Voci della Grande Guerra

Le scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino Frase: #1557

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AutoreMonelli, Paolo
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreL. Cappelli
LuogoBologna
Data1921
Genere TestualeMemorie
BibliotecaThe University of Connecticut Libraries (Internet Archive)
N Pagine Tot227
N Pagine Pref
N Pagine Txt227
Parti Gold[122-131] [1-121] [132-229]
Digitalizzato Orig
Rilevanza3/3
Copyright

Contenuto

sgombrò materiali sotto il bombardamento, salì al comando del battaglione nelle giornate calde, che lo si vedeva dal basso avvolto dalle nubi delle granate.

Degno è che sul cappello porti l’aquila e la penna;

degno è che sulla sua giubba siano le fiamme, verdi come i pascoli della valle Cismon, biforcute come le forcellette precipitose da cui spiano le vedette impellicciate.

Dice il sergente Da Col, e buffa nuvole di fumo dalla pipa di maiolica con l’effigie di Francesco Giuseppe che ha comperata a Primiero:

— Se nol gera ancora ocupà intanto che nualtri se gera tanto più avanti sui monti, vol dir che no se doveva farlo.

Soggiunge Pupo, il conducente canuto, che ha gli anellini alle orecchie, e il più stizzoso mulo delle salmerie:

— E se un el ghe gera entrà par sbajo nol podeva far altro che saltarghene fora.