Voci della Grande Guerra

Lettere al re: 1914-1918 Frase: #9

Torna alla pagina di ricerca

Autore
Professione Autore
EditoreEditori riuniti
LuogoRoma
Data1973
Genere TestualeLettere
BibliotecaBiblioteca di Area Umanistica dell'Università di Siena
N Pagine Tot166
N Pagine Pref
N Pagine Txt166
Parti Gold[81-111] [64-80] [112-166]
Digitalizzato OrigNo
Rilevanza3/3
CopyrightNo

Contenuto

Espandi

Siete per noi il carnefice

[ Torino, giugno 1915 ]

Maestà il tempo passato per noi siete sempre stato galantuomo ma per ora che avete firmato la guerra siete per noi il carnefice.

Tutte opere che si poteva evitare.

State atento che serete presto appagato voi e i vostri Ministri.

Come il vostro padre o come Cavur si vendichiamo.

Mano Nera

Alla guerra deve andare chi tocca

[ Brescia, 19 ottobre 1915 ]

Sacra Maesta poco tempo fa è stato firmato con giuramento il decreto di vostra morte, ed ora è toccata a me la sorte di essere il vostro carnefice, per pietà vi raccomando di rimediare intanto che siete ancora a tempo la parsialità che usate nel popolo, è vero che per voi morire uno morire l’altro per voi è lo stesso, ma non è così del popolo, alla guerra deve andare chi tocca e difatti quanti militari avete esonerato nei stabilimenti e nelle concerie di pellami milizia mobile e permanente che dovrebbe essere al fronte in aiuto agli altri, e per eseguire i lavori di quelli che sono entrati dopo l’inizio della guerra sono capaci ogni persona, avete la milizia territoriale da fare lavorare fin che volete.

Vi accenno poche cause:

1° nelle concerie di pellami si lavora per tutti, e allora i contadini non lavorano per tutti:

tutto l’esercito mangia per il lavoro del contadino, i stabilimenti lavorano col frutto del contadino:

e perché adunque quelli delle fabbriche e dei stabilimenti esonerarli e gli altri al fronte:

Non vedete le camore dei capi per imboscarsi, per pietà rimediate intanto che siete ancora a tempo, salvate la vita a voi ed anche a me, salvate Cadorna Zupelli e Salandra, alla guerra deve andare chi tocca

Chiediamo giustizia e senno

[ Milano, 3 novembre 1915 ]

Maestà ogni cittadino ha il dovere di dare indicazioni a Chi Regge, e il diritto di darle pubblicamente, apertamente, venne conculcato dall’attuale governo frodatore delle più elementari libertà Statutarie e civili, abuso di governo non mai commesso dall’anno 1898 in avanti, e nemmeno constatato in altri Paesi persino in Russia:

Questo governo che agisce ad ispirazione della massoneria costituitasi per l’occasione a lei propizia in una specie di Comitato di Salute Pubblica, cui tutto è lecito e come istituzione giacobina e come appartenenti interventisti e contrabbandieri e usurai fornitori dello Stato:

di quella massoneria serva prezzolata del Grande Oriente Francese, e della quale fanno parte indubbiamente Salandra, Orlando, Barzilai, Martini, e forse anche Sonnino;

di quella massoneria che lascia credere (vero o non vero che sia) che anche la M. V. ne faccia parte nei sommi gradi:

Questo governo diciamo non gode assolutamente la fiducia della grandissima parte del paese che anzi gli è sordamente ostile come risulterebbe a chiare note se non fosse tolta la libertà di parola ai liberi cittadini.

La assoluta impreparazione militare, finanziaria, economica: i gravi errori e delitti diplomatici, il discredito politico in tutto il mondo belligerante o neutrale: la depressione economica politica, militare e bellica, le perdite ingenti senza il raggiungimento neppure parziale delle larghe promesse, lo stato di agitazione in cui si va mettendo il Paese: impongono a noi dalla M. V. invochiamo:

1) Il congedamento del Ministero

2) Il cambio dello Stato Maggiore dell’esercito

3) La convocazione dei Comizi collo scioglimento della Camera dei Deputati

invochiamo:

La formazione di un ministero dal quale siano esclusi tutti gli attuali ministri, tutti gli elementi massonici e radicali, tutti gli affaristi e camorristi

protestiamo

contro il continuarsi di questo stato cosí anormale per la vita pubblica che cosí ricattando si è sottratta ad ogni controllo della Nazione intera.

Siamo molti e operiamo nel silenzio essendoci imposto il segreto dalla violenza governativa.

Non minacciamo ma chiediamo giustizia e senno dal Sovrano.

Non siamo sovversivi;

né vorremmo diventarlo.

Amiamo il nostro Re e la Reale Famiglia, ma ci si contende il diritto di consigliarlo secondo coscienza e verità.

Sono madri col cuore straziato

[..., 7 dicembre 1915 ]

Sacra Maestà, perdonami si in questi tempi, sconvolti dalla guerra che c’invade, approfittiamo della di Lei bontà, venendola a disturbare con questa nostra, sperando di essere esaudite.

Sono madri col cuore straziato.

Sono spose oppresse dal dolore, alle grida della schiera di innocenti invocando il padre;

sí, sono esse che vengono alla Rispettabile Altezza, ad implorare:

«Pietà:

Pietà:».

Sono sorelle orfane, sole sulla terra, perché separate anche dai fratelli, allontanati da esse per la difesa della Patria:

Che faranno quelle misere sventurate, se quest’accidente non avrà breve fine:

Sí, Maestà, lo comprendiamo:

sebbene di basso ceto, ben lo comprendiamo, di quale giusta causa fu introdotta questa guerra:

Ma non basta ora:

non bastano le vittime cadute, le dure prove dei coraggiosi italiani, a por fine a questo martirio:

Misericordia implorano le madri nel cupo silenzio della notte, mentre i loro occhi non si chiudono al sonno e nella solitudine delle loro stanze vegliano pregando Dio, affinché illumini la mente del Re, da cui possiamo sperare di udire la sospirata parola «Pace»:

Sventura a coloro che allontanano il sonno dalle stanche pupille dei vecchi:

Possiamo sperare di essere esauditi, o saranno invece le nostre, illusioni:...

Rifletta:...

E’una sola parola che s’attende:

«Pace»:

e questa suonerà arcana all’orecchio del popolo, e l’Italia nostra ritornerà felice.

Benedetto sarà, il primo che innalzerà la bandiera della pace:

Ringraziandola anticipatamente, inviamo sinceri auguri ed abbia rispettosi saluti.

Madri desolate

Abbiamo figli...

[ Bologna, dicembre 1915 ]

È già l’ora di mettere la sciabola nel fodero.

Non vogliamo essere trascinati tutti.

Abbiamo figli, moglie, mamma, babbo, sorelle fratelli.

Evviva la libertà.

Evviva la Repubblica.