Voci della Grande Guerra

L’Italia dal 1914 al 1918: pagine sulla guerra Frase: #171

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AutoreCroce, Benedetto
Professione AutoreIntellettuale, filosofo, storico
EditoreLaterza
LuogoBari
Data1950
Genere TestualeSaggio
BibliotecaBiblioteca di Area Giuridico Politologica "Circolo Giuridico" dell'Università di Siena
N Pagine Tot358
N Pagine Pref
N Pagine Txt358
Parti Gold207-226 (20)
Digitalizzato OrigNo
Rilevanza2/3
Copyright

Contenuto

No.

Ciò che veramente desta ripugnanza e terrore è l’idea dell’indebolimento politico, dello sfacelo sociale, dell’anarchia, della viltà che si fa sanguinaria e crudele, e, dopo tutto ciò, del faticoso ritorno alle condizioni di prima, con danno e vergogna generale, e talvolta particolare della classe che malamente si era tentata innalzare a spese dell’organismo dello Stato.

I socialisti antimilitaristi debbono conoscere assai poco, e poco intimamente, i due soli pensatori originali che ha avuti il socialismo, Carlo Marx e Giorgio Sorel, entrambi pieni di spirito guerresco e, in certo senso, conservatore:

di che sono prova le grandi meraviglie udite testé, quando si è appreso che il Marx parlava a volte quasi militarista e pangermanista.

E sono sciagurati irriflessivi e leggieri, ai quali non tocca altra sorte (quando il loro cuore è migliore della loro testa) che di recitare a precipizio un atto di contrizione, come è accaduto al signor Hervé.

Sette anni or sono, assai prima della guerra, assegnai le ragioni per le quali mi pareva che il movimento socialista fallisse, dappertutto, alle aspettazioni, riassorbito nei movimenti nazionali, e ne recai a prova, tra l’altro, la fusione dei socialisti tedeschi con lo Stato germanico, che poi la guerra ha confermata.

Ma, poiché le previsioni hanno, tutte, valore mediocre, attribuirò mediocre valore anche a quella mia, e farò per un momento l’ipotesi opposta, cioè quella del trionfo, più o meno prossimo, del socialismo, del suo trionfo non efimero, beninteso, ma durevole.