par che la fame debba giusti ficare ogni bassezza, viltà si manifestano, ostentate con cinismo perché sembra che il ventre vuoto abbia privilegio sulla nobiltà della coscienza.

Il venti dicembre arriviamo al castello di Salisburgo — truce caserma con muraglioni a picco sulla vetta di un colle scosceso;

senza sole, rabbrividendo di freddo per le sale vuote.

Dalla nebbia e dalla neve venta su di noi, con l’inverno boreale, un accoramento di ricordi nella ricorrenza tradizionale del Natale.

Ma nel ritmo della noia esasperata dalla fame nessuna dolcezza batte alle porte dell’anima chiusa nel suo rancore.