Voci della Grande Guerra

La grande guerra: operai e contadini lombardi nel primo conflitto mondiale Frase: #13

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EditoreSilvana
LuogoMilano
Data1980
Genere TestualeSaggio
BibliotecaBiblioteca di Area Umanistica dell'Università di Siena
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Parti Gold68-142 (75)
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z.d.g. 12 giugno 1915.

Cari genitori.

Ieri ò ricevuto la vostra lettera che non credete mai la gioia che provai che ancora prima di leggerla mi missi a piangere.

Ma le ancora quella dei 30 maggio.

Adesse vi volio contare un pò della mia vita e vi dico che il giorno 8 Giugno abbiamo fatto una Grande avanzata e della mia compagnia sono restati morti solo 8 soldati un caporal maggiore e un tenente.

Abbiamo cominciato la sera alle 11 e abbiamo smesso alle 8 la mattina se avesse visto come fischiavano ma noialtri sempre avanti come leoni e con coraggio sempre gridando viva la guerra viva Litalia viva Savoia.

E vi dico che il giorno 10 di questo mese cioè laltro giorno vi dico una grande battalia abbiamo fatta e abbiamo fatti molti prigionieri compreso un capitano.

E una compagnia nemica quando prese il colpo per lassalto alla baionetta gabbiamo fatto una scaricata di fucili e non sono stati buoni di ritornare nemmeno uno alle sue trincee rimasero tutti morti.

Insomma dei nostri reparti che ce ne sono restati qualcuni quelli de 17mo, ma dite ai suoi di casa del Bettazza che non pensino male che il suo filio lo visto stamattina e quando si vediamo si sembra di vedere Iddio.

Scusate se non metto il paese dove mi trovo non posso perché è proibito...

Riguardo ai soldi che mi avete mandato io non li ò ricevuti e se potete guardate di ritirarli che io non sò che farne che non si può spenderli perché non cè niente da comprare se non volete che mangia soldi di rame e di carta.

Riguardo a me sto bene al momento come spero di tutti voi e del fratello Luigi.

Salutatemi quelli che dimandano di me.

Io combatterò da valoroso gridando sempre viva Litalia Viva Savoia viva il Re colla speranza di ritornare ad abbracciarvi voi Genitori e fratelli e Cugini.

Ciao.

Fatemi sapere nuove del fratello.

Subito attendo vostre notizie subito.

Addio un bacio a tutti.

Ciao.

In trincea, 16 luglio 1915.

Cara moglie.

Mi è giunta oggi la tua missiva dove sento che ti fa piacere il ricevere così di frequente mie notizie.

Intesi pure che ti è giunto mio vaglia e che non appena avrai riscosso il denaro lo metterai al sicuro.

Riguardo poi alla casa ho inteso tutto, e non stà ad ammattirti di ciò, che poi ci penseremo al mio ritorno se almeno Iddio mi dara la grazia.

Come dici che il mio principale t’ha detto che mi ha scritto tre o quattro volte, e che desidera sapere se mi sono giunte, dille pure se lo vedi che nulla mi sono visto a comparire, anzi due giorni orsono le ho inviato nuovamente miei scritti dove le dico appunto per questo mio ritardo.

Ora attendo un scritto di tuo cugino B. Giovanni, dove non appena il tempo mi permetterà ci invierò nuovamente mie notizie, come farò per tutto il tempo della mia permanenza alle armi.

Tu cara moglie non puoi credere come sia grande il desiderio mio di ricevere nuove di tutti i miei più cari.

Non passa giorno se io non scriva o a uno o all’altro, in monte due o tre lettere ogni giorno io le spedisco, tanto da poter io pure ogni giorno ricevere nuove o dall’uno o dall’altro, ma purtroppo non mi viene questo appagato e non mi resta da guardare i compagni che tutti contenti leggono ogni giorno nuovi dei loro cari, che molto più di me sono ricordati.

Io sono nato sfortunato e così dovrò morire, ma insomma pazienza, e che tutti faccino pure a modo loro.

Ieri ho scritto alla zia Laura dove ho pure partecipato i tuoi saluti ed ho scritto pure ai miei genitori, ed alla sorella Catterina.

Io mi privo d’ogni momento libero che avrei da riposarmi, per inviare nuove a tutti miei cari, ma pur troppo non lo sono considerato.

Non ti ho ancora parlato della giornata quattro luglio e nemmeno sulla presente non è il caso, solo posso dirti giornata disastroso e di ricordo per cari monteclarensi e specialmente per due disgraziate famiglie per il figlio loro perduto.

Non dire nulla di ciò.

Abbiti cordiali saluti e baci unito alla piccina.

tuo Cencio.

Saluti a tutti.

Ciao.

z.d.g., 20 settembre 1916.

Cara sorella,

eccomi a te per farti sapere la ottima mia salute.

Io mi trovo di ottima salute e così spero anche di te, di più ti dico che o ricevuto due cartoline del tuo marito che sono state le prime notissie che da lui e sono stato molto contento dell’ottima sua salute, pero ancora dice che è molto stanco ma non e solo al mondo che è stanco di fare questa penitensa, ti saluto tuo fratello Albisini Luigi.

Ciao addio.

Saluti a miei nipoti e a tua famiglia.

z.d.g., 22 settembre 1916.

Caro padre le invio a voi questa mia seguente letera per farvi sapere le mie notissie che io grasi[e] al buon dio godo una buona e perfetta salute e così spero e desidero anche voi e tutta lintiera famiglia.

Carissimo Padre.

E sendo gia di molto tempo che non ricevo più vostre notissie desidere a dunque sapere come la vano il famiglia e come fu stata che il padrone a venduto tutte le vacche e fatemi sapere se voialtri rimanete ancora li.

Epoi fatemi sapere dove anno comperato il fieno i nostri riconoscenti mandriani e dove si trovano i nostri riconoscenti soldati e di più i cocini e anche il fratello

Quinto che io o perduto lindirisso da tutti e avevo anche tante cose altre e fotografie o perduto tutto e mie dispiaciuto molto.

Io finora mi trovo ancora in riposo e ma mi fanno lavorare in continuo a fare istruzioni e non mi lasia mai un minuto di tempo per poter riposare.

E mi trovo in riposo vicino a Gurissia ancora soto i tiri delle ariglierie e giorno per giorno mi tocca tornare di nuovo in trincea la dove tanto o soferto in aqqua fino al colo e stare giorni e noti a bagnati trebatiti senza poter mai riposare e patire anche sete in meso a laqqua e aqqua che non si poteva bere e mangiare una volta al giorno e sempre di note e poca roba anche a loro e molto tristo.

Siamo stati un mese e più a fare quele brute vitace li eravamo venuti che non si poteva più guardarsi.

Dunque miei cari io ormai sono stancho e ma cuando finira questa trista guerra di poter tornare a rivedere i miei cari che tanto desidero di poterri vedervi dunque pregate il buon Dio che abbia presto a venire cuel giorno io mi facci sempre coraggi e spero sempre che la cosa vada meglio.

Termino e scusatemi di tutto e vi offro tanti cari saluti e bacci a voi e tutto lintera famiglia e conservatevi tutti molti anni allaffetto del vostro lontano figlio Angeli tanti bacci di cuore addio ciao tutti.

Galerriano, 7 maggio 1917.

Cari genitori,

Giacchè trovo un’ora di tempo voglio farvi sapere mie notizie, la mia salute al presente è ottima come spero di voi tutti in famiglia.

Come vi replico ancora che io mi ritrovo in questo paese che si chiama Galeriano qui mi fanno fare listruzione tutto il giorno altro che si sta male col rangio che tutti i soldati si lamentano, però a me farebbe poco che non mi darebbe il rangio che mi partiene ne il tabacco pure che mi lasciano qui in Italia e non mandarmi in trincea adesso cari genitori posso ringraziare il Signore che io mi ritrovo qui in Italia che mentre i miei compagni Boris e Palazzi e Gatti lori sono in trincea e ci tocca di fare il turno di 21 giorni e se ci va male li fanno stare anche per quarta giorni, adesso mi ritrovo contento a pensare che siamo così indietro di più di cento chilometri e pure adesso è due o tre giorni che hanno cominciato a fare degli attacchi sentiamo il canone come fossero d’essere la in trincea, questo mese di maggio è un mese molto brutto per i soldati che si trova nelle trincee perché arivano sempre delgli ordini di fare delle avansate e fare le avansate è molto brutto.

Voglio farvi dapere il Signor Curato che mi ha scritto una lettera e mi ha detto di non pensar male che in questo fronte nella zona di Gorizia il nemico non può più avanzarsi, invece è tutto allincontrario questo fronte nella zona di Gorizia è il fronte più brutto che ci sia perché è quello più vicino a trieste e il nemico quntinua sempre a fare fuoco, e poi sento i Signori uficiali lo dicono anche lori che questo è il fronte più brutto, io ho provato sei giorni e ho già visto quello che vuol dire la guerra e questo regimento del 7° fanteria è sempre stato qui in questo fronte nella zona di Gorizia e fanno a posta per castigarli perché son tutti soldati della bassa Italia e sono quasi tutti volontari che lori la sua vita la mettono per il niente.

Caro Padre fatemi sapere come va nella campagna se hanno fiorito bene, e se potete accorgervi se vedete dell’uva e dei frutti;

anche qui nelle colline Austriace che anno quistato i nostri Italiani siamo attendati due giorni prima di venire in Italia mi pareva di essere nel nostro ronco si vedevano le belle piante di frutta ben fiorite e poi anche le viti e anche la bella erba, fatemi sapere quanti ne tenete di bachi, io credo che ne tenete molti pochi perché nella campagna del lavoro ne avete anche tropo e che bestie che avete in stalla.

Aspeto vostra risposta.

Vi faccio sapere che i soldi ne meno il pacco non leo ancora da ricevere e adesso qui mi daranno forse 10 cent. al giorno non posso saperlo perché non mi a ancora da dare la...

Intanto vi saluto tutti uniti in famiglia e sono vostro figlio e vi ricorda sempre Isidoro.

Mason Vicentino, 7 maggio 1916.

Sposa mia diletta.

Di giorno in giorno, sempre in attesa di tue notizie prima di scriverti, lasciai passare così 4 giorni senza darti mie notizie;

visto però che neanche oggi mi hai scritto, non posso lasciar passare il quinto giorno senza scrivere io a te.

Io di salute sto grazie a Dio sempre bene, ed auguro e spero che così sia di te e dei bambini.

Questa notte in sogno vi o visti tutti uniti, felici, contenti salutare il mio ritorno in famiglia; e quale contentezza anche da parte mia il trovarvi tutti in perfetta salute e pieni di premurose cure per me:

Ma, ai, non fu che un sogno.

Già quasi un anno e passato mia cara Teresa dacchè fui chiamato sotto le armi.

Benchè sia pienamente convinto della necessità e della giustezza di questo richiamo per l’alto e santo scopo della salvezza e grandezza di nostra cara Italia, pure, lascia che ti dica, comincio a...

ma no, non posso dirlo, sarebbe una bestemmia.

I miei figli però... la mia sposa...

oh quale sacrificio:

Ma spero in Dio.

Lui che tutto vede e tutto sa, saprà ricompensare a suo tempo il grande sacrificio che facciamo per amore (ed un po per forza) della Patria...

22 giugno 1915.

Carissimi genitori.

Oggi ricevei la vostra lettera e anche il vaglia e sono contento al sentire che i mestieri vanno bene tranne i bachi che questo cia me lo spettavo.

Carissimi miei le vostre lettere fin ora le ricevo tutte e non state pensare che vadano perdute vanno a lungo perche prima di di arrivar qua dove sono anno da scavalcare parecchie montagne e poi per la grande flotta dei soldati che ci sono le cose vanno al lungo ma dite anche a Farina e Capelli e al don Francesco che le notizzie le riceviamo tutte e quindi per questo fa sensa andare alla posta a spender denari e nemmeno stai mandarmi piu soldi a me che non so che farne piu tosto adoperateli a far dire qualche messa ai nostri cari genitori che pregheranno per me.

I lavori della campagna pare secondo tue notizzie che vanno bene, e ringrazzia quelli che ti aiutano e pensano anche per noi.

Dunque caro fratello io non mi resterebbe altro che salutarti e di dirti che il vaglia l’o ricevuto e di non mandarmi piu denari a me perche non so che farne al caso mi succeda qualche cosa sarete avvertiti dai miei compagni e tu o fratello mio non sta pensare tanto a me scrivemi spesso che alla fine quel che sara sara e tu pensa alla famiglia che io vedrai che quel poco che posso lo faro.

Salutami il fratello Bernardo el cognato la sorella i vicini il nostro don Francesco e tutti quelli che dimandano di me e fammi sapere come fai a dar il latte al casel se il lataio è militare.

Io sono di perfetta salute per ora e speriamo anche di voi saluto tutti quelli che ti soccorrono nei tuoi lavori in questi giorni.

Ora il tempo pare che piove un po troppo qui in questi posti il giorno fin il 22 continua a piovere, guarda di tagliare l’erba quando va tagliata che sara meglio per te, saluti ai tuoi di Incassano che forse saranno il tuo aiuto e terminando salutando tutti mi dichiaro tuo fratello Giuseppe.

s.d.

Padre e Madre.

Vi lasio a voi cueste due righe per farvi sapere le mie notisie e i miei combatimenti del giorno 28 agosto abbiamo fatto un gra[n] combatime[nto] abbiamo tacatto la mattina alle 4 fino le 5 la sera e poi acessato il foco non potette giu di care i onori del 111 ma doppo cuesto combatimento siamo stati dei giorni senza mangiare per meso del nemico che non lasciare pasare il rangio e doppo e rivato lordine di venire a basso di notte tempo siamo rimasti a la e abbiamo catato quelli che nava a prender il nostro posto tutti spaventati ne domandava se era brutti posti e noi no non statte spaventarvi e si fa sempre coraggio a cuelli che vanno e noi si faranno più coraggio di lori perché noi si veniva in riposo e lori indava in cuesti bruti posti poveri giovinotti povera gioventu poveri padri di famiglia cuando si vedeno brutta chiama i dio e poi, salutano i suoi Bambini a dio non rivedeno piu mamma a sentirli fano compazione e poi sempre coraggio.

Col grido Savoia avanti fratelli faciamoci coragio siamo coi per defedere i nostri fratelli et vanti sempre coraggio che ce un dio che prega sempre per noi e Maria Santissima l’abbiamo sempre con noi.

Mia sorella a piacere a sapere cualche cosa dela mia vitta perche e posibile racontarvi tutto cuello che passo e che o passato un vechio di otantani non è dubio che a passato e visto cuello che o passatto e visto mè in 2 ore duncue mamma potette immaginarvi quello che desidero io lasalute come dio mi a sempre compagnato sempre avanti sara che Dio vuole se siamo destinatti di tornare alle nostre famiglie.

Si braceremo nostri padri e nostre madri e tutti miei fratelli che gio e che piacere semmai... sera cuel giorno...

abbiamo sempre vede a Dio che e quello che puo compagnare alle nostre famiglie.

Mamma fatevi coraggio sempre che vostro figlio e sempre coragioso apurtroppo...

alle vostre ocasione ora mi ritrovo in riposo mangiamo e beviamo in compagnia con Este Pietro siamo sempre alegri e beviamo delle fiasche di vino pensiamo a niente o ricevutto notizie di Pesaioli si trova al lospitale di Mantova di convalicenza visate la sua famiglia tanto vi salutto di cuore e sono vostro figlio Bi Domenico.

risalutta Mamma ciao.

Salutti ricordo di vostro figlio.

3 giugno 1915

Carissimo babbo

Vi dico queste due o tre righe per farvi sapere che io mi trovo di perfetta salute e cosi spero anche di tutti voialtri in famiglia e anche di mia sorella e di mio cugnato.

Sono restato contento quella mattina che mi sono ritrovato in caserma appena dentro abbiamo mangiato il rancio e poi suonata la dunata di ritrovarsi tutti in cortile per la partensa.

Al punto di un ora siamo siamo venuti fuori cera la musica e i cittadini gridavano e viva l’Italia e viva la nostra patria e cera le signorine che mi portavano i sigari e li in stasione di Cremona o trovato dei nostri paesani ed egli le o salutati con coraggio.

E appena che sono passato della nostra stasione sono rimasto contento che o visto mio padre e anche Tone Bibo e suo padre di Cineto vi dira questo che in tutte le stasioni si e fermato e li a Pontevico a preso in velocità che o fatto a tempo a vedervi voi pero mi e cappato un po di lagrime pero o sempre sopportato.

Appena siamo ciunti a Brescia e venuto in contra i cittadini che egli mi anno portato laqua da bere che egli cera dentro lanice e anche i limoni e sigari e a Brescia siamo stati fermati tre ore e poi siamo partiti.

E’appena che siamo partiti cerano i cittadini che mi dicevano coraggio coraggio giovanotti e gridavano viva l’Italia viva la patria e viva.

Vi raccomando di non pensare male di me che sto bene qui si mangia e si beve e siamo sempre allegri.

E vi dico questo di farmi sapere se avete ricevuto le cartoline e anche Giuglia e vi dico di rispondermi subito di farmi sapere le vostre notisie.

E guardate che di denari ne tengo ancora e quando mi occoreranno ve lo mandero a dire.

Per intanto mi resta di salutarvi di vero quore del vostro figlio Bodini Paolo e fatemi il piacere a salutarmi mio cugnato e mia sorella e un bacio alla nostra cara nipotina e salutatemi tutti quelli che dimandano di me.

Vi saluto di vero quore arivederci presto.

z.d.g. 24 novembre 1915

Carissima sposa,

Ecco qui a darti le mie notizie.

Da quel giorno che son partito da casa non ho ancora sentito una parola su da te e nemmeno riguardo alla familia e anche dei nostri bambini.

Quel giorno per me e stato un vero rammarico un streppa cuore a pensare che mi toccasse a lasciare tutti i miei bambini e la sposa diletta che a me era tanto cara.

Lasciando il mio caro babbo i fratelli e forse ne anche di vedersi più come un uomo schiavo.

