Voci della Grande Guerra

Le scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino Frase: #603

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AutoreMonelli, Paolo
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreL. Cappelli
LuogoBologna
Data1921
Genere TestualeMemorie
BibliotecaThe University of Connecticut Libraries (Internet Archive)
N Pagine Tot227
N Pagine Pref
N Pagine Txt227
Parti Gold[122-131] [1-121] [132-229]
Digitalizzato Orig
Rilevanza3/3
Copyright

Contenuto

Né posta né giornali né comunicati, solo notizie sgangherate arrivano, impossibili di successo o angosciose di rotta.

Ponti troncati, dietro a noi, ogni legame tagliato, soli noi e il nostro aspro compito quando il nemico urgerà.

La solitudine fosca di questa neve è tutto il nostro mondo ormai.

Ma i soldati di Busa tutti friulani, e qualcuno dei miei ufficiali, Romanin da Forni Avoltri, Scarpa da Udine, De Fanti da Agordo, ignorano tutto della loro famiglia;

ma i miei soldati, tutti cadorini e bellunesi, presentono il rischio che batte alle loro case e si radunano, a sera, sulla cima più alta a intendere l’orecchio e l’animo verso quelle lontananze.

O tu stele, biele stele, va, palese il mio destin, va, daùr di che’montagne, là ca l’è il mio curisin...

Taciturnità alle mense, ricerca del grappino ma solo per deviare le idee, impressione di inutile di triste d’irrevocabile — come quando nel pomeriggio di inverno giunto sotto la cima scivolai sul ghiaccio liscio fino al fondo della parete, e mi toccò ricominciare l’ascesa.