Voci della Grande Guerra

Le scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino Frase: #601

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AutoreMonelli, Paolo
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreL. Cappelli
LuogoBologna
Data1921
Genere TestualeMemorie
BibliotecaThe University of Connecticut Libraries (Internet Archive)
N Pagine Tot227
N Pagine Pref
N Pagine Txt227
Parti Gold[122-131] [1-121] [132-229]
Digitalizzato Orig
Rilevanza3/3
Copyright

Contenuto

Un amico è morto in guerra.

Il migliore del cenacolo arguto che ora disperso su per i monti e lungo i fiumi combattuti assolve il suo compito (ma c’è quello che arranca nelle ambagi dell’imboscamento).

Il migliore:

quello che lucido ed arguto ammoniva spesso il nostro spirito, e fu nostro devoto compagno sulle grandi vie delle montagne quando non sapevamo ancora che salirle era un’anticipazione ed una preparazione — che partì per il suo posto sul Carso senza jattanza e senza esaltazione, umilmente;

ma che il giorno in cui, terza categoria, aveva dovuto scegliere un’arma per farvi l’ufficiale, aveva scelto la fanteria.

Ma del suo discreto amore per la montagna, ma della sua uniforme di soldato, ma del suo chiaro spirito di sacrificio che resta, se non la salma spezzata dalla granata, composta nel cimitero di Quisca:

E oggi rabbrividisco per questa morte così lontana, come se gli fossi stato accanto nel combattimento ed avessi udito il suo urlo di colpito.