A pensarci bene son cose da buttarsi via la testa far venir qui in mezzo a questa terra e questi monti terribili.

Sono già 8 giorni che sono qui e spero che mi lascino qui ancora.

Siamo attendati e quando è la mattina abbiamo 4 dita di brina entro la tenda specialmente alla sera quando si ritroviamo tutti 5 sotto la tenda con quel freddo viene in memoria il nostro caro e belletto e tutti ogni uno si pensa ai loro figli e alle loro spose e al nostro caro letto che si riposerebbe così bene.

Ma invece poveri padri disgrasiati che fine ne saranno di noi.

Non ci sara fin un Dio che ci rimedia spero che una mano vorrà mettercela un bel giorno speriamo perche ce altro che lui in questi momenti.

Ti raccomando i nostri bambini e guarda di mandarli in chiesa e che pregano un po per suo padre poveri disgrasiati che loro non ne hanno colpa e nemmeno sela meritano questa disgrasia però pasiensa speriamo che le cose vadano bene e che non succeda questo.

Dunque cara Teresa ti raccomando a farti coraggio e anche col babbo guarda di avere un po di tatto che anche lui ci pensera alla mia sventura fatevi coraggio che Dio ci rimediera.

Intanto ti mando i miei più cordiali saluti e un bacio a te e tutti i nostri bambini.

E ti raccomando da scrivermi subito e se il padrone Iseo e a casa dirgli se fa il piacere a portarmi il pacco che ti o detto un paio di guanti e 2 o 3 paia di calse di lana.

E guarda di non pensarci troppo farti coraggio che per te e già grossa ma più ancora per noi altri poveri padri disfortunati qui in mezzo alle nubi e ai sassi e in somma ci vuole pasiensa perché non si può rimediare a nulla altro che Gesu bambino e la madonna.

Caro babbo

vengo a voi per darvi le mie notizie che per ora mi sento bene e cosi credo anche di voi e dei miei fratelli quando mi scrivete fatemi sapere qualche cosa di mi fratello Neto.

Di più caro babbo vi raccomando di farvi coraggio e non pensate tanto vi raccomando e fatemi sapere se siete guarito dal vostro piede vi raccomando i miei bambini e la mia molie e scrivetemi subito appena lavete ricevuta.

z.d.g., 3 agosto 1915.

Cara moglie,

ti ho spedito n° 3 lettere e non ho ancora a ricevere nulla del tue notizie.

Il giorno dopo siamo rivati sul posto si cominciati a sentire il cannone delle artiglierie nemiche che mandava dei proiettili e delle granate, e poi non basta ora anche il areoplano che lasciava cascare delle bombe sopra noi soldati e dove cascava erano disatri di soldati, ma però morti pochi ma feriti molti.

Si dorme sotto le trincee che sono sotto terra un metro, puo immaginare come si sta bene bisogna far cosi altrimenti gli drapen del nemico mi occidono tutti noi e da essere in trincea non e cosi facile.

Come ti dico il primo giorno mi fava paura, ma adesso sono abituato a queste intemperie.

ho trovato il mio compagno Filippi Davide ma lo trovato un po maldisposto perché ha dormire cosi, con aqua venti dormir per terra come si fa a resistere non si può resistere.

Cara Vitoria tiracomando di tenermi in mente colla preghiera perché qui minuto ci sei e un altro sei morto sotto le palottole nemiche perché loro continuo a sparare da continuo.

Termino di scrivere per non intimorirti, e tu non pensare a me.

Dimmi se tuo padre e andato a Tavernole a pagar la banca e come sono andati gli affari se sono andati bene si o no e come anno fatto a combinarsi le cose.

Io di saluto fin ora sto bene cosi spero anche di voi tutti in famiglia.

Saluto a tutti in famiglia baci a te e poi anche il mio caro Gino che ho una volonta du vederlo che non posso più.

Ciao ciao il tuo marito Boglioni Angelo.

z.d.g., giugno 1915.

Caro babbo.

Ho due minuti di tempo disponibile, e subito ti scrivo.

Sono lontano lontano e non posso dirti dove.

Però non pensare male perché io sto benissimo e sono felicissimo di potermi trovare di fronte agli Austriaci per potermi misurare con questa canaglia cha da un anno quasi sta consumando orrendi delitti contro tutta l’umanità.

Essi sono i devastatori della nostra bella campagna lombarda, i distruttori dei nostri monumenti migliori i ladri delle nostre opere d’arte;

essi sono gli alleati dei massacratori e dei devastatori del Belgio, sono i discendenti di Heinau...

Ora è venuto il giorno della vendetta e li vogliamo vedere faccia a faccia, e vogliamo incrociare le nostre sciabole con le loro... e gridare:

" Basta, basta, barbari, massacratori:

Alto là...

di qui non si passa, più oltre non si può proseguire... "

Se qualche volta non avrai notizie di me, non allarmarti, non temere che qualche palla Austriaca mi abbia colpito.

Il piombo austriaco non uccide che il nostro misero corpo, perciò l’anima mia volerà da te e dalla mamma a salutarvi a baciarvi.

Bacioni a tutti Achille.

N.B. Hai ricevuto il libretto di L. 400 ed un’assicurata di altre 500:

dal fronte, 30 ottobre 1915.

Cara mamma,

Sarai certo in pensiero per me;

quanto sono stato indolente questa volta a non darti mie nuove per circa quindici giorni:...

Credilo però non fu tutta indolenza, ma fu anche perché in questi giorni s’è lavorato da cane...

Tu mi domanderai quale fu il mio lavoro, non è vero:

Cara mamma, questa volta non ti posso accontentare perché mi è severamente proibito, e tu stessa lo sai.

Vuoi sapere qualcosa:

Leggi i giornali, ma ricevi tutte le notizie con il beneficio dell’inventario.

Leggerai in certi punti che la nostra fanteria, oppure i nostri alpini hanno occuppato il tal paese o il tal monte;

dei bersaglieri poco sentirai che abbiamo fatto, poiché anzi sembra che in questa guerra ci vogliano cantare il deprofundis.

Perché:

È una vergogna vedere queste parzialità;

tutti lottiamo per il medesimo ideale, tutti siamo soldati dello stesso esercito, eppure quanto siamo differentemente trattati ed esaltati:...

Ciò certo non è il migliore modo per infondere coraggio a chi lotta per una sacra ed eterna idealità mettendo ad ogni istante a repentaglio la sua vita:

Ma noi bersaglieri, non abbiamo bisogno di andare mendicando forza ed ardire e non abbiamo nulla da invidiare a chi a fianco nostro combatte.

Collo sguardo fisso alle nostre piume, che rappresentano la nostra bandiera, fiduciosi ascendiamo l’irta montagna e passiamo le ridenti valli che or ora abbiamo conquistato colla baionetta in canna, gridando " Sempre avanti Savoia:... ".

Fra le righe dei giornali, dove non compare mai una volta la parola, bersaglieri, tu leggila invece di sovente e pensa che anche il tuo Achille ha fatto e sta facendo qualche cosa per dare alla nostra patria una più grande Italia.

Ieri sera ho assistito ad un orribile spettacolo neroniano, l’incendio di uno dei belli paesetti da noi ultimamente conquistati, provocato dal nemico mediante bombe incendiarie.

Quale triste spettacolo:

Sembra però che questa volta il Padre Eterno abbia fatto camorra, poiché ha permesso che tutte le case di tante povere famiglie ardessero mentre la sua se l’è conservata...

Scherzo...

come stai:

Piero e Vittoria:

Bacioni a tutti.

Scrivimi.

Scrivimi.

Achille.

Milano, 19 luglio 1916.

Cara Agnese.

Trovandoni disteso soppra un bel lettuccio bianco dopo un anno e un mese che la seconda volta sono partito.

Ti voglio raccontare la storia.

Il giorno 9 salimmo sul monte Maio ove rimanemmo due giorni senza fare alcun colpo di fucile, il terzo s’insinuavano certe fucilate ma cosa da poco, si trattava di vedetta in vedetta.

Il quarto si precipitò un terribile fuoco, e di bombe cara sorella l’inferno si vedeva più di così non saprei che ci può essere.

O’assistito e combattuto anche sull’Isonzo ma come quì no.

Eppure ci sono andato sotto col sangue freddo, pensando nulla rassegnato a morire, dopo passato un aspra burrasca di proiettili:

abbiamo rifiatato perché si arrampicava come gatti, riprese di nuovo il fuoco siamo andati sotto i suoi reticolati in attesa dell’ordine dell’assalto, ma io sembravo un matto a gettare bombe, venuto l’ordine dell’assalto siamo andati ma in quel momento o sentito un forte colpo al ginocchio visto il buco nei pantaloni ed il sangue mi scorreva per la gamba presi un bastone che strappavo da quegli alberi e sesi brigoloni da quell’altura, al primo posto di medicazione ò domandato se c’era qualcuno che mi portasse giù, non essendovi ciò e facendosi notte solo feci cinque ore di cammino fino a Posina là c’era il primo Ospidaletto mi anno fatto la fasiatura e la puntura antisettica e mi anno mandato a Schio.

Si conose che non è ancora suonata la mia ora.

Coraggio e pazienza speriamo ch’io possa guarire presto e venire a respirare l’aria salubre del mio paese che si termini questa vita meschina.

Salutami i fratelli e dammi loro notizie sono tuo fratello Amleto.

Tremosine, 31 / 3 / 1915

Carissimi Genitori, fratelli e sorelle.

Oggi da che ho la posibilità di scrivervi vengo ha darvi mie notizie.

Io mi ritrovo di ottima e perfetta salute ascieme anche i miei compagni Zanolini e Paletti:

E così desidero il simile anche di voi miei cari genitori e dei fratelli e sorelle e parenti.

Io mi ritrovo ancora di cocina assieme anche il Paletti e altri miei tre compagni.

Qui adeso non si sta male ma quando penso che sono trentun mesi che mi ritrovo sotto le armi e poi non so la fine come si presentera andando avanti, qui non si sente niente né per mezzo dei giornali né per mezzo di corrispondeze altro che sono già pronti per un’altra guerra più sanguinosa e bensì più dolorosa ma però adesso si sente dei trattativi di pace e speriamo che collaiuto di Dio vorrà conquistare esaudire le nostre preghiere col farci la grazia con una santa pace che da tempo desideriamo per poter poi un giorno ritornare nelle nostre sante braccie che da lungo tempo desiderate e sospirate la mia venuta.

Quelle che vi racomando miei cari genitori di farvi sempre coraggio come avete fatto anche per il passato e cosi involontariamente farò anchio e pensate miei cari genitori che se il destino fatale sarà un’altra volta di entrare in guerra questo è un nostro dovere di difendere la nostra bella Patria fino all’ultimo estremo della nostra vita e quando che penso miei cari genitori, ritrovandomi in queste disastrate guerre e forse anche dover subire la nostra vita sul ventitreenne e lasciare la vita sul fiore della gioventù.

Ma speriamo che Dio e la B. Vergine ci vorrà aiutare e che niente succiede.

Adesso vi voglio notificare una cosa:

Se per caso dimandino informazioni di me in comune ho sia dal nostro R. Parroco e che vi chiede come vi ritorvo in famiglia e in casa e come pasavo la mia vita quando ero ha casa da borghese notificateli chiaro e non pensate male di niente e più tardi vi notificaro il motivo e quando vi scriverò fra pochi giorni vi spiegherò tutto chiaro.

Al presente non ho di che salutarvi di vero cuore caro Zio e cara Madre e fratelli e sorelle e pensate che il vostro figlio Battista vi ricorda tutti i giorni e ogni momento.

Coraggio cari genitori.

z.d.g., 6 novembre 1918.

Carissimo fratello.

Non ti puoi immaginare la gioia provata per l’armistizio trovarsi già nei posti più avanzati e non essere più in nessun pericolo.

Pare un mondo nuovo.

Speriamo che sia finita d’avvero e per sempre.

Si per sempre, perché anche l’Austria a avuto una tal lezione di questa guerra che non potrà mai più tornare come una volta.

Questi Austriaci non ànno proprio più niente;

non solo da mangiare, ma mancano di vestiti di scarpe di tutto.

Questa povera gente del Friuli che son rimasti per un anno sotto di loro ne àn provato di tutte le qualità, son rimasti senza biancheria perché portavano via anche quella, il rame per far da mangiare è passato per primo in Austria, tutte le campane in questo paesi non cè più una campana.

Non cè altro che una quantità di case vuote e desolate.

Nei paesi dove noi si arriva per primi, avessi visto questa povera gente piangere e ridere dalla consolazione, si sfogavano subito con noi a raccontare le privazioni sofferte sotto quei tristi.

Ma ora pare voglia essere finita e tutto andrà ancora a posto che è tempo di ritornare a vivere un pò bene, i giorni che ci rimangono di vivere.

Ora mi trovo fermo in un paese vicino al Tagliamento ma presto si dovrà andar via.

Vorranno tornare a riaprire le licenze che io spero di venire a rivederti presto.

Abbi con tutta la famiglia Saluti e baci da tuo fratello Angelo.

z.d.g., 26 agosto 1915.

Mamma cara,

Ho lette sempre con piacere le tue carissime lettere;

non ti adontare se non rispondo sovente:

il mio pensiero è sempre a te e continua a tenermi informato di te e famiglia.

Ho sempre ammirato nei tuoi scritti il tuo spirito battagliero ed i tuoi incitamenti ed un elevato e nobile scopo patriottico.

Sacrificando il tuo stesso amore di madre.

Brava:

A noi fa molto piacere e sta per certa che non mancherò di dare fino all’ultima stilla del mio sangue, all’ultimo brandello della mia carne, tutta la mia forza, la mia cooperazione.

Che questa nostra bella Italia, giardino d’Europa, porti sempre un fragrante profumo, una nota di gentilezza, una vita di civiltà e giustizia a coloro che soffrono e piangono, a coloro che, perché deboli, inermi, indifesi sono soprafatti, suppliziati.

Avanti, Italia bella:

Squillino ovunque e sempre le tue trombe, marce di trionfo e di vittoria;

sventoli il sacro tricolore, segnacolo di forza giusta e civile, sulle terre che già furon nostre;

calpesta l’obbrobrioso, l’assasino, avanti, avanti sempre:

che nelle tiepide azzurrognole acque dell’Adriatico le nostre donne possan un giorno non lontano, tuffarsi liberamente, senza timore di essere derise, violate, fiere nel sapere che le acque salmastre della marina di Trieste sono state tinte dal sangue generosamente versato dai loro cari.

Italia bella:

ecco qua i tuoi figli, eccoti le loro vite giovani:

prendile, son tue.

Trasformale in cadaveri, volentieri:

non si ribellano:

ma l’Italia sarà grande, sarà bella:

non vedrai nessuno piangere:

non piangeranno le vecchie madri:

No, non piangeva la madre dei Gracchi, loro stesse, le buone vecchierelle bisognose di affetto e di cura, incitano i loro figli, sangue del loro sangue, alla lotta, fiere ed orgogliose.

L’Italia fatta di eroi:

L’ultima lettera che mi hai scritto, mamma, mi ha commosso profondamente e la rileggo sempre con piacere.

L’altro giorno, durante la traversata di un fiume, nel quale a momenti mi annego, questo tuo nobile scritto, che ho sempre con me, perché lo possa leggere nei momenti di sconforto e d’incertezza, si è sciupato:

ma poi l’ho ricopiato e l’ho messo nel taschino interno del panciotto, in corrispondenza del cuore.

È la mamma che parla, è la voce più sacra e sento che io, ora più che mai, sento di dover ascoltare.

Mamma, durante la mia vita di giovane spensierato ti ho procurato dei dolori, dei dispiaceri ed alle volte molto gravi.

Qualche volta ti ho visto piangere;

credevi il tuo Emilio un perverso, forse, un gaudente, un’ozioso.

No mamma: non lo fui mai;

nelle mie vene non può scorrere altro che il sangue nobile tuo e del povero papà.

Non fu mai il tuo Emilio, mamma, un figlio ingrato, e se qualche volta mancò, fu perché gli slanci impetuosi della gioventù, gli scatti irrefrenabili di chi sente di aver una vita sua rosea, lo faceva mancare senza alcuna intenzione iniqua e detestabile.

Ora sul campo della gloria, il tuo Emilio si ritempra a vita nuova;

ora il tuo Emilio nel combattere la lotta titanica, epica, si trasforma in uomo, e ritornerà (se ritornerà) uomo.

Mamma, che la tua benedizione mi accompagni sempre, ovunque, e ti sia di sommo piacere il saperti sempre amata, rispettata dal tuo ultimo rampollo.

Vorrei parlarti a lungo e dettagliatamente della mia vita di guerra, ma temo la punizione che mi può procurare la censura.

La maggior parte dei miei soldati sono della prov. Bergamasca, e sono richiamati.

Giovanotti buoni, rispettosi, lavoratori.

Ho allevato il mio plotone secondo le mie intenzioni, e ti assicuro che mi amano assai, e li saprei capaci di qualunque sacrificio per procurarmi una soddisfazione, una vittoria.

Non uso reprimere le loro mancanze con mezzi violenti, amo toccare la loro sensibilità con discorsi familiari;

un dolore loro è mio e cerco di mitigarlo come meglio posso.

Me ne sono riconoscenti e sono sempre pieni di premura e attenzioni.

Bravi giovanotti:

Ho saputo accattivarmi la simpatia dei superiori e dei colleghi, e tutti mi vogliono bene.

Vorrei parlarti a lungo del mio attendente.

Un ragazzo d’oro:

Se tu vedessi.

Capace di far di tutto, pur di rendere la vita del suo tenente meno dura, meno sacrificata.

Mi cura tutto amorevolmente, e certe volte anche mi rimprovera:

Quà dove sono io il cannone tuona giorno e notte, sia dalla parte nemica, che dalla nostra.

Duelli d’artiglieria, terribili, ma che finiscono sempre con la vittoria dei nostri magnifici artiglieri.

Noi impazienti attendiamo l’ordine di avanzare da un giorno all’altro.

Finisco, per non stancarti oltre.

