Voci della Grande Guerra

Tutta la guerra: antologia del popolo italiano sul fronte e nel paese Frase: #15

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AutorePrezzolini, Giuseppe
Professione AutoreScrittore, giornalista
EditoreR. Bemporad
LuogoFirenze
Data1918
Genere TestualeMemorie
BibliotecaBiblioteca Comunale di Trento
N Pagine TotXV, 398
N Pagine Pref15
N Pagine Txt398
Parti Gold2-405
Digitalizzato OrigNo
Rilevanza2/3
Copyright

Contenuto

il gran mento rotondo diventava la cresta di Vrata; lo sporgere lieve di una ciocca su quella fronte immane diventava la cima di Maznik; e il naso non appariva più che come il pizzo maggiore del monte, una guglia a declivio precipitoso verso Maznik, a picco verso Vrata.

Da queste altezze ondulavano giù le pendici, con vette minori, con un digradare di cime, con quel risollevarsi brusco che hanno spesso i contorni delle montagne come se si pentissero di scendere alle valli e tentassero di tanto in tanto di tornare in su.

Erano le pendici di Sleme, al sud, più vicine all’Isonzo, poi quelle di Mrzli, quasi sul fiume.

Al nord i costoni discendenti dal Monte Nero si allontanavano dietro le creste del Polonnik, in una maestosa confusione di dorsi seghettati, di punte nude, che andavano sfumando fino a lontananze incorporee, un oceano di cime rosee e spettrali nella luce mattutina, fra le quali s’indovinavano profonde spaccature di valloni.

Il Monte Nero è la vetta culminante e centrale di una lunga catena quasi parallela all’Isonzo.

Attraversato il fiume a Caporetto, che fu occupato il primo giorno della guerra, la nostra azione offensiva si trovò di fronte quella gigantesca barriera, che non ha valichi.

Di colpo l’attacco scalò i contrafforti, sali per balze senza sentieri, si portò sotto le vette maggiori, a duemila metri.