Voci della Grande Guerra

Le scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino Frase: #1446

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AutoreMonelli, Paolo
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreL. Cappelli
LuogoBologna
Data1921
Genere TestualeMemorie
BibliotecaThe University of Connecticut Libraries (Internet Archive)
N Pagine Tot227
N Pagine Pref
N Pagine Txt227
Parti Gold[122-131] [1-121] [132-229]
Digitalizzato Orig
Rilevanza3/3
Copyright

Contenuto

Aver il modo di abolire in un colpo cinquantacinque giorni di agonia, crearsi una terra di morgana dinanzi agli occhi, mettere un po’di calore nelle membra costrette dalle fascie, umide di dieci nevicate, tarlate dai reumatismi — rivedere nel fondo della tazza di latta il paesello, la fèmena, l’angolo del focolare — e vorreste contendergli questa ebbrezza al buon combattente, aquae potores:) è brillo, dunque, l’alpino, ma s’accorge del quadratino argenteo e issa il braccio al cappello per salutare.

Oh sì:

Quello sforzo gli costa l’equilibrio, e ruzzola bocconi nel fango.

Ma la mano potente del generale Satta si abbatte su di lui, lo afferra per il coppino, lo rimette in piedi.

— Di che battaglione sei:

E poiché il battaglione è quello che pensa lui, il generale preme in mano al soldato incitrullito due lire e gli dice:

— Ciapa, va a beverghene un altro.