Scriverò ancora e domani anche a Vincenzo.

Salutami nonno e zia e tutti.

Sta sana e allegra e sii sempre fiere del tuo Emilio che ti bacia lungamente.

Napoli, 25 maggio 1915.

Carissimi genitori.

O’ricevuto di nuovo le vostre notizie, dunque miei cari ora si può dire siamo in guerra se dovreste vedere che confusione ce nelle caserme, non si sa dove mettersi di tante che ce ne, di questi richiamati sono quasi tutti ammogliati, e sono tutti di pensiero adolorato per le loro mogli e figli, mi sembra impossibile che questi essendo cosi vecchi che pare padri nostri abbiamo a sottomettersi coi bene alla disciplina militare.

Fino a ora siamo ancora a Napoli, non si sà quando partiremo però siamo già mobilitati tutti completamente, le cose da caserma gia le hanno ritirate tutte, e dormiamo sul pavimento sopra un poco di paglia, e siamo cosi fitti che non si può nemmeno muoversi mimmagino inn’alta Italia quanti soldati ci sarà, e questi saranno nelle prime linee di combattimenti, mi viene sempre inmente il zio Paolo che si trovo propprio sui confini, quando scrivete fatemi sapere se e guarito tommasino del zio Giovanni e poi fatemi sapere come vi diportate con la campagna se i bachi di seta vi vanno bene.

Ti faccio sapere che la vostra lettera del 9 lò ricevuta, conteneva 2 francobolli.

Se mi troverò sul campo nemico non state dubitare che il coraggio non mi manca, per difendere la nostra Patria, guarderò di fare sempre il mio dovere a tutti i costi e tornare in braccio ai miei cari vincitore e contento di aver assistito a tale funzione a pro della nostra onorevole patria, io in questi mesti giorni farò sempre il possibile di potre mandarvi le mie notizie, e voi mia cara mamma vi prego di vivere felice e contenta, pensando che anche voi avete dato un figlio alla Patria, per difendere sino all’estremo il suo onore.

Ora termino di scrivere col salutare vivamente tutti i miei parenti a amici per ultimo vi mando mille saluti e baci con felici auguri Dichiarandomi il vostro Pietro.

z.d.g. 24 / 12 / 1915.

Carissima molie,

ti scrivo cueste due righe dandoti mie notizie al presente mi trovo di buona salute e cosi spero sempre di te e della nostra cara bambina.

Cara mia ti fo noto al presente mi ritrovo di nuovo in prima linea pero al cuanto pare lordine di fare una cualche avansata non cè al cuanto pare, e vero che bisogna sempre stare in guardia tanto di giorno quanto di notte, ma gia si è tanto abituati a non dormire, che non si può imaginare ti dico la verita che se potessi mettermini in un letto son sicuro di sveliarmi piu.

Ma fra di me tengo una cosa che non mi dimentichero più giorni indietro proprio a me e sei de miei compagni mie toccato andare a fucilare una della nostra compagnia devi sapere che cuesto cui cuando eravamo sul Podigara, si era lontanato dalla compagnia due volte proprio in cuei giorni che bisognava avansare poverino si vede che non aveva proprio coraggio, e per cuesto a avuto la fucilazione al petto lanno fatto sedere su di una pietra a la è bisognato spararci perforsa perché di dietro di noi cera la mitragliatrice e poi si è comandati non bisogna rifiutarsi ma per questo in sono molto dispiaciuto ben che ne o visti tanti di morti ma cosi mi a fatto senso a letà di 34 anni pero non a molie ne genitori, altro che una sorella bisogna essere anche asasini e potrò venire a casa ti raconterò tutto tu non ti devi disturbare riguardo a cueste cose stai trancuilla che vedrai che dio mi aiutera sempre nei brutti momenti e nella nostra lontanansa.

Non o altro da dirti di nuovo io sto bene e cosi spero di te e della nostra fanciulla Son molto contento perche mi dai buone informazioni e che mi somiglia a me.

Cuanto desidererei vederla e baciarla non la lascierei più ma come si fa non si può ci vuol pasiensa, ora danno le license chissa che avenga anche per me cuel giorno di potervi baciare.

Vicensa, 18 / 1 / 1917.

Amata Rosa,

Oggi trovandomi a posto ti fosapere mie notiscie, io sono di buona salute accomodato bene, come un simile spero di te la Mamma e le nostre bambine.

Io ho fatto un felice viaggio mi trovo in un paese fuori di Vicensa 12 chilometri è un paese come Cogno ma è in pianura non in una valle, però io sono contento è accomodato bene.

Ma io adesso mi fa bisogno di un po di denari perché il rangio è poco, è io qui ho la comodità di comperare qualche cosa, fin ora non neavevo mai cercati per il motivo non potevo spenderli, io mi rincresce ma adesso bisogna che tu fai l’impossibile di mandarmeli ma subito, chè né ho un gran bisogno.

vorrà dire che se ritornerò penseremo poi.

Stai pure tranquilla io sono accomodato bene non pensare a me, io per un periodo di tempo spero di rimanere qui, più tardi ti darò notiscie.

Io Non avendo altro da dirti termino col salutarti molto ricevi un abbraccio dal tuo marito e figlio M. L.

Unite le nostre bambine teleraccomando molto assai ma molto, presto spero di rivedervi saluti sorelle Cognati Cognate Nonna zii e zie tutti i vicini i tutti dimandano di me, un saluto di Vicensa a tutti i miei amici quando vai via saluti zia Tina.

Corraggio un simile di me un saluto al Nostro Parroco.

Fammi sapere se ai comperato il grano è quanto, poi fammi sapere chi voleva comperare il Fieno io poi ti spiegherò cosa devi fare, poi quello che ti adetto il Ghio col patrone lui essendo via me.

Dirà quello non viene più è io al Notaio in vece di due dico tre adesso ne a calato uno prima 4 lui non sa ché il Notaio non è stupido ma bisogna fare così a paghare la gente.

e io non posso dire una cosa per l’altra, però si rangi lui coi suoi affari te non importa niente, adesso è via cosa vuoi che ti dia dei figli ho della fame di quella, ne abbiamo anché noi sensa..., adesso comincerà anche lui a provare qualche cosa è stato tardi ma è giunto a tempo, però io li auguro sempre bene, se mi va male a me non sono invidioso cogli altri.

Ma i Magher non si vorranno cambiare a desso loro se non fanno debito non dormono più per quello non sarà per noi un danno, basta ché Dio mi compagni anche in avanti come mi à protetto fin ora di giungere alla fine di un felice ritorno, poi dopo penseremo.

Tiraccomando la mamma di tenerla bene daconto è di servirla in tutto ciò li fa bisogno poi di amarvi è di volervi bene ti troverai contenta io presto spero di venire in licensa abbi a essere contento di trovarvi in buona armonia.

Tanti saluti è baci un presto arrivederci.

Un saluto a tutti quelli che si trovano in licensa per me presto verrà anche la mia.

Fammi sapere quelli chè devono andar via.

Fammi sapere sé cé molta neve dove mi trovo io non cené ma è vicino.

io sono più contento una posiscione come il carso non si troverà più per brutta che sarà.

tanti saluti un presto arrivederci presto, corraggio il tempo passa la fine della guerra si avvicina saluti Comare unita Compare Zanotti è Ricordo tutti.

Saciletto, 21 / 3 / 1916.

Carissimo fratello.

Oggi stesso avendo ricevuto la tua lettera sono restato alquanto dispiacente nel sentire la severa sorveglianza e d’isiplina che hanno messo in generale nel grande commercio laboratorio governativo, ma caro fratello molto più esiste nell’esercito, perche non sarebbe possibile senza d’isiplina mandare migliaia di soldati contro la morte tutti per scopo di vincere e di combattere fino all’estremo e sopportare d’isagi e qualunque intemperie dunque come vi dico che la d’isciplina è il freno dell’esercito.

Pur troppo conosco questa bisognosa necessità ma non dovrebbe essere così esagerata per noialtri poveri combattenti come per esempio uno della mia compagnia in questo periodo di trincea che abbiamo passato quest’ultima volta un soldato trovandosi asettato abbandonava il posto momentaneamente senza regolare permesso, per prendere l’acqua, e in questo frattempo si stava in attesa di un contataco e all’ora è stato denunciato al tribunale militare di guerra, e l’anno considerato come abbandono di posto e come rifiuto di combattere e questo ora si trova in prigione in attesa di prendere degli anni e anni di carcere.

Dunque queste e tante altre servono per modello e si viene a capire che bisogna sempre camminare diritto perche a commettere tali azioni e peggio per se stesso e anche per la famiglia, mentre invece a fare sempre il proprio dovere come prescrive il regolamento disciplinare e con l’aiuto del Signore si può facilmente scapiciarla fuori.

L’asciando d’una parte questi discorsi vi raccomando...

11 / 9 / 16

Cari genitori.

Ora che aveva ottenuta la grazia di venire a casa a trovarvi tutti meno la mia cara moglie da me tanto desiderata.

Almeno aveva ancora un raggio di luce, vedervi voi tutti sani e sentire che poi mi tenevate ancora come vostro figlio era per me l’unico conforto.

Ora stò a darvi mie nitizie.

Il giorno 9 restai ferito molto ma i dottori sperano la mia salvezza, se in caso dovessi perire per me sarebbe un gran dolore il dover lasciare la mia bambina orfana dai suoi genitori.

Cari genitori, vi raccomando la mia bambina se io non tornerò più fate come sia vostra e datele tanti baci per mè ogni giorno fino a che saprà dire:

mio padre è perito in guerra.

Ora non avendo altro a dirvi mi resta solo darvi tanti baci a tutti in famiglia e dite a mia madre che spero di venire presto in licenza appena sarò guarito, però il giorno da noi e molto lontano.

Non avendo altro a dirvi vi saluto tutti e mi firmo vostro figlio Mottana Aristide.

z.d.g. 1 / 6 / 1917

Mio caro Padre.

Finalmente oggi ho avuto vostre notizie in data del 25 / 5 / 17 con grande consolazione ho letto la vostra cara e desiderata lettera, sono molto contento a sentir che siete tutti di ottima salute e cosi posso assicurarvi di me.

Oh ricevuto la cartolina della Marietta e voi mella saluterete tanto lei e anche la sua nonna.

Io non so capire dove vadano a finire tutte le corrispondenze, che io scrivo tutti i giorni una cartolina tanto per farvi sapere il mio buon stato di salute, io tutti i giorni aspeto vostre nuove ma sempre in vano, e bene portiamo passiensa e speriamo che presto venga quella benedetta pace che tanto la desideriamo adunque fatevi coraggio e non pensate male di me.

Termino coi saluti e mille baci in famiglia e ricevete una streda di mano desta e sono il vostro caro figlio Domenico vi ho scritto mille volte che il denaro lo ricevuto.

Mia cara mamma.

Con grande consolazione oggi ebbi la vostra cara e desiderata letterina mi consolai tanto nel sentire che siete tutti di buona salute, e cosi io posso assicurarvi di me.

Lindirisso mio e al caporale M. D. 228 Regg.to fanteria 2° Battaglione — Stato Maggiore — zona di guerra.

Speriamo che le cose vadano bene e fatevi coraggio che verà anche la pace che tanto la desideriamo.

Adunque mi saluterete tanto la nonna e tutti chi dimanda di me e specialmente il Gelmi Giacomo se in licenza, mi aucuro in sua compagnia ma la mia licenza lo cia mangiata e ora aspeto il congedo e non più la licenza.

Io termino colla penna e volo col mio cuore vicino a voi e non posso mai discordarvi.

Ricevete tanti saluti e mille baci e una streda di mano destra e sono il vostro caro figlio Domenico fateli tanti saluti alla Caterina e tutti chi dimanda di me addio addio.

Noventa, 30 / 6 / 1916.

Carissimi,

Stamattina, svegliandomi, ho trovato la nuova notizia.

Non deve essere però la partenza di Domenico che rattrista i vostri cuori di italiani.

Anzi deve aumentare la vostra fede, deve farvi forti, pronti a sopportare anche questo evento.

L’abborrito nemico che forte di cannoni e di munizioni, baldanzoso ed orgoglioso strombazzava una marcia di conquista attraverso il Veneto è ormai in ritirata su quelle strade, ch’egli s’era illuso portasse il decrepito impero degli Asburgo alla famosa vittoria punitiva;

mentre i nostri fortissimi alleati russi stanno schiacciando la potenza militare Austriaca con una vittoria che rimarrà memorabile nella storia:

Gli eroici nostri alpini stanno prendendo al nemico ad una ad una quelle posizioni che tanto sangue dei suoi migliori soldati gli son costate e viene spinto e ributtato man mano fuori dai confini d’Italia:

Fuori, l’esercito di immutabili saccheggiatori e devastatorî e ladri, dal suolo italiano:

La guerra poco durerà ancora, perchè l’offensiva simultanea degli alleati che dovrà dare e darà il colpo di grazia agli Imperi Centrali, stà per scoccare.

Come prova palpabile, è il bollettino ricevuto or ora da Udine e che annunzia l’offensiva nostra su tutta la fronte.

Trieste non tarderà molto a far parte integrale del Regno d’Italia:

Qualcosa di grande stà per succedere.

Dunque via il dolore per l’abbandono momentaneo di Domenico, che sarà non lo dubito un soldato degno, che saprà fare il suo dovere:

Il ricordo di quel pianto che il nemico per secoli ha fatto versare a madri e spose italiane, avvampi vieppiù il vostro cuore d’ira sacra, e faccia diventare i nostri soldati più formidabili nel ricacciarlo e fiaccarlo al punto di non poter insorgere mai più.

Tu mamma e papà lo sò che ne avrete immenso dolore, per la partenza del nuovo soldato;

ma pensate...

se anche casa nostra fosse tra le rovine fumanti di Asiago, e i nostri campi calpestati dal nemico, non prendereste voi pure le armi per ricacciarlo, per mandarlo via:

Benchè tra le rovine dei paesi veneti ora devastati noi non teniamo posizioni o averi danneggiati, dobbiamo lo stesso vendicare i caduti vendicare lo strazio di quelle povere famiglie, che dovettero lasciare il focolare domestico minacciato dalla guerra, vendicare la strage che l’innata barbarie austriaca fece dei paesi italiani.

La benedizione di quelle popolazioni cui fu ridonata la pace e la riconoscenza della Patria per aver fatto il proprio dovere, sarà la migliore soddisfazione morale per un bravo soldato d’Italia:

Coraggio dunque la vittoria è prossima:

Vi saluto di tutto cuore.

Aff.mo Luigi

Asiago, 17 maggio 1916.

Signor Reverendo Don Carlo.

Mi scusera della mia tardianza a scriverli e ora oggia gia che o un po di tempo ci faccio sapere le mie notizie Gia lo sapra che noialtri di cavalleria mi anno messo tutti appiedati e è da due mesi, in questi due mesi che siamo in fanteria abbiamo fatto i tiri e poi abbiamo fatto un po di manovra di fanteria, e ora adesso mi hanno dati ancora i cavalli e siamo metà a cavallo e metà a piedi e facciamo manovre insieme.

Un altro che non si sa se i cavalli me li lasciano in consegna per sempre ne se me li ritirano ancora.

Perché questa divisione di cavalleria non è ancora in decisa ne se sia a piedi ne se resta a cavallo.

Preghiamo il dio che mi lasiano a cavallo che non sara cosi facile che mi mandino in trincea.

Non sarebbe una brutta vita ne la fanteria se non ci fosse questa terribile guerra.

Speriamo il dio che la fia terminare questa questa uribile guerra che è un flaggello per i poveri soldati.

E non avendo altro da digli tralascio di scrivere e mi saluti la mia famiglia e poi quella dei Cominelli.

E sono sempre il suo riconoscente Noci Francesco.

Mi è ringhresiuto molto quando o sentito che è morto il Signor Reverendo Arciprete.

Mi è rimasto altro che gli occhi da piangere.

Gli raccomando quando mi scrive di scrivermi un pochettino più chiaro altrimenti io non lo capisco bene.

Mi scuserà del mio mal scritto e del disincomodo che gli do a lui.

Saluti dei miei compagni di Manerbio specialmente Pizzamiglio Giovanni.

Addio.

Ciao

z.d.g., 1 settembre 1915.

Mia diletta Serafina.

Con questo semplice scritto di nuovo a te mi appresso chiedendoti il motivo che ritardi assai coi tuoi scritti.

Dal giorno in qui ricevetti luntima tua spedita e gia trascorso più di quindici giorni che mi trovo illuso di ogni notizie.

Dunque ti chiedo per favore di scrivermi di frequente anche se non ricevi le mie perche molte volte si trova privi di mezzi cioè mancha perfino le carta che è la cosa più utile per dar nota ai suoi cari se al mondo si vive.

Scrivimi pure senza francarla che io ricevo sempre e non pago nessuna tassa.

Mia cara quanto soffro essendo da te lontano, questa vita mi somiglia che sia interminabile.

Quando verrà quel beato soggiorno che possediremo ambedue quella felice vita uniti i quei giorni di gioia e di tranquillità da molto tempo desiderata.

Se almeno il buon Dio mi concedera la grazia di ritornare sano e salvo di questa terribile guerra quanto sarò orgoglioso di aver difeso la Patria nostra nelle terre irredenti.

Mia cara quanto mi trovo confuso nelle tue passate raccomandazioni quando mi dicevi di frequentare la Chiesa di schivare le cattive occasioni.

Ora mi trovo convinto delle tue sacre parole dettate a mio riguardo.

Se avrò la fortuna di ritornare di nuovo a te vicino da me sarai esaudita.

Mi trovo pentito del passato proponendoti di essere d’ora innavanti piu docile.

Al presente la salute mi serve come augurio il simile di te.

Termino di scrivere.

Vorrei esprimerti per questa misera vita ma troppo il dover descriverla il cuore si trova oppresso.

Quando che mi darai tue nuove mandami un ricordo che lo terrò per perenne memoria.

Ti saluto di vero cuore.

Salutami tua sorella Marietta e Sua Famiglia un distinto a tua sorella Piera.

Abbiti un bacio da un tenero cuore che t’ama.

