Voci della Grande Guerra

Le scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino Frase: #705

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AutoreMonelli, Paolo
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreL. Cappelli
LuogoBologna
Data1921
Genere TestualeMemorie
BibliotecaThe University of Connecticut Libraries (Internet Archive)
N Pagine Tot227
N Pagine Pref
N Pagine Txt227
Parti Gold[122-131] [1-121] [132-229]
Digitalizzato Orig
Rilevanza3/3
Copyright

Contenuto

Il chiaro cielo s’offusca, nuvole s’adunano, si sciolgono in pioggia di giorno, in tormenta ed in grandine di notte, indugiano in perpetua umida nebbia.

Il suolo le tende le coperte gli abiti sono un uguale fracidume.

E, adesso abbiamo poco agio di osservare la battaglia sulle altre cime, chè anche su di noi c’è la festa di Santa Barbara.

I muli non portano più la posta e il vino, portano cartucce e bombe, il conducente non ha più voglia di fare le quattro chiacchiere, scarica in fretta il suo bagaglio e poi giù di nuovo per la mulattiera battuta dai colpi lunghi che mancano la cima, e non ride Pupo se ridiamo noi vedendolo arrancare laggiù tirandosi dietro a furia il mulo riluttante, preoccupato più della discesa che del bombardamento.

I soldati, addossati alla baracchetta nell’illusione d’averne riparo, seguono con occhi affettuosi i buoni muli, compagni della nostra guerra aspra, solo legame adesso fra noi e il mondo verde e oro della valle imboscata.

Damin racconta che Antelao, ch’era il mulo più brutto del battaglion Feltre, in Libia fu premiato al valore per il suo contegno tranquillo sotto le fucilate, e ottenne doppia razione di biada, e continua a sbafarsi la doppia razione anche adesso che non è più militare perché l’hanno riformato e venduto a un carrettiere di Lamon.

Facchin dice che i muli sanno mettersi sull’attenti — drizzano il muso e levano le orecchie e gli brillano gli occhi e stanno così fermi nella stalla quando vien dentro el major e al piantone di scuderia gli viene l’idea di dar l’attenti.