Voci della Grande Guerra

Le scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino Frase: #1184

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AutoreMonelli, Paolo
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreL. Cappelli
LuogoBologna
Data1921
Genere TestualeMemorie
BibliotecaThe University of Connecticut Libraries (Internet Archive)
N Pagine Tot227
N Pagine Pref
N Pagine Txt227
Parti Gold[122-131] [1-121] [132-229]
Digitalizzato Orig
Rilevanza3/3
Copyright

Contenuto

ed ha un nome così romantico che a ripeterlo adagio con il suo ritmo novenario si fantastica di cose impossibili e si pensa alla bambina: il lago di Costa Brunella.

Il lago di Costa Brunella orrore di pareti nere oscure acque leggere nella solitudine enorme del taciturno senato dei macigni canuti.

Solo nel ricordo son l’orme dei nemici sopravenuti per macchinare l’agguato lungo le rive impassibili del lago di Costa Brunella.

Il meriggio stagna nel cielo, l’accidia del cielo riflettono lisce l’acque, il silenzio polisce di purità la montagna dove s’accolse l’insidia, il lago che chiude il segreto dei morti, che vigila il sonno dei morti, e per essi fiorisce le rive di genzianella, il lago di Costa Brunella.

Ripeto adagio le sillabe romantiche si pensa a due occhi imploranti che sanno un segreto ad una bocca dolorosa nell’ombra delle chiome che vuole parlare e non osa non osa.

Quando si arriva di notte che dall’alto viene un cantare di soldati e la nebbia corre a rannicchiarsi nel cavo delle pareti di roccia e il laghetto fuma (le nuvole vi fanno sopra le capriole) e pare che le baracche siano dolci come salottini rossi dove Sakuntala versa il tè nelle tazzine rosse e invece c’è dentro un attendente che spidocchia il saccopelo — NOSTALGIA.

Il mulo che porta le tavole e le cartuccie, la ghirba gocciolante e il gabbione che s’aggrappa ai rami penzoli degli abeti, non soffre la nostalgia e non aspetta la licenza.