Tuo sempre Novaglio Pietro.

Fronte, 7 aprile 1916.

Carissima mamma.

Ti voglio raccontare un po la vita del fronte e del nostro baanchetto; e dicertimento 46° fanteria Reparto Shiatori.

1° Pallottole al burro, con relativo fischio.

2° Brodo, con punta penetrante.

3° Maccheroni, della casa grup, forma proietili.

4° Bistecche Sdrapnel con sopressa.

5° Fritto, misto d’aria, a scoppio.

6° Contorno, di bombe, asfisianti, e areoplani.

7° Dolci, parole di conforto.

8° Frutta, mele, e nespole di granata.

9° Vino rosso del sangue umano.

10° Bottiglie vechie, tipo estra 305.

420.

Divertimenti del banchetto

11° Il pranzo rallegrato dal celebre tenore mitragliatrice.

12° Esercizi di lastre e reticolati eletrici.

13° Sempre avanti e la parola dordine della ritirata.

14° Salti mortali alla baionetta.

15° e Dramma di compagnia modello 1891.

16° Concerto di pulci e pidochi e compagnia bella.

Paese del ghiaccio comune della neve Mandamento delle roccie ciaooooooooooooooo Distretto del Freddo Visto e approvato dal Reggio Esercito Italiano 46° Reggimento fanteria Reparto Shiatori.

Comando del' alto Tofana li 7 - 4 - 1916.

Saluti e baci unita ai miei fratelli e son tuo figlio Domenico.

scriem Bortol

Saluti famiglia Bossi vorei saper notizie di Cencio, saluti Zia Maria saluti moglie Marco zia Catterina zia Anglela e tutti i zii Guseppe Cisli e Francesco.

Me ghielas Ciaoooo Coraggio Avanti

z.d.g., 31 maggio 1917.

Alla mia carissima cuginetta Teresita.

Rispondo alla tua letterina scrittami all’alba del 24 maggio del terzo anno della dichiarazione di guerra, nella quale mi dici che sono freddo freddo nello scriverti:

abbi pazienza, cara Teresita, vuoi che sia tanto caldo quassù dove c’è ancora tanta neve:

Devi poi perdonarmi se ti scrivo raramente delle lettere lunghe perché capirai anche tu che qui non si sta mica a guardare in aria.

Figurati che proprio questa mattina ho avuto due muli morti e tre uomini e due muli feriti da una granata austriaca.

Ora bisogna che appena ho finito questa lettera, vada su a vederli che stenda cinque o sei rapporti, faccia le bozze d’entrata agli ospedaletti per uomini e per muli ecc.

Poi bisogna che faccia portare i due muli morti alla sussistenza (... per far bistecche).

E con queste strade di montagna e con questo tempo;

ma vedi però che quando voglio scriverti ti scrivo e il tempo lo trovo.

E come spero saprai non sono più allo stato maggiore e non sono più mezzo imboscato.

Ora comando tutte le cinque sezioni mitragliatrici del battaglione.

Ho quindi le funzioni di capitano.

Sono nuovamente al fronte e ne sono contentissimo anzitutto perché torno alle mie carissime mitragliatrici che amavo tanto, poi perché la vita d’imboscato non mi piaceva troppo;

stavo bene, mi trovavo nove chilometri lontano dal fronte, avevo una bella baracca, avevo poco da fare;

ma quello non era il mio ambiente, non mi ci trovavo laggiù.

Stavo poco bene e non ero mai contento;

appena seppi che ero destinato quassù al fronte, a comandare le sezioni mitragliatrici feci un salto di gioia, mi passò ogni rancore ed ora sono sempre allegro.

I miei ufficiali subalterni ed i miei soldati vecchi che mi conoscevano da tempo furono contentissimi che io fossi destinato alle sezioni.

Sento anche dalla tua carissima lettera, che fai progressi negli studi e ne sono contentissimo.

Spero però che tu non mi racconterai delle balle e ti credo;

però sapevo che in matematica non eri una cima e per questo sono meravigliato che ti vogliano esonerare...

speriamo...

Quanto all’italiano se è orale non si tratta che di studiare e studiare di buona volontà, se è italiano scritto non hai che a leggere dei bei libri e delle belle novelle e leggerli di sera, prima di addormentarti:

questo è il segreto per riuscire nell’italiano scritto e non leggere per vedere l’intreccio solo dei fatti ma perché i periodi ti rimangano impressi nella mente e ti commuovano.

Scusami anche tu se ora mi sono un po’dilungato o se ti annoio:

abbi pazienza ed ascolta i miei consigli:

io sono di poco più vecchio di te, ma ho avuto più pratica nella vita:

io ho sofferto le avversità più crudeli con freddezza ed incoscienza, io ho goduto i piaceri e le soddisfazioni migliori della vita con gioia ed allegria:

insomma so vivere e spero che accoglierai sempre e ben volentieri i consigli che ti do.

Io ho piacere quando tu mi scrivi a lungo (non crederti di annoiarmi) perché le lettere le leggo, le rileggo e studio di conoscerti il carattere;

se è sincero tutto ciò che mi dici o se è falso ho trovato sincero ciò che mi dici:

e di questo ne sono oltremodo contento.

Come saprai, ora, mi sono avvicinato, benché al fronte, a Brescia, e spero, se avrò qualche giorno di permesso, una volta o l’altra, di fare una scappatina fino a casa.

Ieri mi è stato assegnato il nastrino dei feriti in guerra, ancora per quella volta che fu ferito sul Monte Nero alla spalla dalla bomba a mano.

Ho pure sentito che nel prossimo bollettino del 7 giugno ci sarà la conferma per la mia medaglia di bronzo:

ora queste son tutte piccole soddisfazioni della vita militare ma che d’altra parte influiscono moltissimo nella carriera.

Basta...

vorrei scriverti di più ma come vedi non ho tempo e ti scriverò più a lungo appena potrò come spero appena potrai mi scriverai e a lungo anche tu.

Ricevi migliaia di baci e saluti da tuo carissimo cugino Riccardo.

z.d.g., 3 giugno 1917.

Carissima Teresita.

Scrivo a te di notte, dal mio baracchino, in un momento di brutti pensieri.

Scrivo a te sperando che non sia l’ultima volta che ti scrivo, ad ogni modo ti scrivo come scrivo a quella persona a cui posso confidarmi sicuro che non andrai a dirlo né alla zia Elisa né ad alcun parente.

Dunque è giunto il momento in cui c’è da farsi onore.

Il campo della gloria e quassù rimpetto a noi, tetro, oscuro, minaccioso.

Tra qualche giorno, una settimana al più, sentirai parlare di noi, delle nostre gesta e allora ricordati che tra coloro che compirono ciò vi era anche tuo cugino Riccardo.

Tutto ormai è già stabilito ed io colle mie valorose mitragliatrici salirò alla conquista, all’assalto.

Speriamo (un po’di speranza c’è sempre) che la mia pelle sia invulnerabile, ad ogni modo sta sicura che tuo cugino Riccardo non farà un passo indietro.

Ci afferreremo alle mitragliatrici e non le molleremo no:

E questo te lo dico io, alla vigilia delle azioni eroiche.

Stiamo freddamente preparandoci:

barelle, pacchetti di medicazione, elmi scudi, cartucce, bombe a mano, maschere ecc. ecc. non si parla d’altro.

Dunque, cara Teresita, fatti coraggio che a me, a noi non manca, la sera prima dell’azione piglieremo una bella sbornia, tanto per scacciare gli oscuri pensieri, la sbolliremo nella notte e la mattina, all’alba, alla bella e fresca alba... saliremo.

Stanotte ho fatto un bellissimo sogno:

si attaccava, venne l’assalto, ci arrivammo incolumi, appostammo le mitragliatrici e gli austriaci vennero su e caddero a centinaia a centinaia, li sterminavamo senza tregua, senza far prigionieri...

mi svegliai sul più bello perché avevo preso una testata nella finestra e il sogno svanì.

Oh Teresita, quanti pensieri, sapessi, vengono in mente in questi momenti quando si pensa:

tra tanti giorni (pochi anzi), ci sarò:

non ci sarò:

e allora una ridda di pensieri scorre velocemente nella testa, sembra di veder tutto.

Penso a quand’ero bambino, incosciente, tranquillo, a quando mi morì il padre, a quando mi morì la cara madre, e un nodo alla gola che non si può reprimere mi soffoca al pensare all’ideale di fanciullo a me adatto e non mai trovato che sotto forme troppo materiali e pensare che sul più bello, sui vent’anni, ed è più bello per divertirsi, godere la vita in tutto il suo splendore... morire:...

Mica tanto bella consolazione, è che lassù potrò trovare mio padre, mia madre, i nonni, gli zii le zie, tutta una famiglia soprannaturale...

Il mio destino (io sono fatalista) è già segnato:

non lo conosco e spero che io non sia destinato lassù, ma se anche sarà così, farò sempre freddamente il mio dovere fino all’ultimo e ricordati che tuo cugino Riccardo, una volta coinvolto nella mischia, non si ritirò mai, anzi la cerca e sa farsi onore e sa conquistarsi la gloria:

Termino Teresita, forse io questa volta ti annoio, ma porta anche tu pazienza e perdonami, capirai il mio stato d’animo che ha bisogno di sfogarsi almeno ancora una volta prima che si compia il destino.

Forse quando tu riceverai questa lettera, la carica sarà già cominciata e pensando a ciò la tua noia sarà più lieve:

spero però di poterti annoiare ancora... a lungo.

Ti mando anche una mia fotografia, che, benché vecchia, ti rammenterà sempre il tuo ricordo.

Non ho per ora che a mandarti un lungo bacio ed un abbraccio sincero, come si può dare in questi momenti tuo sempre carissimo Riccardo.

Carissima mamma,

con molto piacere riscontro alla vostra cara ed adorata lettera con la cuale sono molto contento nel sentire che voi siete tutti di ottima salute e così al presente ve ne posso assicurare anche della mia e cosi ve ne spero anche di voi tutti in familia.

Cara mamma io sono sicuro che voi pensate a me, se capisco bene cara mamma per l’amore dei vostri figli che si ritrova al fronte.

Ma pensa bene che presto vorra terminare cuesto terribile macello di carne umana.

Ma sentite mia cara Mamma io vi prego di non pensar male di vostro figlio Cesare perche io o passato finora la buona salute e la buona allegria bensi che sia cui in cueste terre sanguinose e o avuto cuesta fortuna di essere in cuesto magazzino.

Cara mamma ci scommetto che voi non avete passato il giorno di Santo Natale e anche la vigilia e il giorno di Santo Stefano io e i miei compagni abbiamo fatto una cena ma enorme e una allegria straordinaria tutti insieme.

Ma lavrei passata ancora più meglio se ero in vostra compagnia, ma che volete portate passiensa che io la porto più di voi capisto bene che l’amore c’è e avete una buona passiensa che presto ci rivedremo presto.

Carissima mamma.

Io sono stanco di dirvi che vengo al primo del anno, si era decisa per me, ma invice e stato deciso al mio compagno ma però vorra dire che farà molto presto a passare cuesti 15 giorni e facilmente anche prima ma vi garantisco che non posso cuesti 15 giorni e di non pensar male di me che presto si rivedremo molto presto.

Carissima mamma.

Io vorrei dimandarvi un gran favore e il favore sarebbe cuesto Sarei dimandarvi se si potrebbe avere la direzione del babbo e del nostri fratelli che da che il babbo e partito di casa non o più saputo niente di lui e neanche dei nostri fratelli duncue vi prego almeno cuesti pochi giorni potrò avere le sue corrispondense e la sua salute e se per caso ci scrivete dite che si riccorda del nome di Cesare che io non faccio altro che la mia mente sia rivolta verso di tutti voialtri e io spero che voialtri sarete al medesimo di me.

Io non mi resta altro che di salutarvi proprio veramente di cuore di un vostro figlio che tanto vi ama e tanto vi rammento sempre e non posso mai dimenticarvi di voi e vi bacio correntamente e sono per sempre vostro figlio Cesare saluti e baci a tutti in famiglia saluti e baci alla cognata Adele e alla cognata Rosina Vostro figlio Cesare lascia i più infiniti saluti e baci al mio caro padre e anche dei baci ai nostri fratelli.

saluti e baci.

Vi auguro buon capodanno e buon principio.

Io o ricevuto le cartoline di Rosina e di Adele non o ancor di ricevere niente.

Saluti e baci.

Bezzecca, 8 aprile 1916.

Amatissima sposa,

Ieri mattina ricevetti la tua sospirata lettera, e con grande consolazione sentii della venuta di Giulio in famiglia;

quanto mi consolò tale notizia molto più poi sentendo che si trova bene in salute:

ne rimasi contentissimo che anche te malgrado il tuo stato ti trovi bene in salute e come pure la Nini e tutti i carissimi bambini e nipotini e che anche Severino si è un pò rimesso anche lui in salute.

Quanto avrei pagato se avessi avuto la fortuna di venire a casa per un qualche giorno:

ma invece a mio grande rincrescimento debbo dirti che ora qui incomincia la guerra perché son due giorni che il cannone tuona giorno e notte senza mai cessare un sol minuto.

Ti dico che non me lavedo tanto bello, spero però sempre nelle assidue tue preghiere e dei bambini di poter cavarsela ad una qualche maniera.

Sentendo sempre di continuo il cannone, il mio pensiero è sempre più agitato, aspettando sempre qualche ordine da un momento all’altro, e chissà poi cosa mi succederà.

Ieri ti dico proprio col cuore in mano che ò passato un paio d’ore d’angoscia che non sapevo neanche più dove mi trovava e senza nessuno che mi desse un conforto, bisognai rassegnarmi da solo e porre il mio avvenire nelle mani di Dio.

Ti dico carissima sposa che se sempre hai pregato, ora è il momento ancora che sento di più il bisogno delle tue preghiere, fa pregare anche i cari bambini acciò il Signore mi spiri un pò di rassegnazione e mi doni la grazia di superare i gravi pericoli.

Tu pure nelle tue preghiere pregha il Signore acciò ti infondi forza, coraggio e rassegnazione.

Ti scriverò ancora fra due o tre giorni, ma anch’io attendo giorno per giorno sempre tue nuove, e ti prego di scrivermi più di frequente che puoi che soltanto le tue notizie mi consolano e mi sollevano l’animo dalla tristezza che sempre è ricolmo.

Anche di Giulio aspetto una qualche notizia riguardo alla campagna, insomma cercate un pò luno un pò l’altro di farmi tenere di frequente notizie onde cosi possa essere un pò sollevata la mia mente.

Credo che vi sarà di peso a mettervi di sovente la penna tra le mani ma abbiate pazienza, vuol dire che si finirà anche questa, e cosi potrò esservene riconoscentissimo.

Se provaste a trovarvi nel mio stato all’abbandono di tutti senza una parola un consiglio un’aiuto non potreste neanche voi ragionare diversamente.

Dunque ti prego scrivimi di frequente.

Ti raccomanda poi i carissimi bambini non li disturbare con brutte notizie a mio riguardo, circondali come sempre ai fatto di cure affettuose, e certo che anche loro ti contracambieranno l’affetto, digli che preghino, preghino sempre per il babbo, che sieno ubbidienti acciò il Signore faccia accette le loro Preghiere e che ci ridoni ancora al loro affetto il caro babbo.

Tanto te li raccomando a te tanto glieli raccomando a te carissimo Giulio.

Porta pazzienza se anche qualche volta ti faranno sgridare, tu pure circondali ti prego di cure affettuose, giacché non ne dubito del tuo buon cuore, ed io sempre te ne dovrò essere riconoscente, per tutto il tempo della mia vita.

Scusa se ti faccio queste raccomandazioni perché sò che non ne avresti di bisogno, conoscendo il tuo carattere, ma tuttavia non posso ne anch’io fare a meno, perché come ben saprai quanto sia l’amore di un padre.

Così pure ti raccomando la mia sposa, compatiscila se anche qualche volta non te ne sarà tanto riconoscente, e potrai ben comprendere in che desolazione si troverà anch’essa, che credo alle volte farà una cosa per l’altra.

Non ti spaventare se ti faccio questi ragionamenti, è mio intimo dovere anzi perchè sò che numerosa famiglia che tengo e non posso far a meno di raccomandartelo avendo avuto tu la bella grazia di ritornare in famiglia.

Speriamo che le cose procedino discretamente, e così poi contraccambiarti di tutto ciò che fai per la mia famiglia.

Dalla mia mente agitata non esce più un pensiero, quindi passo a darti mille saluti e baci affettuosi, come pure il caro Giulio e Nini e lasciandoti l’incarico di salutarmi tutti i parenti, ti lascio con un affettuoso abbracico e son tuo indiment. marito Giuseppe.

Carissimi bambini

Ora una parola anche a voi miei diletti ed indimenticabili figli.

Per primo vi prego di essere ubbidienti alla mamma allo zio e zia, onde colla vostra buona condotta, cercare di appagare l’affetto che la vostra buona mamma e gli zii vi hanno sempre portato e vi porteranno e così rendere più felice anche la mamma in special modo che ci dovete la vita, e saprete un pochino da quello che vi concede di pensare la vostra giovine mente, in che costernazione si troverà la mamma.

Pregate sempre e di buon cuore il Signore per il vostro babbo, acciò un giorno possa far ritorno fra le vostre braccia, che credo sarà l’intimo vostro desiderio.

Vi prego fate vostri questi ammonimenti del vostro babbo che mai un’istante si dimentica di voi, e cercate di essere buoni acciò le preghiere vostre siano accette al Signore.

Tu poi Agelino e Faustino scrivetemi una qualche volta che mi farete un vero presente.

Baciandovi ed abbracciandovi uniti, come pure anche Giovanni e Severino mi dico vostro aff.mo babbo e zio Giuseppe.

Campo Aviazione sud — Foggia, 27 novembre 1917.

Babbo carissimo,

Fui in attesa per parecchi giorni di tue nuove, ma visto il loro ritardo mi decisi ad essere il primo.

Riguardo alla mia salute è sempre ottima come sono solito sperare di tutti voi.

