Voci della Grande Guerra

Le scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino Frase: #433

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AutoreMonelli, Paolo
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreL. Cappelli
LuogoBologna
Data1921
Genere TestualeMemorie
BibliotecaThe University of Connecticut Libraries (Internet Archive)
N Pagine Tot227
N Pagine Pref
N Pagine Txt227
Parti Gold[122-131] [1-121] [132-229]
Digitalizzato Orig
Rilevanza3/3
Copyright

Contenuto

I soldati non se l’hanno a male che noi s’abbia il vino, perché sanno che se portano un ordine o finiscono la rigore un bicchiere c’è sempre anche per loro.

E poi il capitano che beve vino si ricorda al lunedì di far venir su duecento litri dalla sussistenza per la compagnia, il che sarebbe proibito dalle peregrine regole che dominano laggiù dove il cannone non arriva.

(Ma in che mondo vivono quei signori:

La capì il generale Ferrari, che l’anno scorso, dopo quindici giorni di Cauriòl e di gelo e di rancio freddo e di granate e di bestemmie ci mandò su — il cambio:

— questo no, lo sapete bene, ma un litro di vino a testa ed una tazza di cognac.

Gli alpini capirono che quello voleva dire il cambio alla fine della guerra, ma dissero:

— Ben, che i ghe diga al general che se ’l ne manda drento do litri de vin par setimana, femo la firma de star sul Cauriòl).