Voci della Grande Guerra

Le scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino Frase: #882

Torna alla pagina di ricerca

AutoreMonelli, Paolo
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreL. Cappelli
LuogoBologna
Data1921
Genere TestualeMemorie
BibliotecaThe University of Connecticut Libraries (Internet Archive)
N Pagine Tot227
N Pagine Pref
N Pagine Txt227
Parti Gold[122-131] [1-121] [132-229]
Digitalizzato Orig
Rilevanza3/3
Copyright

Contenuto

Fra le tue blandizie primaverili e l’avidità del nemico non ci sono che questi sbrindellati, Italia che maturi ora le ciliege rosse nel sole e sebbene il pericolo batta alle porte te ne freghi un poco, e le tue fanciulle spingono i piccoli seni novelli fuori e gli esonerati si comperano il cappello di paglia.

Fiorite sicure in pace, fanciulle italiche, e ricercate sicuri nella tarda notte il vostro letto, imboscati.

Arrotondino la pancia senza tremare i fornitori che ci hanno mandato queste bombe che non scoppiano e queste scarpe che scoppiano da tutte le parti.

Qui Zollet vi difende, vecchio che arranca bestemmiando per l’artrite, ma geloso del suo fucile, che domani colpirà giusto perché gli ha dedicato il grasso della sua scatoletta;

qui Cecchet vi tutela, che lavorò vent’anni in tedescheria e quando fa le mine parla tedesco e dice fertig e Feuer come ha appreso nelle miniere della Slesia, ma è il più mulo della compagnia, e si ostina a portare con la sua squadra un macinifo di mitragliatrice Perino.

E Smaniotto che è già stato ferito tre volte, e Cesco che è figlio unico di una vecchietta che vende la frutta sullo stradone di Primolano, e le manda cinque lire al mese.

Bravi ragazzi, ciarloni e lavandai, ma iaciturni quando il lavoro è duro, segnati dalla loro aspra vita d’una serietà triste e attonita, che non hanno nemmeno la speranza di andare ad istruire le reclute come il tenente, e se non gli piglia la ferita non hanno altro miraggio che quindici giorni all’anno per potersi sborniare senza paura dei carabinieri.