Nino mi ha scritto parecchi giorni fà e sta bene ma mi dice di non scrivere;

certo non darà sicuro dell’indirizzo.

Dunque fino ad ora niente di contrario per tutti e due e spero in un proficuo proseguimento fino alla fine di questa guerra che se oggi à avuto un rovescio per noi, si spera una prossima rivincita che farà rimpiangere ai tedeschi la loro calata in Italia.

Se sono giorni di vittoria per loro, per noi devono essere ore di fede e di speranza, che ci ricondurranno sicuramente allagognata rivincita.

Sul Piave il nemico ritrova il fatto suo, cioè l’Esercito compatto e vittorioso per due anni e mezzo.

L’aviazione anchessa compie il suo dovere rendendo insuperabili le nostre linee e da Venezia alla Sicilia la riva Adriatica è difesa insuperabile alle ali crociate dell’austria.

Se ci fu ora tragica nella triste ritirata, ora non deve più esistere e l’Italia devessere fiera di mostrare al nemico che...

z.d.g. 26 marzo 1917.

Cari Genitori.

Vi faccio nota della mia salute io sto bene come spero di voi tutti in famiglia meno uno, mamma ascoltatemi.

ò ricevuto una cartolina dal Cugnato Daniele ma una cartolina molto amara.

Che volete fare.

Io mi sembra sempre di vederlo sotto i miei occhi ma ora il nostro Pasquale non ce piu.

Invece son proprio sicuro di vedervi voi sempre colle lagrime agli occhi, e non solo voi ma tutta la famiglia.

Madre mia.

Avevate dun figlio come per vostro conforto ed ora mamma mia chi va strappato del cuore quel figlio da voi da tutta la famiglia e quasi da tutto il paese onorato e stimato da tutti.

Il Signore:

Ci ocoreva dun giovane, dun giovane bravo sincero catolico buono e se la preso con lui.

Ora saprà metterlo in un posto il quale sarà accomodato bene.

E voi padre mio che era la vostra sponda nei terreni in casa che se avevaste pensato un po non avevaste niente sa pensare.

Come si capiva era lunico Vostro figlio che ci portavate più amore che tutti gli altri Vostri figli perché era troppa la sua bonta e il pensiero da uno con laltro.

Dunque Padre e Madre mia fate che possano ritornare almeno gli altri che ora sono in pericolo.

Voi avete almeno avuto la fortuna di vederlo in licenza e io invece sono dieci mesi che non lo vedo e non lo vedo più il nostro caro Pasquale.

Fate almeno il mezzo di mandarmi la fotografia che posso vederlo.

Ora ò pianto un po poi penso che non ci rimedio.

Starà forse bene:

speriamo.

Sono venuto via da San Polo sempre colla speranza di vederlo in qualche posto e invece nemmeno di Antonio non sò mai niente.

Spero che questo mese avrà fine anche per me di andare indietro.

Tante volte mi crederei di essere in qualunque posto ma non qui.

Vi dico la verità che tante volte si desidera la morte.

Non ne posso più.

Per le fotografie se ò la grazia du uscire dalla trincea le faccio subito e ve le mando.

Per darvi mie notizie scrivo qui sotto le palle che fischiano di qua e di là.

Sopra una cartolina mi avete detto che mi avete spedito ancora un vaglia nopreso uno di L. 5 e l’altro non ho preso se mi avete spedito quello e basta e pure se non lo avete spedito se volete spedirlo fate quello che credete.

Se potete in mezzo a uno strazio un piccolo salame come fano tanti.

La notte quando sono di vedetta mi par sempre di vederlo.

Mamma coraggio.

Padre cugnate fratelli coraggio.

Nina Cattina salute Cechina.

Un bacio a Cesare vostro figlio Carlo.

Arivederci presto.

Abiate pazienza.

z.d.g., 17 luglio 1915.

Carissimi genitori.

Ho ricevuto la vostra cara lettera il giorno 16 e sono rimasto molto contento nel sapere che voi tutti vi troviate bene e specie di voi cari genitori e così vi faccio sapere che io mi trovo molto meglio.

Ho sentito che nella Vostra Cara lettera dove mi dite di farmi coraggio ed io ne ho tanto da uccidere un leone.

Mi dite che la campagna va sempre meglio ed io sono molto contento di ciò che voi mi dite e così speriamo che vadi sempre meglio.

Mi dite che avete fatto un bel raccolto di formento 8 ettolitri e o saputo che avete venduto la vitella e che ci avete fatto duecento e dieci lire, e con quelle duecento lire ci farete ciò che ci abbisogna.

Cari genitori non state in pena per me che ci sara Iddio e la madonna che mi proteggeranno e mi conserveranno da qualunque pericolo e ovunque io vado ci saranno loro che mi guarderanno e cercate di farvi coraggio che speriamo che fra poco tutto sia finito così voi potrete riabbracciarmi sano e salvo e per lo più vittorioso e trioffante e contento di aver difeso la nostra cara ed amata Patria dal giogo straniero vorrei sapere se poi avete saputo l’indirizzo di zio Pietro che certamente si troverà bene di salute e di tutto e quando che gli scrivete me lo saluterete tanto per parte mia e che si faccia coraggio.

Mi avete mandato a dire che quando ritornerò voi venderete magari la vacca per far riuscire meglio la festa, ma pero lavacca faranno di meno di venderla perché io quando che verro a casa non mi fa bisogno del mangiarla fuori che qualche soldo ci saranno e sarebbe inutile venderla.

Vi faccio sapere che vi è stato un temporale e le trincee si erano riempite di acqua e cosi tutti i soldati ci è toccato uscire fuori e ripararsi alla meglio con le tende, acqua terribile ogni goccia pesava un chilo e vento assai fortissimo insomma un funerale così non lo mai veduto.

Vi faccio sapere che qui non si vede altro che monti, cielo e terra e niente altro.

Termino di scrivere perché non ho altro da dirvi io sto bene così spero di voi e tutti di famiglia.

Contracambio tanti saluti alle mie zie delle tre porte e contracambio tanti saluti della famiglia Archetti e della famiglia Salvi e tanti saluti al mio amico Salvi Giuseppe.

Dal fronte, 29 / 3 / 1916.

Mia cara.

Ogi steso sono rivato inprima linia che di salute sto bene e di tè ne spero.

Molto ti racomando di scrivermi tutti i giorni onde il mio misero cuore possa stare tranquillo.

Io ti dico che ci sto molto volentieri solo per servire la mia patria e per adempiere il mio sacro dovere da buon soldato.

Se il destino mio sarà di restare anche sul campo della gloria io ci resterò molto volentieri almeno potrò dire che o adempiuto al mio dovere che ò di amare la mia patria.

Io qua sento il rumore del canone le pale dei barbari austriaci, ma è losteso che mi dia un saluto e che me dice viene a Trieste.

Dunque fatti coraggio e prega il buon Dio per mè che pregherò anche io che mi faccia la grassia di ritornare e di formare la nostra famiglia tranquila e di dar pace ai nostri cari cuori che stano nelle angostie per questa teribile guerra.

Scusa del mio maliscrito che il zaino mi serve per tavola e dunque non posso iscrivere bene che forse non capirai neanche tanto.

Io ti dico che mian promosso sergiente e adesso faccio il servisio da sariente.

Molto ti raccomando di scrivermi tutti i giorni che io sto più tranquilo nel ricevere le tue care lettere e nel sentire che sei di salute ti dico di farmi sapere tutte le notizie del nostro caro paese.

Io ti saluto e ti mando mille baci e sono per sempre il tuo promesso sposo Righetti Nicola.

pronta risposta.

Montebelluna, 10 / 11 / 1917.

Carissimi,

Oltre alla cartolina in franchigia vi scrivo anche questa lettera, per essere più sicuro che riceviate qualche cosa.

Io dunque sto benissimo sotto tutti gli aspetti;

ho passati, è vero, parecchi brutti quarti d’ora, adesso però sto benissimo e sono relativamente al sicuro.

Spero che pure voi tutti a casa stiate bene come me al presente.

Il disastro nostro è dolorosamente enorme;

speriamo ora poterci mettere ripiego perché se fosse diversamente addio Italia.

Ciò che ho visto in questi giorni non ve lo posso dire, ma vi assicuro che ha lasciato nel mio cuore uno strazio tale che non si può definire.

Io, e con me tutti i colleghi e inferiori, posso dire che abbiamo scrupolosamente fatto il nostro dovere e non ci siamo mai mossi dal nostro posto;

il fuggi fuggi delle indegne fa... ha costretto i nostri comandi a far retrocedere noi pure e con perdite non indifferenti:

ma quelle sono cose che potremo narrarci quando saremo tutti riuniti intorno ad un bel fuoco;

ora l’importante è che io sto benissimo.

Termino coll’augurare alla nostra Italia che possa il suo esercito lavare col sangue la dolorosa vergogna di cui si è coperto.

Baci Guido.

1 Dicembre 1915

Spettabile Consiglio

Prendo la penna per darvi mie nuove, che siona buonissime, voglio sperare che saranno ottime anche le vostre.

Vi voglio raccontare un pocchino come me la passo io qui, per farlo sapere a tutti i nostri soci.

Come ci trattano al fronte, almeno che forse che sia solo qui, dove mi trovo io, ma credo che così in tutto il fronte.

Ora mi trovo in un paese, coi miei compagni di compagnia, un po in riposo, in un solaio, capace di dar alloggio a una 80.na di soldati invece ci siamo niente meno che circa 200 in più.

Vi lascio immaginare da voi come si dorme:

Coi piedi uno sopra laltro.

Si fa altro che maledire i nostri superiori) (Se così si devono chiamare perche galonati) che vogliono tante mondizie, dico mondizie, perche è fuori di ogni imaginazione.

Quanti tedeschi ci sono:

Mi scuserete della libertà che mi prenda, di mandarvi un piccolo campione (Frutto della cuerra).

Qesta e unispesione arm, chi siamo costretti a fare tutti i giorni, altrimenti non si potrebbe dormire.

Fino che eravamo al masatorio cioe in prima linea, in rischio di farsi macelare ogni minuto, e ci trattavano un po meglio (perché avevano paura più di noi, e quando si fava per avanzare, cridavano, avanti avanti altrimenti vi sparo.

Altro che dire nella stanpa, e voi certo lavrete letto sul Correrre del 10 Novembre che spiegava Quei drappelli della morte, che vano sieriamente e volontariamente a quella pericolosissima operasione, di mettere sotto i reticolari i tubi di alto esplusione, e di tagliare i fili; che specialmente chi va non tornano più.

Bisognerebbe essere qui a vedere se vano volontari:

Come publica la stampa:

Vi daro un saggio come fano.

Siccome che volontare, a contro la morte non ne trovano, certo.

Allora costretto, che comandante di ogni compagnia, dice (uno, due, tre, quatro, in modo di dire) andrete voialtri.

Certo mi capirete piutosto che fare un atto di disobidienza, ho per fanire in galera con una ventina danni in piu, e certo si rischia la pelle, altrimenti la pelle me la fano i nostri superiori.

Cari amici, siete statti a corente della vanzata sul Carso.

Vi siete divertitto:

Chi sa con che ansia vi alzavate al matino, per prendere il giornale per vedere se cera delle buone nuove per gli Itagliani non Combatenti ebbene di tutto cio che diceva il Corrierre non è vera un bel niente, ve la sicuro io perché prima di avanzare vidi la prima linea.

E non come ve lo danno intendere a voialtri, che non lo potette sapere come è, la vidi pure coi miei compagni il 21 Ottobre che abbiamo fatto per vanzare erravamo in 252 e siamo restatti in 148 sensa patere acquistare un metro di tereno.

i Tedeschi mi volevano butare in la luna.

Non mi resta altro che inviarvi i piu affettuosi saluti cari a tutti i soci del Circolo e anche i Cari Soci della Cooperativa e della Casa Edificatrice, fatevi vedere un po risoluti se sapeste, che quanti e quanti soci dovrete perdere quanti povere madri e padri di famiglia che anno fatigati per levare i loro figli ed ora siamo ridotti tutti a farsi macelare.

Questa é la civilta che è venuta

Fate pure leggere al Consiglio della Cooperativa e della Casa Edificatrice.

Vi invio i più sinceri saluti ricordando sempre casa che certo se camina tanto questa cuerra a casa non vengo più

saluti

arrivederci presto

Tieste lo prederemo col binocolo

Saluti Aff.si Aff.si

Therasienstalt 24 ottobre 15

Carissimo fratello

ti ringrazio della premura che ai avuto di me:

oh ricevuto la tua cartolina e vaglia, e ti ringrazio di tutto.

Desideri sapere qualche cosa di me:

Ebbene, io sono in austria da circa due mesi ed in buona salute, non sono però prigioniero ma bensì disertore, perchè ò disertato è facile comprenderci, prima di tutto avevo voglia di vivere ancora ed in secondo luogo non oh avuto mai rancori coi tedeschi da dover fare le schiopettate con loro tanto è vero che essi mi anno trattato assai meglio degl’italiani, insomma il tutto mi à deciso a questo passo, e tu che ne pensi:

Oh fatto male ti prego di dirmelo.

Anzi desidero che tu mi dica ciò che si parla sul mio conto.

Oh saputo qui stesso che molti di quelli che mi conoscevano anche troppo bene dicono in Italia che io sono od ero una spia austriaca, che ne pensi tu:

mi tacciano di vile perchè sono fuggito la morte, ma disgraziati:

Non è forse più difficile vivere che morire:

Morire quando si è ancora giovani e si anno ancora delle speranze è follia, ed io non sono folle affatto.

Un giorno io mi partii dal mio accampamento coll’intenzione di andare a fare una visita alla Santina, ero senza permesso si capisce:

ebbene non vi arrivai perché fui fermato prima e legato ad’uno albero mani e piedi;

perché:

per essermi assentato senza permesso e fattomi casualmente vedere presso una batteria di artiglieria, sai tu cosa pensarono che io andavo visitando le posizioni dei nostri per riferirli poi ai tedeschi

Vili ed abbietti:

Sapevano quello che erano capaci loro;

ma non sanno dunque che io non mi sono mai venduto e non mi venderò mai::

Mi legarono come ti ò sopra accenato ad un albero mani e piedi e mi ci tennerò una notte e un mezzo giorno e poi sorvegliato con due soldati a baionetta in canna, mi sequestrano il portafoglio ove avevo delle lettere e sopratutto la fotografia della nostra povera madre, non l’ò più avuta.

In seguito non se ne parlò più, forse avevano conosciuto il loro giudizio ingiusto ma io non potevo sopportare più oltre quella vita piena di sofferenze e colla prospettiva di perdere da un momento all’altro la vita:

così risolsi il passo decisivo ed arrischiai tutto per tutto un giorno della fine di agosto aveva camminato tutta una notte essendo stato sull’isonzo, ero morto, sfinito sempre sotto il fuoco ove ogni giorno il fucile ed il canone seminava la morte nelle nostre file:

trovai due amici e mi dissero che non ne potevano più ed avevano perduto la speranza di vedere di nuovo i loro figlii, così partimmo verso le 9 di sera col fucile e giberna e camminammo traverso fossi e prati circondati dalla morte ancor più degli italiani che dai Tedeschi traversammo la nostra ultima fila facendo credere che eravamo di servizio e passammo oltre, camminammo ancora finché si arrivò vicino a Tedeschi così ci fermammo fino al mattino, ed io carponi e strisciando per terra mi avvicinai ai reticolati per assicurarmi se avevo di che fare con italiani, o Tedeschi, ma erano proprio quelli che noi cercavamo;

all’aurora innalzammo uno stendardo bianco e così fummo accolti, e tutt’ora ci troviamo con loro, però come prigionieri.

Ti saluto aff.te Saluti a Maddalena baci ai tuoi bambini saluta il Padre Tuo fratello Ernesto

Austria li 5 Novembre 1915

Adorata Sorella e Cugnato

credo che quando riceverete questa mia avrete già saputo che io mi trovo prigioniero, e i miei fratelli come si trovano:

scrivi subito e fammi sapere tutto senti cara sorella non mai detto una volta che il tuo Padrone di casa aveva ungrosso stabilimento di Ciocolata a Lugano non potresti a fare del tutto fino a sacrificio per mettermi a posto.

sai perche dico cosi dircelo al Nerino che lui indovina io qui mi trovo bene speriamo che finisca presto la Guerra che così potremo essere liberi ora lunico mio pensiero e per miai fratelli poverino voi tutti mi avrete gia creduto morto nevvero sapiate che io neo sempre avuto poca volonta di morire e.

per questo sono ancora al mondo la morte deve essere sempre l ultimo ti raccomando quello che ti dissi se avresti di spendere anche 100 cento lire non stato a dirniente a nessuno di questo.

ricevete tanti baci fate un bel bacione alla mia nipotina fratello e Cugnato Pino

12 Novembre 1915 Austria

Carissima Sorella e Cugnato

Vi scrivo questa cartolina per farvi sapere che sono stato insieme 5 cinque giorni a nostro fratello Pierino che pure lui e prigioniero non potete inmaginare la consolazione che provammo a vedersi cosi sani e da tanto tempo che non si vedevamo piu vi saluta e vibacia lui e andato inunaltro posto.

senti cara sorella io scrissi a mia moglie che mi mandasse unvaglia se non la ancora spedito dacci il tuo inderizzo)

senti cara sorella ti raccomando che per quando sara finita la Guerra e che saro libero di raccomandarmi al tuo padrone per procurarmi unposto o di qualunque sia mestiere pure che sia Ininsvissera fammi sapere l’indirizzo del zio di Bellinzona ora vi saluto e vibacio tuo fratello e Cugnato Pino baci alla mia nipotina fate sapere sempre anche a mia moglie che vi scrivo salutatela tanto

Lucerna 26 - 3 - 1916

Annita Carissima.

Ieri trovai qui a Lucerna la tua cartolina nella quale mi fai noto tutte le difficoltà che incontri per poter passare.

Io qui come già ti scrissi non posso fare nulla per diversi motivi.

Anzitutto l’elemento Italiano che qui esiste è formato dal più basso della società e su di nessuno assolutamente si può fare assegnamento.

