Voci della Grande Guerra

L’Italia dal 1914 al 1918: pagine sulla guerra Frase: #49

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AutoreCroce, Benedetto
Professione AutoreIntellettuale, filosofo, storico
EditoreLaterza
LuogoBari
Data1950
Genere TestualeSaggio
BibliotecaBiblioteca di Area Giuridico Politologica "Circolo Giuridico" dell'Università di Siena
N Pagine Tot358
N Pagine Pref
N Pagine Txt358
Parti Gold207-226 (20)
Digitalizzato OrigNo
Rilevanza2/3
Copyright

Contenuto

sicché il nostro primo moto è stato perfino quello di prendere le loro parti, sembrandoci non equo che chi accetta premesse false, gridi poi la condanna contro coloro che traggono, dalle stesse premesse, le logiche conseguenze.

E il torto dei settarî, ai quali si è alluso, non è già nell’avere anteposto alla patria la loro fantastica umanità, perché in ciò sono stati coerenti e la coerenza merita lode;

sibbene nel loro cullarsi in una ideologia che era permessa nel secolo decimottavo, prima di Napoleone, anzi prima della Rivoluzione francese, ma ora è cosí antiquata e inetta quanto il sistema tolemaico o la teoria delle quattro monarchie.

E, lasciando stare la politica della quale qui parliamo sempre a malincuore e solo per quel tanto che prossimamente concerne dottrine filosofiche e interpretazioni storiche, e soffermandoci invece sul problema della scienza e della cultura, tutti hanno potuto assistere negli ultimi tempi al dissolvimento che si minaccia in Italia degli ordini scolastici, e agli assalti onde si è cominciato a scuotere quel tanto di disciplina scientifica che, dopo il sessanta, si era venuto stabilendo per le assidue fatiche di studiosi e maestri di ogni parte d’Italia.

Si è giunti a riproporre per le cattedre universitarie di letteratura italiana i cultori di Pindo, e già si avanzano i vantatori delle loro storie facilone e delle loro filosofie triviali, disconosciute in Italia, ma «ammirate (essi dicono) dalla élite intellettuale dei paesi latini e dell’America».

Alla voce di allarme che noi demmo già or son due anni, un vecchio stimabilissimo filologo e maestro, preso anche lui da inopportuno fervore politico, si rivoltò, pubblicamente redarguendoci che, con le nostre idee, non sarebbe stato possibile condurre nemmeno tre soldati al fuoco contro gli Austriaci:

quasi che noi fossimo caporali da condurre soldati, e non già studiosi, che discorriamo, ragionando, con studiosi.