Voci della Grande Guerra

Le scarpe al sole: cronaca di gaie e tristi avventure d’alpini, di muli e di vino Frase: #564

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AutoreMonelli, Paolo
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreL. Cappelli
LuogoBologna
Data1921
Genere TestualeMemorie
BibliotecaThe University of Connecticut Libraries (Internet Archive)
N Pagine Tot227
N Pagine Pref
N Pagine Txt227
Parti Gold[122-131] [1-121] [132-229]
Digitalizzato Orig
Rilevanza3/3
Copyright

Contenuto

E alcuno è caduto così innanzi che ancora il terreno dove egli giacque è conteso e nemmeno le più audaci pattuglie lo sopravanzano.

Così è caduto il nostro capitano, sotto i reticolati nemici, una tragica notte di combattimento costellata di scoppi, sonora di schianti, in un labirinto di ghiaccio e di rocce sgretolate dal martellare delle mitragliatrici.

Aprile.

Ho accompagnato a Feltre gli alpini più vecchi delle compagnie con una ventina di muli che passiamo alle salmerie del nuovo battaglione Pavione.

Hanno finito di fare la guerra, i veci, almeno in compagnia;

passano conducenti, ed è buon premio a questi uomini di quarant’anni che sono stati in prima linea un anno mentre i loro coetanei di fanteria con le pipe rosse gli insidiavano le mogli nei paesetti veneti allegri di vino.

E c’è il mio vecchio Prade fra essi, che si portò così bene con tanto spaghetto in corpo la notte di marzo;