La miseria ed il dolore degli altri è per tutti la gioia e la soddisfazione per loro.

Dove non possono colpire direttamente cercano di colpire con malignità.

In secondo luogo io non posso fare assegnamento alcuno sul consolato Italiano perchè la legge gli vieta assolutamente di aiutare quelli che si trovano nelle mie condizioni.

Io bene però ti indirizzai dall’avvocato Alfredo Podreider via Alciato N. 1 il quale oltre essere un signore è anche di sentimenti nobili e in questa occasione ti potrebbe facilitare la strada non fosse altro che di inviare lui direttamente un quesito al Ministero per sapere con qual diritto vietano alla moglie di un disertore di recarsi in Isvizzera.

In tal caso dovrebbe essere la Svizzera a trovare difficoltà.

Questa mattina parlai io in proposito col capitan della Gendarmeria e mi disse che forse il Municipio di Lucerna quando una persona di qui garantisce a me un lavoro fisso e ben retribuito potrebbe rilasciare una carta di consenso ma come ti ripeto io qui non ho nessuno che lo possa fare.

Voglio sperare che vorrai recarti dove ti dico io e farmi sapere qualche cosa in proposito.

Mi dici nella tua cartolina che sei arrivata al colmo della disperazione per non poter riuscire a raggiungermi.

Annita io ti dirò di più.

Io qui sono arrivato a meditare delle cose che se il forte attaccamento a voi non avesse avuto sino ad oggi il sopravvento io l’avrei fatta di già finita.

Speriamo che Iddio me lo faccia perdurare perché diversamente addio a tutti.

Tu più di ogni altro mi conosci.

Sono sempre stato straffottente di tutto, a tutto ero pronto pure di arrivare a raggiungere uno scopo ma come ogni mortale ha i suoi difetti io ho quello che mi avvilisco al primo incaglio.

Sento di non saper più a lungo tirare innanzi senza una persona vicina che mi comprenda se sappi confortarmi ed incoraggiarmi insomma sento in me il bisogno più forte di averti con me.

Comprendo che in principio sarà per entrambi un pochettino burrascosa ma la nostra vicinanza ci farà sembrare meno dura la vita.

Io qui sono arrivato al punto di fare la vita che facevo prima illudendomi che i denari non mi farebbero sentire tanto la tua lontananza e con quello assopire in bagordi e distrazioni i miei dolori.

Pensa Annita che catastrofe sarebbe se mi capitasse disgrazia.

Per degli anni non ci si vedrebbe più.

Ora dopo tanti dolori dover per tanto tempo rimanere stanati.

A te questo ha sempre fatto paura e la nostra Tina come potrebbe amarmi.

Quando penso di essere giovane e robusto mi rallegro perchè l’avvenire non mi spaventa come in tanti momenti.

Fa di tutto Annita per raggiungermi.

In un modo o nell’altro recati anche da quella signora che abita in Via Berretta a Turro e che ti parlai nella mia ultima.

Consigliati colla Signora Ida anche.

Scrissi anche a suo marito ma non ebbi evasione.

In quanto alla Tina non aver paura che una volta giunta qui potrai andarla a prendere quando vorrai questo te lo posso assicurare.

Figurati se io pure non la terrei qui volentieri ma credimi che sino a che saremo sistemati non è prudente.

In ogni momento la penso cara Tufolin e chissà come sarà diventata carina.

Parlagli di frequente di suo papà e ti giuro che due mesi dopo che tu sarai qui a costo di qualunque sacrificio la anderai a prendere a qualsiasi costo.

Io ora ho deciso di domandare lavoro a Zurigo essendo quella una città industriale e l’unica nella Svizzera che vivi di lavoro perché tutte le altre vivono dal commercio portato dai forestieri.

Se tu vedessi quella che bella città e poi altro elemento.

Spero avrai ricevuto le L 25.

Erano poche ma sono certo che ti saranno state utili.

Ho tanto ancora da scriverti ma in una prossima perché voglio essere egoista come lo sei tu.

Bacioni a te e Tina

tuo Alfonso

Tarcento (Udine)

Oggi giorno o fatto questa mia lettera alle ore 11

alle 12 cè rivato la lettera Del mio Desiderato Fratello Nazaro in cui è in buona salute e sintrova a Verona per sempre e in questa mia busta troverete Due lettere in cui una è mia e una è sua e per in quanto a me non pensate che io sto bene Di salute e non mi manca niente.

Salute a tutti padre madre moglie Cugnata Sorella Fratello e nonna un bacio a tutti 4 Bambini

Sono vostro per sempre

Chiodini

quando scriverete al mio fratello Gaetano Date i miei saluti.

Verona li 12 / 9 / 16

Carissimo Fratello

Rispondo alla tua desiderata lettera che gia da molto tempo che stavo a spettado che molto ci pensavo, molto mi ralle grai col sentire che ti trovi in buona salute e così pure anchio fin’ora.

Caro fratello per mezzo dalla tua lettera sento tutte le tue sofferenze che tu passi ma cosa vuoi fare bisogna sopportar tutto, gia loso che cuesta vita è una vita un poco pesante per uno che gia e abbituato figuriamoci per uno che non e abbituato.

per in quanto a me mitrovo ancora cui al comando di tappa affettivo mi è toccato a spendere 100 L cuello mi rincresceva ma dopo tutto si tratta di salvare la pellaccia e di cui sono sicuro di starghi per sempre masperiamo che cuesta guerra finisca presto al meno per cuesto inverno

Caro fratello cuesti giorni ho ricevuto la lettera di casa alla quale dicono che si trovano tutti in buona salute e gli interessi vanno molto bene

Altro non mi resta che di salutarti di vero cuore Addio ricevi i più affettuosi saluti dal tuo in dimenti cabile fratello NChiodini

Di nuovo caro fratello ti racco mando di non pensarghi a cuestavita e portar pazienza che vedrai che tutto passerà

Arrivederci preso

Addio

Tarcento il giorno 15 — 9 — 1916

Pregiatissimi miei Cari Genitori Dopo lungo tempo per mezzo. Duna ottima combinasione o avuto vostra notizia

Il giorno 13 settembre cè rivato la nostra cucina Clementina e mia consegnato la vostra desiderata lettera contenente 15 lire.

Quindi sento la vostra perfetta salute e così pure è della mia altro sento per messo della Clementina che voi vi legnate per che io non vi do mai mie notizie in vece tu’altro io scrivo tutte le settimane in casa e alla mia moglie e io Del tempo che sono qui o ricevuto 3 lettere e una cartolina cuoe Due lettere di mia moglie una Din casa sensa bollo e una cartolina della mia sorella spedita a Como e altro che o ricevuto.

In vece io avro spedito perlomeno intra lettere e cartoline 36 Dunque potete in maginarvi il mio mal pensare di casa.

altro per in quanto al mio Fratello Nazaro mi ha scritto che sarà 8 giorni e mia sicurato che lui alla Fronte non va più per che va a prendere le dal riparto A al riparto B quindi a circa 25 Chilometri al giorno di fare tutto quello che io so appena che sapro qualche cosa di nuovo serà mia premura a scrivervi e per in quanto a me non state pensare che io non ho mai avuto Buona salute come qui anzi prego Dio di venirne i miei romaten ma non mi vengono.

Dunque non pensate di me che io del certo sto più bene che voi tutti e per le mie vene o un altro mese din abilità e ieri o chiamato un altra visita e mi anno di spensato dal sagnio per 10 giorni Dunque non pensate di me che io Forsi alla Fronte non salute

Altri tanti per mezzo della Clementina che la mia povera Figlia Palmira a soferto un male sulla gamba e come lei mi dice che ora è per fettamente guarita però io voglio sapere di voi.

tanto che al giorno della sua partenza si è ricato la mia moglie col mio bambino e il mio povero padre che piangevano tutti per la nostra lontananza e per il nostro ritardo a scrivervi Padre e moglie non è che non abbiamo amore di casa e proprio che le lettere vanno a perdersi anzi tuttaltro tutti i giorni quando distribuiscono la posta vado p sempre colla speranza di sapere qualche notizia da voi ma invano il mio spettare, vengo via sempre col naso rotto tante volte mi viene da piangere e dico da me stesso tutto l’interesse che oavuto finora e ora non so più niente se potesse fare ancora una visita alla mia bella campagna e una rivisita alla mia famiglia ma in vano il mio desiderare Dunque quando mi scriverete fatemi sapere di tutto delle Due vacche del maiale Dei cipolli e del pertighe di quel melgone come è.

Altro sento del nostro povero Cucino garegnani Ambrogio Delle sue di sgrazie che a in famiglia fatemi sapere anche di quello.

e di me non pensare altro sono per ringraziarvi dei soldi che mi avete mandato e quando mi scrivete le lettere fateli come volete ma l’Indirizzo fatto bene e questo è il mio indirizzo

Al Soldato Chiodini Giovanni 2° Regimento Fanteria

I Compagnia Tarcento Provincia di Udine.

Altro non ho che di augurarvi i miei più affettuosi saluti che sono vostro Figlio e tuo marito Chiodini Giovanni

Tanti saluti alla Famiglia del mio padre Carlo e tutta la Famiglia del Comerio e tutti quelli che di mandano di me.

Speriamo una Pronta Pace

Saluti tutti in Famiglia Cugnata sorella e Fratello e un bacio ai 4 Bambini.

l 10.1.16

Caro amico dopo tanto tempo che ti o schritto a non o mai ricevuto niente.

adesso sento che ti trovi a casa è inutile sei sempre stato fortunato e sempre sarai.

io per intanto mi trovo in buona salute ma della mia compagnia ce ne sono gia morti 2 abbiamo un capitano che è cattivo vorebbe che in un mese avessimo già imparata tutta la struzione ma io ce lo gia giurato se vado al fronte.

Sai che cosa voglio dire la vita del soldato non è una vita brutta ma bisogna avere

dal fronte li 30 / 7 / 916

Egreggio Signor Sindaco

Visto e considerato che i nostri socialisti, e internazionalisti, anno chiamato la guerra per incivilire le Nazzioni ove la civiltà non cè.

Ma pero io vedo che questi ignotiti dalle verita dei giornali se ne stanno rintannati nei paesi.

Al Sicuro.

Ora io vi voglio parlare un po di tutto quello che succede nel vostro ingnotismo, sul contrabando del nostro governo.

Nella regione di Vall Arsa la quale fu ricconquistata dopo averla perduta per il volerlo dei nostri uficiali Generali ma però lievi furono le perdite nostre nella ricconquista.

Solo che nei reggimenti 61 e 62 e 162 vi perderono solo che 1,500 oppure 1600 per ciascheduno e poi 5 o sei reggimenti daltri altrettanto.

Il nostro 61 dopo ben otto volte di attacco riuscì a falire per il suo grande smercio di carne macelata, del nostro governo contrabandata sulla credulta dei nostri internazionalisti.

Il nostro 162 pure, dopo undici volte di contratacco, falì per la sua grande macelazzione.

Il nostro quarto Alpini e un grande macelaio che fornisce anche L’Austria e la Germania di contrabando dai nostri giornali.

Il settimo Bersaglieri benche sprovvisto di munizzioni riuscì a rippiegare sull’Altipiano diffendendoci fino coi sassi.

E poi le nostre Artiglierie non anno potuto sparare neanche un colpo per sprovista di munizioni ma pero bene sprovvisti di dinamite son state fatte saltare in aria

Dunque io approvo che il pianto internazzionale e ipocrisia.

E la più vera e vergognosa ipocrisia e il farsi credere cultori darte veder versare torrenti d’indignazzione per una pittura fiamminga, per un Cristo spirante su una tela, per la distruzzione di una facciata duna chiesa al Musaico, per un altare alla roccocò, e non sentire dolore per quelli che muoiono la davanti alle trincee squartati e sventrati dalle bombe nemiche, non sentire dolore per quelli che muoiono di freddo e di miseria.

per i bimbi senza pane, e per i genitori sul lastrico della miseria:

Bruccino le vergine dipinte, al diavolo le sedi governali, i Papiri - del san’scritto, sono le vite umane che bisogna salvare, solo le lagrime umane che bisogna asciugare, sono le vite e i corpi umani che bisogna aiutare.

Dunque il bene sta in voi o popolo, che dovete fare la vostra guerra per la ricconquista del perduto vostro diritto=sacro; alle discussioni di pace per il benessere di tutti.

Vi saluto caro Antonio vi prego questa lettera fatela leggere a tutti quelli che ascoltano i giornali

ti discorero dopo più a lungo

5 Agosto 1916

Carissimo Cugino,

il postino mi favorì inviandomi ieri la tua cartolina del 5 luglio, alla quale faccio risposta.

E' più di 2 mesi che la famiglia tua non riceve alcuna notizia e sarebbe molto pensierosa se tu non l' avessi rallegrata con la mia di ieri.

Sarà forse che le lettere impiegano maggior tempo:

Non sappiamo immaginarci il perché di questo ritardo.

A proposito ti prego di frammischiare alle lettere che invii alla famiglia qualche cartolina, poiché dato il caso che le prime non venissero, almeno le seconde ci portino notizie.

La mamma t' inviò per mezzo di un membro della Società Bonomelliana, la somma di L. 10;

a quest' ora l' avrai ricevute, nevvero:

poiché questi sarà passato in visita il mese scorso a tutti i prigionieri.

La famiglia Dolera ebbe, l' altro giorno notizie di Giovanni che si trova in Ungheria, e di buona salute.

Mi domandavi ch’erano i 2 tuoi compagni;

scusami se non te lo dissi, perchè, a dirti la verità non mi ricordavo il nome;

sono Beniamino Bolzoni e Carmelo Brambino;

del primo si ebbe notizie giorni orsono, il ritardo di sue nuove, durato quasi due mesi, era causato dalle sue lettere ferme in posta.

Del secondo poi, non vorrei parlarti a lungo.

Poveretto:

per tutta la sua vita avrà sempre con sè la pena che la giustizia gl’imporrà se venisse trovato;

egli è disertore.

Oh, qual brutto pensiero gli venne:

ricusare di servire la Patria, oggi così bisognosa, per vivere una vita nascostamente sospettosa.

Nulla per lui vale se non un atto di bontà del nostro buon Sovrano o della Magnanima madre sua.

Ve ne son vari (non del nostro paese) di questi vili che ricusano il braccio difensore.

Mi sono meravigliata sentendo che tu non sapevi la morte della nostra cugina Angelina.

Io credevo che la tua famiglia t’avesse avvisato.

Poveretta:

fu vittima di una di quelle malattie che fa strage nella gioventù, quale la tubercolosi, riposano le sue ceneri lontano da Fiesco, a Cerusco, presso Milano.

Anche Della Noce Francesco figlio dello zio Battista è preso da questa malattia nè sicuro l’inguarigione.

Il 26 dello scorso mese moriva di morte improvvisa il Prefetto Reverendo del Santuario della Misericordia a Castelleone.

Saluti da tutti, non ti faccio i rispettivi nomi perché mi manca di carta.

Un bacio da me

la cugina Maria

Berlino

Cara Signora Ciglia e Signor Fango

Giongendole questo lettera le sarà sicuro di sorpresa perché benché io e miei di casa la ricordiamo sempre, ma non le inviai mai scritti.

Ora di fronte a una grave disgrazia che accade in casa mia, rivolgo il pensiero a loro, per chiederle un gran favore.

Come sa che il mio Telesforo e militare è nel momento di combattimento restò prigioniero agli Austriaci, dunque e gia 7 mesi, e in questo periodo di tempo sempre si credette prigioniero del caso, e sempre ebbi corrispondenza, Ora invecie mi se lo dichiara Disertore, ed è condannato al più duro castigo e al termine della guerra dovrà subire lesecuzione (che la mano me trema solo il pensarlo)

Ora questo povero disgraziato figlio si trova in Serbia ai lavori ferroviari.

Essendo noi impossibilitati farle giongere lettera d’avviso della sua condanna; Sarei da loro colle braccia aperte a domandar grazia e inviarle due righe (che tra questi due stati sono alleati) facendolo consapevole della sua calunia. e condanna, e per quanto succedi la pace, lui non torni in Italia se non prima sia da noi avvisato.

Carissimi Signori so che il suo cuore e buono, e vorranno impegnarsi a salvare la vita a un amico e una mamma.

Voglio credere staranno bene come lo siamo noi, e sarà una perenne memoria di gratitudine, e mandiamo i più caldi anticipati ringraziamenti uniti doveri e saluti da tutti in famiglia, in particolare da povera angosciata Madre.

Mastalli Celestina / Prigioniero di Guerra

Indirizzo Mastalli Telefero

Bersaglieri 6 Regimento

13 Battaglione 6 Compagnia

Eisenbahn Arbeit Abteilang N. 46.

a Lejkovac

Serbia

Altro favore domando cioè volermi rispondere due righe su ciò che parlo qui sopra, e per quanto incontrerà spese io pagherò tutto ciò che occorre

Facio tanti saluti da parte di suo papà e cugnata Metilde e Giacomino.

Con lacrime agli occhi torno a pregare del favore

Grazzie

Ginevra, 5 September 1916

A Palmira pur sempre e tanto ricordata.

Quando aprirai la busta — e che troverai nell’intestata della lettera lo stemma della repubblica Ginevrina, certo il primo movimento sarà di paura e penserai male tanto più che sotto di queste due parole vi troverai le altre prison de St. Antoine.

Però nevvero saprai vincere l’immediato sgomento e che riprenderai immediatamente la tua consueta allegria, perché, vedi se io che ho così tanta voglia e tanto tempo di scriverti, sapessi che una lagrima sgorga dai tuoi occhi, che bagni le tue sopracilie, che i tuoi occhi abbiano ad arrossire, all’ora vedi malgrado alla pura, grande e bella soddisfazione di teco intrattenermi e se mi intrattengo è perché conosco la tua audacia, la tua forza e la tua fede adamantina.

non ti scriverei.

Siamo dunque intesi, nessuna lagrima e pensa che se sono in prigione, lo sarò per qualche motivo.

