Voci della Grande Guerra

Le scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino Frase: #1024

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AutoreMonelli, Paolo
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreL. Cappelli
LuogoBologna
Data1921
Genere TestualeMemorie
BibliotecaThe University of Connecticut Libraries (Internet Archive)
N Pagine Tot227
N Pagine Pref
N Pagine Txt227
Parti Gold[122-131] [1-121] [132-229]
Digitalizzato Orig
Rilevanza3/3
Copyright

Contenuto

Dio buono, come sono cerchiati i due occhioni di velluto:

Anche la povera signorina deve essere stufa della guerra.

Poi ne viene un’altra che porta il protocollo, e se ne va sculettando, carina tanto, con le unghie lucide e troppo profumo addosso.

Poi ne entra una terza — mio Dio, come sono belle le donne a Castelfranco Veneto:

Questa è la direttrice del magazzino, e il tenente m’affida ad essa con un gesto stanco.

E il magazzino è tutto un affaccendarsi di ragazzone solide, forti, che fanno ruzzolare i sacchi di scarpe ed issano rotoli di coperte all’ultimo piano, schiamazzando, strillando, sghignazzando, facce accese, denti sani che brillano, odor di giovinezza di primavera di prati, trilli di risate che richiamano il tenente fuori dal suo ufficio, poveretto, e deve venire fra quel gineceo sgambettante per mettere un poco di disciplina.

Ha ragione, questa guerra è troppo dura per lui.