Così almeno la pensano anche i bravi poliziotti che mi hanno arrestato o meglio accappiato.

A quanto pare sono sotto la grave imputazione di ribellione e scandalo.

Non cè di che — però ad onor del vero io non so in che consista questa ribellione e questo benedetto scandalo.

Secondo mè ribellione vorrebbe dire dar dei pugni, delle bastonate ed altro contro i rappresentanti della legge, ora, vedi, io non posso proprio dirti di aver fatto tutto ciò — posso però rigirando la frase ed i termini e toccandomi la cocuzza, affermare di essere io il bastonato e lo schiaffeggiato.

Passiamo dunque alla seconda: Scandalo::

Da due giorni che mi arrabatto continuamente il cervello, non sono ancora riuscito a trovare in che consista questo bravo scandalo.

Scandalo per me dovrebbe dire far qualche cosa contro la cosidetta morale pubblica — ora questa offesa non saprei proprio come pescarla.

Accidenti anche alla mia grassa ignoranza, lascio a te il compito di sbrigare la matassa e ti dirò brava, se tu mi riuscirai a dirmi come stanno le cose.

Però voglio diventar gentile:

le quattro mura, il sole che entra a piccolo spiraglio, sono abbastante unquenti per rigentilire anche i più cattivi — e ti dirò come avvenne il mio arresto.

Domenica, tre, organizzato un comizio pubblico — dalla gioventu socialista.

Io con miei amici, mi ci recai per pura curiosità, ma la curiosita venne castigata, tanto che non avemmo neanche il tempo di approsimarsi alla folla che una tempesta di pugni e legnate mi si scarica sulla testa, — non ebbi neanche il tempo di rimettermi che venni cacciato in guardina.

Non c’è male, io attendo sicuro della mia coscienza il provvedimento giudiziario.

In guardina trovai pure Leonardi, Federico e Arrigoni essi mi pregano di porgerti i loro affettuosi saluti.

Io con vero affetto ti bacio tuo

Dario Fieramonte

P.S.

Non far sapere questo alla mia famiglia.

sarebbe un dolore che io voglio risparmiarle.

D. F.

Beregszasz 16 - 8 - 16

Caro Fratello

Oggi ricevuto la tua lettera scritta il giorno 6 - 6 e con piacere riscontro o scritto una cartolina al Frat ma non so se la riceverà salut voi pazienza ciao.

Ben compreso come vi trovate e come si comportano gli interessi questo e nulla con pazienza tutto passa e inutile diventar matto il piu e per noi caro Fratello che chissa come sara il nostro destino e il Francesco come mi dissi che non stara al lungo sensa andarsene dove io hò abbandonato e per fortuna essere salvo, eppure è ancora nulla appena un momento che la pancia, sta bene più non ci penso e voi che siete a casa che potete star bene non lamentatevi e guardate di stare in buona salute come pure faro limppossibile anchio saluterete il Francesco e dite che io sto benissimo.

Saluti a voi tutto in Famiglia saluti alla Moglie e baci al bambino e sono Carlo saluto Sorella ciao ciao

Mendrisio 8.6.916

Pinuccia Carissima.

Non so pensare come non abbi ricevuto mia lettera spedita al tuo indirizzo ha Milano...

forse non te l’avranno consegnata;

ma guarda che ti giuro d’avertela spedita.

In questa mia ti spiegavo tutto quanto mi è accaduto, e mi dispiace molto che tu non l’abbi ricevuta.

Questa mattina ricevetti tua ultima cartolina, ti ringrazio infinitamente...

si vede che mi ai dimenticato in questi anni passati ma non del tutto, un filo nel cuor tuo si capisce che ti è sempre restato;

come pure t’el posso giurare chio fui lo stesso...

stetti ben cinque mesi alla fronte nei Bersaglieri Ciclisti nò passate tante ma un pensiero per te ho tesoro mio non m è mai mancato, lo sguardo tuo è sempre stato impresso nel cuor mio e forse mi riescirà difficile cancellarlo.

Leggo una strofetta della tua lettera dove mi chiedi una mia fotografia...

ma carina mia al momento di fotografie recenti nonne ho... però non dubitare che ne farò fare e appena saranno pronte te la spediro senza nessun fallo sei contenta:

Io pure desidererei averne una delle tue...

così potrei almeno sfogarmi il desiderio di coprirla di baci...

me la manderai nevvero:

guarda che l’attendo anchio senza fallo, mi faresti un grande dispiacere se me la neghi.

Vedo con piacere il posto dove ti ritrovi oggi, in villeggiatura non sei tanto distante...

pecato ch’io non posso più venirti ha ritrovarti...

ma vuol dire che se sara vero che tu senti ancora d’amarmi un giorno potrai tu venire ha passeggio in questi paesi.

Ora termino perche mi rincrescerebbe annoiarti, spero d’aver appagato il tuo desiderio di avere un delizioso mio scritto guarda però che questo è il secondo domanda ha Milano che l’altra mia la troverai senza dubbio è già un mese che l’ho spedita.

La salute mia è buona come ne sono certo di te.

Altro non mi resta che baciarti caramente ed inviarti.

Aff.mi saluti.

Scrivi presto tuo aff.mo Emilio

Mendrisio non Chiasso

Ginevra 5 Septembr 1916

Carissimo compagno

Quale, quale catastrofe è avvenuta in tutte le mie speranze, in tutte le illusioni di libertà, che nutrivo sulla libera::: Svizzera.

È come quando ci si sveglia da un lieto sogno e ci si ritrova nella triste realtà della vita:

Speravo di venire quà in un paese civile e dove si poteva godere una discreta libertà, a fianco di gente buona e gentile, ed invece mi trovo in un paese dove la libertà non è che una truffa, e la gente non è guidata che dal più gretto egoismo, dalla più bassa vigliaccheria.

Quà il potere assoluto è dato all’oro.

Coll’oro puoi tutto, puoi comperare anche la libertà.

Qua l’uomo che cerca la libertà, che cerca la giustizia, che è abituato a pensare col proprio cervello è ritenuto come il peggiore dei criminali, e viene trattato come un appestato.

Quale infamia:

L’uomo che ha sofferto immensi sacrifici, per conquistare un paese, ove credeva di trovare un’accoglienza benevole, e non trova che dei cani ringhiosi, dei mastini feroci, pronti a farti il maggior male possibile.

In mezzo a queste " teste piatte " — graziosa vero, questa definizione: — solo gl’imbecilli sono tollerati e rispettati.

Quà non vi è posto per gli uomini indipendenti e liberi.

Ogni nostro passo è seguito, marcato da un mastino, che scruta ogni nostra mossa, che penetra nel nostro cervello, che s’insinua pur nei nostri affari più intimi.

Te l’ho detto:

è il regno della vigliaccheria, la più turpe, la più schifosa.

Quà tutti gli uomini sono poliziotti; pur i socialisti, i consiglieri, i secretari delle camere del lavoro.

Nota:

domenica quando fummo arrestati, mentre si affermava il nostro internazionalismo, la folla applaudiva ai poliziotti che ci trascinavano in carcere, mentre ci tempestavano di pugni, aiutati dalla folla stessa.

E la folla non era borghese, no, era prettamente proletaria, la vil folla, la folla imbecille.

Tu penserai almeno che i socialisti riuniti a comizio ci abbiano, almeno essi, difesi.

Nemmen per sogno:

Essi se ne stettero tranquilli ad osservare tutto, poi continuarono pacifici, ad ascoltare i loro pagliacci, i loro addomesticatori, come se niente fosse successo.

Oh: maledetta, maledetta questa folla ignobile:

Quà la ribellione, la ribellione cosciente, che sa cosa vuole e dove vuole arrivare, è sconosciuta.

Quà hanno una schiena ritta come quella d’un arco, quando si tratta di poteri costituiti.

E mentre in Italia, almeno nell’alta Italia, è ritenuto somma vergogna, fare ed essere amici dei poliziotti, quà è ritenuto sommo onore.

E bisogna star bene in guardia, perché puoi trovare un giuda ad ogni passo.

Avrei ancora molto a dire, ma la smetto perché non mi sento più il coraggio di continuare a camminare, in mezzo a simile luridume.

E vogliami tu scusare queste mie linee sconnesse e mal scritte, comprendendo tu benissimo lo stato di eccitazione in cui mi trovo, per le vigliaccherie viste e sopportate e che ancora dovrò sopportare.

Saluti aff. a te, Clelia, Palmira, Mariano, Dall’Oppio, Radaelli Spergei, Molaschi e a tutti gli altri buoni.

Scrivete ancora alla: Rue Chaponnière.

E Arrigoni

Ginevra 5 September 1916

Carissima Clelia...

Ah: Ah: ah: ah: ah: ah:

Ma guarda un po’che strana metamorfose, si è operata sì improvvisamente, nel mio spirito.

Non è un minuto che ho finito di scrivere a Ugo una lettera piena d’invettive atroci, in un trasporto d’indignazione profonda, contro tutte le vigliaccherie di qui, che sono preso ora, da una volontà irresistibile di ridere, ridere, ridere.

Ah: ah: ah:

Oh, ma perché indignarci, quando ci troviamo di fronte a qualche vigliaccheria, a qualche prepotenza:

No: No:

È meglio ridere di tutto e di tutti.

Bisogna far sentire sul viso di coloro che ci perseguitano e ci martirizzano, con barbara raffinatezza, il nostro irriverente.

Bisogna addimostrare a questi Torquemada che le loro violenze non le temiamo, non ci fanno alcun timore.

Bisogna addimostrare ad essi, che ad onta delle loro coercizioni, il nostro pensiero rimane libero; che le loro galere non ci curvano, non ci piegano, non ci domano.

Oh, ma perché non o riso domenica, quando credendo di discutere con dei galantuomini, con degli avversari onesti e leali, delle mie opinioni, del mio punto di vista in confronto alla guerra, mi vidi poi da questi acciuffato e tradotto in arresto, cogli altri tre compagni, accorgendoci solo allora, che quelli che credevamo degli onesti avversari, non erano che dei poliziotti in borghese, i quali ci avevano tesi apposta un tranello, per trarci in arresto:

Oh: ma perché non risi loro sul naso, quando, mentre ci traducevano in gendarmeria, sfogavano il loro livore su di noi, battendoci di santa ragione:

E perché non risi loro sul naso, invece d’inveire, quando alla sera in guardina, sdraiati sul tavolaccio, completamente nudo, in compagnia di avvinazzati puzzolenti, tremante dal freddo, alla richiesta nostra, fatta colla massima gentilezza ai gendarmi, di portarci una coperta per ripararci dal freddo, questi per dar corso al loro odio imbecille contro di noi, penetrarono in cella tirandoci pugni e calci di sorpresa, ed in quanto alle coperte, risponderci col motto di Cambronne: (Che possano farne un’indigestione.)

Quante occasioni perse per farmi buon sangue, ridendo.

Ma non importa, perché risi tanto poi, quando arrivati quà, in questa prigione, mi fecero le fotografie, gratis, (ed a proposito, la tua promessani:) poi mi misurarono il cranio in tutti i sensi, per regalarmi, si comprende bene, un cappello nuovo;

mi misurarono il naso, le mani per regalarmi un paio di guanti per questo inverno; i piedi, per un paio di scarpe e le orecchie, per vedere se alle volte le avevo rubate a qualche somaro.

Poi risi ancora quando ignudi, ci cacciarono sotto una doccia bollente, e per poco, non mi pelarono come un maiale;

poi risi ancora quando mi rivestirono con panni da recluso, ne nuovi, ne belli, segnati col numero 40.

E rido ora, tanto, tanto, ah: ah: ah: pensando a tutto ciò.

Ed avrò occasione di ridere tanto ancora.

Oh: ne son certo.

Anche te intanto stattene allegra ed abbiti, anche oggi, uniti ai cento mila d’ieri, un altro bacione, in barba a tutti.

Tuo

E Arrigoni

Genève 28 - 8 - 1916

Carissimi,

La settimana scorsa vi ho spedito una lunga lettera nella quale vi spiegavo ampiamente in quali condizioni mi trovo.

Spero l’avrete ricevuta.

Attendo sempre di giorno in giorno il telegramma della mamma, ma ora comincio a perdere la pazienza.

Da una cartolina spedita da Acqui trovo le firme di Cecchino, Anita ed Alda.

Sono rimasto un po’sorpreso, ma poi dedussi che avete voluto con quella gita portare un po’di sollievo a Cecchino, che da quanto seppi è un po’avvilito e malcontento della sua nuova vita.

È arrivato qui un compagno di Milano il quale mi riferì che la Gigia aveva intenzione di trovarsi un’occupazione da tipografo, ma che poi si decise a partire per Acqui.

Ha fatto male a prendere questa decisione poiché con l’altra aveva tutto da guadagnare e nulla da perdere.

Ma non si scoraggi:

cerchi invece, instancabilmente, la possibilità di riuscirci.

Mi morsico le mani di non essere a Milano io per potergli essere utile.

Sarei sicuro di occuparlo bene, ma è superfluo dire che le mie condizioni finanziarie non mi permettono un simile viaggio.

In questi giorni vi manderò una lunga lettera.

Il mio nuovo mestiere va avanti abbastanza bene.

Niente affatto pesante e faticoso, per ora credo mi diano 6.20 al giorno, ma tra qualche tempo spero di prendere qualche lavoretto a fattura ed allora andrà meglio ancora.

Anzi ho deciso, se continua sempre così, di rinunciare al mio mestiere, dal momento che l’altro mi frutta di più.

Non vi pare:

Costì non mi prende certamente la malinconia, poiché ora siamo almeno in una quindicina tutti vecchi amici da Milano.

Facciamo sempre passeggiate in campagna e sul lago e... tiriamo avanti.

Ah: se Francesco potesse venire a ristabilirsi in questa città incantevole, quanto bene farebbe alla sua malattia quest’aria buona e sana, e quanto piacere avrei d’averlo vicino:

Speriamo che riesca a superare la crisi e che senz’altro venga qui.

— E voi tutti state bene:

Lavorate tutti:

L’Anita è sempre dell’idea di venire a trovarmi:

Oppure ha cambiato pensiero:

E di Sandro e Ugo che ne è avvenuto Con piacere udii di Guido che non se la passa poi tanto male.

Situazione sempre la medesima lavorare e mangiare e poi divertirsi.

Cosa volete:

non si può far altro:

Tutti gli amici di qui che vi conoscono, vi salutano con affetto, fra i quali Dario, Otello, Federico, ecc.

Raccomando ancora alla mamma di non fare delle spese per me quando parte, che di sacrifici ne avete fatti abbastanza per me.

Ma verrà il giorno però, in cui sarò felice di ricompensarvi.

E ora vi lascio aspettando che mi arrivi qualche notizia di voi.

Saluti alla famiglia Cesarina ecc.

Ed a voi tutti con affetto

vostro Mario

Genève, le 5 Septembre 1916

Carissimo Pulvio,

cominciamo presto a raccogliere i primi frutti della libera Elvetia.

Senza aver fatto proprio niente, domenica — in occasione d’un comizio indetto dalla gioventù socialista alla Pleine de Plaimpalais - siamo stati brutalmente acciuffati dai poliziotti, che ci pedinavano senza farsi accorgere, e tradotti ferocemente al Violon (guardina).

Dopo un giorno di permanenza in quel luogo orrido, ci han portato in un altro posto dove siamo stati sottoposti al ludibrio e alle invettive più ripugnanti di un manipolo di sbirri in borghese.

Di lì, poi, condotti in questa prigione.

Prima di vestirci da detenuti ci han fotografati in diverse posizioni, imponendoci vergognosamente di assoggettarci anche a delle visite antropometriche, come dei delinquenti volgari.

Mi sembra superfluo dirti che da un ufficio all’altro siamo sempre passati ammanettati in mezzo a due poliziotti.

Credevo finora che in Isvizzera vi si godesse un po’più di libertà che in Italia, invece dolorosamente mi tocca riscontrare proprio il contrario.

È la dura e cruda realtà che mi induce a parlarti in questa guisa.

Peccato che non vi sia un altro cantuccio in Europa ove poter vivere tranquillamente, all’infuori della noiosa sorveglianza poliziesca.

Se potessi andare in Olanda, in Danimarca o al... Polo Nord, anderei volentieri, e presto anche —

Ma non si può;

tu sai che la Svizzera è completamente chiusa da un cerchio di fuoco, e nessuno può uscire senza avere le sue carte in piena regola.

Necessariamente mi tocca rimanere. a malincuore in questo territorio fino a quando l’attuale flagello che devasta l’Europa non sarà terminato.

Pazienza e speranza mi confortano solamene in questo momento —

Bisogna sperare, sempre sperare...

Forse giovedì prossimo si svolgerà il processo e non so quale sarà la sorte mia e dei miei compagni.

Sono completamente all’oscuro, tanto più che né comprendo e né so bene esplicarmi in francese.

Spero, però, che gli altri che son rimasti per miracolo fuori penseranno a tutto.

E, termino avendo breve tempo a mia disposizione e la testa tutta confusa per tanti motivi che tu facilmente comprenderai.

Malgrado tutto, sappia che il morale mio e dei miei compagni è sempre altissimo, pronti sempre a sacrificare la nostra vita per un lembo di libertà.

Un caro saluto a te e a tutti i sinceri compagni, da me e dagli altri tre camerati.

Fieramonti, Arrigoni e Leonardi.

Federico Ustori

PS — Scrivi sempre in Rue des deux Ponts, 6 - Genève

Atzzinghen 19-3-16

Stimatissimi Genitori

Vengo con questa mia dandovi notizie di me.

Mi Scuserete molto del mio lungo silenzio che ho usato in questi giorni della vostra lontananza e di tutto cio chè o fatto.

Io non avevo altra via di scampo della mia vita altro che quella che o usato a fare.

Mi Scuserete che non vio fatto avvertire avanti di far cio ma questo lo fece perche Sarebbe stato Sicuro che Voialtri mi avresti Sconsigliato e per Cio non vi o fatto avvertiti Dunque ora mi ritrovo qua Iivvizzera Siamo internati nel Canton Glarus Ove mandano tutti i Disertori e non ci stiamo male.

Inquanto poi alla mia Salute io sto benissimo Come spero e Desidero di tutti Voialtri in Famiglia Come pure iel Fratello e Ortenzia con suo marito e i suoi bambini.

Vi domando un piacere se me lo fate Se potete mandarmi la mia roba mandatemi il Vestito con tutte le maglie e Camicie del lavoro e pantaloni del lavoro e quella braga del Vestito Nero del Fratello che a lui tanto Se viene a casa non ci va piu bene.

Guardate che verra una Ragazza di Rovetta a trovarvi chè e quella che mi faceva da mangiare quando mi ritrovavo All’Ospitale facendo la quarantina Dategli da mangiare e da bere che a me mi a fatto tanti piacere poi io vi ricompensero Cara mamma farete il piacere a Consegniarli a quella Ragazza il mio anellino che lei me lo portera e una mia Fotografia di quelli Vestiti da Soldato Intanto non o piu niente a dirvi altro che di Salutarvi tutti in Famiglia Salutatemi tanto il Fratello e Parenti e mi dichiaro Vostro Figlio

Ciao

Servilio Perani

questa e la mia Direzione

P. In Canton Glarus

Atzzinghen

Castus N. 13

Svizzera

Svizzera 18.3.16

Cara mamma

ti faccio sapere che ora sono qua e forse mi domani mi mettero a posto per ora non posso darti lindiri sso mio ma stai sigura che io ti scrivero appena che saro a posto io a fare quello che o fatto non mi trovo pentito e vedrai che dopo la guerra verro a trovarti ora no pero perché se mi prendano mi mandano subito al fronte ela posisione dove che e il mio battaglione e piu brutta di tutte e cera molti graduati che dicevano che mi mandavano tutti al macello e io che mi avevano molte volte punito ingiustamente e ero anche mal visto dal capitano e: non potendo sfogarmi sono fuggito e a te se vengano a dirti qual che cosa dicci che se non mi maltratavano non sarei fuggito per ora ricevi tanti saluti e baci dal tuo Emilio

... lì 4 Agosto 1916

Carissimo padre.

Vengo con questa mia, per farvi sapere che di salute io sto benissimo, come spero sia anche di voi.

Io vi domando scusa per questo mio grand ritardo, di darvi mie notizie, ma credete io non viò scritto per non farvi sapere in che luogho io mi trovavo, perché so che voi e anche la mamma ne avreste avuto tropo dispiacere.

Ora vi faccio sapere che io sono spulso dalla Svizzera, e ora mi trovo qui rinchiuso già da 15 giorni per aspettare che arrivi le mie carte D’Italia e poi è facilissimo che mi mandano alla frontiera Francese.

Dunchue appena ricevete questa mia se potete speditimi subito 50 franchi per cartolina vaglia.

E assieme mandatemi una lettera, e scrivetemi il giorno che mi avete spedito il denaro.

Fatemi sapere se è già stato fato il processo per la mia desarzione e che condanazione mi anno dato, perché se non mi mandano le carte è facilissimo che mi rimandano in Italia.

Fatemi sapere se Larturo si trova in ghuerra, e se voialtri state tutti bene, se è stato chiamato sotto le armi anche Francho e de Lernesto se e ferito o verrosia se si trova al fronte, insomma tutto quello che sapete.

Il mio indirizzo è questo.

Al Signor Brambilla Erminio Strafanstalt.

Solothurn.

Svizzera.

baciatemi tutti i miei fratelli sorelle e ricevete un bacio voi e la mamma vostro afessionatissimo Erminio.

per me non state farvi pensiero perché ora qualunque sia la mia sorte io sono gia preparato a tutto.

Se sarò mandato in Francia vado a lavorare, e se avrò la sfortuna di essere spulso in Italia, farò la mia punissione che mi daranno, e poi andrò in ghuerra come tutti li altri;

forsa, salute, e coraggio, non me ne manca, e la morte mi fa pocha paura.

Dunchue vi raccomando di non prendervi pensieri per me ora che avete bisogno di essere tranquilli.

Appena ricevete questa mia mandatemi quello che viò già detto, e una risposta, che sono premuroso di sapere qualche cosa.

Vostro afezzionatissimo figlio

Brambilla Erminio

13 notte

Mia Dominga carissima, una settimana fa a quest’ora mi mettevo in treno a Milano, e, francamente ne l’anima mia non c’era posto per un pensiero che riguardasse la lunga lontananza che stavo di nuovo incominciando, perché troppo piena di te, de la felicità che tu mi avevi data, de la certezza di poterla ripetere ancora.

Ad onta del dolore del distacco ero in realtà meno avvilito di adesso.

In questa settimana mi sono riallenato a la vita ne la quale da due anni mi vo’trascinando, e ne misuro la monotonia tanto maggiormente quanto più mi balza nel pensiero la contrastante felicità ne la quale abbiamo vissuto.

Se dovesse durare ancora a lungo così, sarò capace io, di resistere:

e resistendo non darei a me stesso una prova di supina rassegnazione de la quale non saprei più perdonarmi:

Ci deve essere un limite oltre il quale la tolleranza di questo stato di cose deve rasentare l’indifferenza per quello che lo potrebbe sostituire.

Ma non parliamo altro di questo per non aizzare nel fuoco = limitiamoci a considerare che ancora una volta ci è riuscito di passare qualche breve giorno in quella felicità de la quale ci apprestiamo ad intessere tutta la nostra vita e che ogni ora che volge è comunque da sottrarsi a quelle che ancora ci separano —

Molto a lungo non può durare di certo —

Però ti devo accennare a un altro scrupolo di coscienza:

tu stessa già nel mio ospedale avrai notato come a furia di insistere con domande su domande, con pretesti e menzogne Sgambati, Pontiggia, il farmacista e vari altri siano riusciti ad andarsene a casa:

oggi è venuto a salutarci un ex automobilista nostro, nipote di un cardinale, cugino di un deputato, padrone di mezzo l’Etna che sta per seguire quegli altri.

Ora, ti chiedo, faccio male io a disapprovare cotali sistemi e a non tentare altrettanto per me:

Non è falso questo sentimento del dovere del quale mi faccio schiavo:

non è una mancanza verso di te:

La mia mano va benissimo;

la tengo ancora fasciata perché la ferita è sempre aperta ma posso però usarla come se niente fosse:

naturalmente né medicazioni né operazioni non mi sono ancora permesse, e sta pur sicura che fino a cicatrizzazione completa non mi lascio tentare in simili faccende.

Invece vado a caccia, con scapito non indifferente degli abiti ma con enorme vantagglo de l’appetito e, credo anche, de la salute in generale.

Per quanto ci andassi qualche volta anche l’anno scorso con Pontiggia, le vere " soddisfazioni " de la civetta comincio a gustarle solo adesso, e ti garantisco che possono sostituire benissimo quelle de la caccia col fucile.

Domani se mi riuscirà, avrei progettato di andare dal Della Moretta ma di ottenergli la licenza che suo padre desiderava non oso sperarlo:

tante volte è più facile ottenere un esonero o una riforma che una miserabile licenza di 3 giorni viaggio compreso —

14 mattina

Grazie de le particolareggiate notizie che mi continui de la tua salute:

in fondo in fondo, specie per l’aver presa visione de i miracoli che hai saputi fare, posso essere abbastanza tranquillo:

occorre però che scompaiano anche i capogiri e sovratutto il sangue da naso:

se il Fosfer giovasse poco, anche per la piccola quantità giornaliera che tu ne puoi prendere, sarebbe il caso di provare con l’arseniato di ferro Zambelletti o con le pillole arsenico ferruginose o con le pillole Brancoli-Busdraghi che sono in realtà le più facilmente digeribili:

ma starsene senza prender nulla che possa combattere codesta anemia, no -

Hai capito, gioia cara:

Ciao amore mio:

sono ancora a te vicino come ne i giorni fortunati de la scorsa settimana, continuandoti medesimi baci, e continuandoci la felicità allora goduta —

Ricambia i baci al tuo Vittore, saluta e ringrazia nuovamente tutti in casa —

tuo sempre Mario

Padenghe 12-9-17

Giuseppe mio carissimo

Con gran consolazione anche questa sera ricevetti le care vostre notizie con una cara vostra lettera in data 7 e una cartolina illustrata in data 6.

Sono molto dispiacente avendo sentito che dal giorno 28 non avete ricevuto nessun mio scritto fino al 31 ma vedrete che avrete ricevute altre due cartoline una del 29 e una del 30 tutte due dandovi notizie chero priva dei vostri scritti.

Provai tanto dolore leggendo la vostra cara lettera sentendo che voi pensate troppo a me era ben meglio che non vi motivassi niente perché certo voi vivete molto nel dolore.

Ma vi prego non rattristarvi che io sto proprio meglio e mangio anche volentieri e faccio tutti i miei mestieri da sola non sono proprio come l’anno scorso forse sarà che avendo il dolore della vostra assenza non ascolto il male come l’anno scorso perché è un gran dolore anche il pensare a voi.

Riguardo a mio fratello come vi scrissi ha scritto anche ieri poche righe sol mi hadetto non posso vivere a lungo causa di continuo combattimento e disse pure di salutarvi.

Voi mi dite sempre che vi trovate bene ed io penso molto male e non faccio altro che brutti pensieri.

Sono fortunata che ho i figli che mi amano molto ma Marco poi è un caro ragazzo.

Dache siete via voi non ce dubbio che la festa di sera mi abbandoni siamo sempre a letto quasi col chiaro e domenica non essendo abbituato siccome che è stato dal padrone a imbotigliare e essendo venuto a casa tardi la sera si è fermato di più del solito ed io non essendo abbituata pensavo molto male e ho preso Bruno e Luigi sono andata in cerca e difatti era coi suoi compagni dalla Emma ed io le ho detto adesso sono contenta sapendo dove sei e se ti vuoi fermare fermati pure ma lui poverino lasciò i suoi compagni e mi prese dalla braccia Luigi e subito è venuto con me non saprebbe cosa fare anche in quei giorni che di più mi sentivo poco bene, ed io vedendo così alle volte faccio il gran piangere perché di più penso a voi, perché guardolo bene è il vostro rittratto in tutto.

Anche Bruno si è sodato anche alla festa dei soldi ne vuole ma non c’è dubbio che ne mangi anche ieri le ho messo sul libretto L 6 ed io vedendo così ce li do volentieri.

Non dubitate mio caro vi amo molto voi ma amo anche i figli proprio come fossero miei vedendo poi che sono contracambiata.

Mentre scrivo sono pochi minuti che Marco è andato in campagna colla barsela per caricare il fieno ed io appena finito di scrivere vado anchio dunque non pensate male che sto proprio meglio e così ci aiuto un pò.

Mio caro qui continuano a fare dei contratti di uva anche ieri la venduta Vittorio Conta a L 62,75 e il nostro cognato Emigliano credo a L 66 ma non so di preciso.

Se quest’anno avessi a casa quella cara persona che tanto mi sta a cuore sarebbe proprio un’anno da cavar il fiato invece non ce niente che consola piutosto viene da piangere.

Riguardo all’esonero anche ieri parlai di nuovo col Padrone ma temo che sia tutto inutile avendo in casa i zii

Mi trovo molto pentita a non essere venuta a trovarvi quando mi avete scritto se volevo venire e causa di questa domanda non sono venuta e adesso aspetto altro vostro scritto prima di partire e spero mi direte qualche cosa di chiaro.

Qui caro Giuseppe sono due volte che vanno i carabinieri dal Popo perché suo figlio credono che abbia desartato non vi potete immaginare il dispiacere di quella famiglia vi prego di non fare cose così cercate di fare il vostro servizio per amor del Signore e vedrette che Iddio vi accompagnerà e speriamo che presto finisca.

Guardate di essere bravo di stare coi vostri superiori che forse potrete essere fortunato

Tanti baci dai figli nostri saluti dai zii e un infinità di baci dall’abbandonata vostra Carolina.

Vi raccomando non pensate a me pensate a poter venire presto a dar pace a un cuore che tanto pensa a voi lontano.

Quando vi occore denaro aspetto un vostro scritto e guardate di non restar privo vi prego.

Saluti da tutti i conoscenti amici e cognati cognate genitori tutti.

Zona di Guerra 27 - 10 - 17

Elisa Carissima

Ricevetti ieri la tua lettera in data 21 c.m. e subito ti rispondo.

Sono dunque tanto contento che le mie notizie ti giungono gradite, non dubitare che sempre darò mie e cercherò di renderti sempre più contenta.

Nella tua mi annunci che parte dei cavalleggieri sono di nuovo ripartiti e fra i quali si trova anche il lungo marito di Pierina.

Poverina questo vedi mi dispiace molto, perché farla patire così tanto:

Il suo matrimonio che pareva si dovesse fare in un attimo è di nuovo sospeso allora

Dimmi un po’;

Che vita conduce adesso che non a nessuno:

Sai se alle volte le è arrivata una cartolina da scherzo come già ti dissi:

Spiegami in un tuo scritto qualche cosa in merito.

Lascia pure che ti calunnia non badare a lei e vedrai che un dì si stancherà e ti lascerà in pace.

In quanto poi alle licenze ancora non posso dirti niente, si parla di qui, si parla di lì, mà dal sicuro non posso dirti niente, ma appena saprò qualche cosa non dubitare che ti informerò di tutto.

Non ne posso più anchio di venire a casa.

Basta pazienza e speriamo presto di rivederci.

E se vengo voglio prendere moglie in quei 15 o 20 giorni.

Te capii::

Mi dici che Lina è ammalata, perche non mi spieghi cosa egli abbia.

Sai che lei non mi dice niente, dunque in una tua prossima dimmi tutto.

Dimmi un po:

Ai ricevuto una mia lettera in data 19 c.m.:

Mi dici che nell’alto milanese è prossima un’agitazione.

Basta però che, non facciano come la Russia a rovinarci dal tutto.

Perché la rivoluzione di Russia non è stata un bene per noi combattenti, cose che discorreremo ha casa.

Ai sentito in questi giorni i bolettini di guerra:

In cadore e qui nelle mie posizioni il nemico ha tentato varie volte con bombardamenti e con assalti di rompere le nostre resistenze, ma fu sempre contrabattuto e respinto.

Ora pare che tutto sia quieto.

Qui è già tutto bianco, il freddo è rigidissimo, e cominciamo il primo inverno perché qui gli inverni annuali sono tre.

Dall’Ottobre al Dicembre inverno, dal Dicembre al Febbraio non so come chiamarlo perché si gela, e dal Febbraio al Maggio, terzo inverno.

Infine l’estate è pochissima.

Dunque appena si saprà qualche cosa di affermativo in merito alle licenze, sarà mio dovere informarti.

La lepre e la polenta la mangieremo varie volte e in allegria.

Scrivimi presto subito e dimmi tutto ciò che ti domando in questa mia.

Salutami la famiglia parenti e amici tutti e Emilia.

Abbi te un forte abbraccio e una calda stretta di mano tuo aff.mo Pierino

Ciao

Di nuovo te lo ripeto spiegami qualche cosa della malattia di Lina

Ciao

Carissimo Cugino

Songavazzo 6 - 1 - 17

L’amore fraterno spinge a ricordarsi delle persone amate, molto più sapendo la tua condizioni e posizioni di prigioniero.

Vorrei poterti dire quello che mi spenge il core, ma una farsa suprema mi impediscie, e anche le tue condizione, di...

Tu forse, non la leggerai volontieri, questa mia, ma credo mi scuserai della mia libertà, che mi prendo a scriverti senza tuo permesso.

Godo molto piacere al sentire della tua cara mamma che ora ricevi il pane, che gia da tanto tempo desideravi, e che anche lei stava sempre coll’angoscia, e dalore perché spesso riceveva tue notizie che ti lamentavi colla paura di essere dala famiglia dimenticato, e sperduto, ma invece tuttaltro, sempre ti scrivono, ma tu si capisce che non ricevi mai niente;

a che cosa provviene questo:...

Come pure fanno tutto il possibile di mandarti del pane ed ora credo che in’avanti l’o riceverai sempre.

Fatti coraggio, e spirito, a combattere le avversità della tua vita, e speriamo che venga presto quel giorno di potersi vedere, e congratularsi alle nostre felicità di amici di parenti, tutti conpatti

Sento dalla tua mamma che godi ottima salute, ne godo piacere e te la auguro continuamente, come pure mi trovo io, e tutta la mia famiglia, che ti salutano tutti di cuore.

Se fossi sicura che ricevi nostre notizie ti scriverei di frecuente, (se sei contento), ma siccome sento dalle tue cartoline che scrivi alla tua mamma, che non ricevi mai una delle sue e certamente non riceverai neanche le mie, mi rincresce a non poter dare, notizie di famiglia e di parentela, a chi certo ne desidererà molto.

Ne vero:....

Portiamo pazienza chè terminerà anche queste privazioni, e allora coll’unione che avremo da tutti i nostri cari godremo doppia felicità e contentezza.

Ora termino perché non vorrei stancarti delle mie sgustose parole perdonami del mal scritto ricevi infiniti saluti di chi sempre ti ricorda, e che pel novello anno ti auguro tante e tante belle cose, baci intrecciati e saluti d’affetto tua cugina

Tranquilla Zamboni

1-XI-17

Luigi carissimo

Qui non si fa che pensare a te che vivere e mai questo:

meglio morire...

la mamma tormenta sempre adesso poi che e un pò che non riceve notizie abbiamo parlato col Barani ma anche lui giura che non sai niente come allora anno da disonorare la famiglia in questo modo, dice pure lui che tu sei tranquillo sul conto tuo Ma perché dobbiamo essere cosi caluniati:

Luigi mio come siamo sfortunati:

Pazienza Dio e giusto speriamo in lui.

ti prego di farti coraggio chi male non fa.

paura non ne deve avere.

Ti spediremo un altro pacco con farina e formaggio e cosi farai la polenta.

Noi tutti bene come Dio voglia sia di te.

Tanti e tanti baci dalla tua sorella

Gentile

ricordati di me

Saluti da Lina

che tanto ti ama